Un tassinaro a New York (Alberto Sordi, 1987)

Vale la pena guardarlo soltanto per ascoltare le belle musiche di Piero Piccioni.
Sia Sonego che Sordi sottotono

Sequel poco riuscito che tende a trascinarsi un conto è fare il tassista romano a Roma, un altro è estrapolarlo dalla capitale e piazzarlo a New York; un po’ come prendere un husky e portarlo in mezzo al Sahara.

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Negli anni 80 in fine di carriera, Sordi era arrivato a un livello stratosferico di presunzione e autocelebrazione, continuando a riproporci sempre più stancamente e fino all’esasperazione i suoi personaggi, incurante del mutamento dei tempi e dei gusti del pubblico.

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Perché era forte del fatto che “Io sono io, e voi non siete un cazzo!”

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Già “Il tassinaro” risultò alla lunga abbastanza insopportabile e non totalizzò certo grossi riscontri (soprattutto nella versione televisiva, ben oltre 4 ore di girato!!!), del “Tassinaro a New York” che riproduce per l’ennesima volta lo stereotipo dell’"italietta all’estero"non ce ne fu davvero bisogno.

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