Vengeance of an assassin (Panna Rittikrai, 2014)

L’ultimo film di Panna Rittikrai alla fine è un grande esercizio di stile fine a se stesso, una grande e pirotecnica giostra il cui scopo è farci un giro sopra e nulla più.
La stesse scena iniziale della partita di calcio lo testimonia, accattivante e coinvolgente ma al contempo pretestuosa e totalmente inutile, del tutto avulsa dal resto della trama.

I personaggi vengono abbozzati secondo degli archetipi, aderendo frettolosamente ai canoni, poco interessa agli autori di approfondire la loro storia o la loro psicologia, si mette in piedi una esile struttura di base che possa fare da supporto per un’ora e mezza di adrenalina, botte, esplosioni e sparatorie. I momenti empatici dedicati ai vissuti emotivi dei personaggi sono estremamente standardizzati e scontati, tutta la trama è prevedibile e telefonata, non si contano le incongruenze e certi buchi di sceneggiatura sono enormi. Ma, come dicevo, agli autori poco importa, lo scopo dei pochi snodi narrativi non è altro che fornire il pretesto per la proposizione di interminabili e roboanti scene d’azione mozzafiato, che effettivamente sono ben fatte. Tra le varie si distinguono un paio di elaborati piani sequenza che seguono il protagonista nelle sue incursioni nei covi avversari, praticamente delle coreografie di sparatorie, esplosioni e stunts senza soluzione di continuità per diversi minuti.

Ormai però di cinema ne ho visto tanto ed operazioni come questa, in cui sotto sotto non c’è nulla ed il tutto si risolve in un grande tripudio estetizzante di azione adrenalinica fine a sé stessa, mi sembrano delle occasioni sprecate; sotto alla superficie si intravede un grande vuoto che non ci sarebbe voluto poi molto a colmare con dei qualsivoglia elementi che potessero portare del significato. Insomma, nonostante il grande lavoro e tutto lo studio a livello di azione e coreografie, manca la sostanza.

Non mi è piaciuta poi la scelta di ricorrere in diversi casi ad effetti speciali digitali molto evidenti e quindi invasivi, che personalmente mi infastidivano un po’ astraendomi dalla diegesi.

Segnalo infine che è stato l’ultimo film della lunga e gloriosa carriera di Panna Rittikrai, che già da qualche tempo era gravemente malato al fegato e che è morto prima che la postproduzione venisse ultimata.

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