Un film di Abdel Kechiche, regista tunisino del famoso Cous cous, che narra la triste vicenda di Saartjie Baartman, la cosiddetta “venere ottentotta”, una donna del XIX secolo proveniente dall’africa sudoccidentale e appartenente appunto all’etnia ottentotta, che fu ridotta in schiavitù e mostrata come fenomeno da baraccone prima in Inghilterra e poi in Francia (per saperne di più: http://it.wikipedia.org/wiki/Saartjie_Baartman).
La donna, a causa delle “stravaganze” anatomiche (natiche e vagina enormi), venne tenuta per anni come un animale e mostrata alla curiosità di europei paganti all’interno di circhi. Successivamente, la Baartman si diede all’alcol e alla prostituzione. Dopo la sua morte in Francia, i suoi resti furono mostrati per anni all’interno del museo di antropologia di Parigi, sino al 1974. Nel 2002, dopo anni di richieste (l’ultima di Mandela nel 1994), i resti della donna vennero prelevati e portati in Sud Africa, dove furono tumulati.
La donna divenne un simbolo del riscatto africano dall’ignobile passato di razzismo e schiavitù a cui fu sottoposto.
Il film di Kechiche è molto crudo, arrivando a mostrare scene che rasentano l’ignominia (anche se, nella versione italica, le parti più pesanti risultano tagliate), e alla fine del film quello che se ne ricava è un senso di vergogna per quello che gli uomini sono riusciti a fare a questa povera donna.
Debbo dire che, comunque, il film di Kechiche risulta più freddo e cinico rispetto a The elephant man di David Lynch, film sulla vita del deforme Joseph Merrick) che mi toccò invece profondamente le “corde emotive”.
Titolo originale Venus noire.
durata 166 min. - Francia, Italia, Belgio 2010