Via Rasella fu atto di guerra

Con buona pace di quel fazioso di Feltri:

http://www.repubblica.it/2007/08/sezioni/cronaca/rasella-condanna/rasella-condanna/rasella-condanna.html

Mai avuto dubbi in proposito…

Sta di fatto che in quell’“azione di guerra” morirono anche dei civili innocenti, fra i quali un bambino (fu decapitato dall’esplosione, rammento la foto pubblicata sul Giornale - potevano risparmiarcela, a dire il vero). Per carità non mi sognerei mai di fare (di)dietrologia e affermare che i Partigiani fossero come le SS (per tacere della pretesa di giustificare la rappresaglia delle Fosse Ardeatine, considerata anche quella “atto di guerra”). Ad onor del vero, accusare di assassinio tizio o caio in tempo di guerra (perfino Kappler, anche se so che in tanti dissentiranno) mi pare, come affermava Martin Sheen in Apocalypse Now, l’equivalente di “appioppare multe per eccesso di velocità ad Indianapolis”. Però, devo essere onesto, tanta tronfia sicurezza (della serie “Dio è con noi”) da parte di ex-partigiani mi lascia perplesso. In tanti anni mai un dubbio, mai una stilla di rimorso? Tanti soldati che han combattuto ricordano con tristezza le cose che han dovuto fare, spesso agghiaccianti; possibile che nessun partigiano abbia perso il sonno su quel marmocchio decapitato? Spero di sbagliarmi, spero che un briciolo di umanità in loro sia rimasta; se così non fosse, vorrebbe dire che forse, dopotutto, la guerra non l’hanno persa i Nazi.

E’ indubbio quel che dici riguardo a una certa visione agiografica della Resistenza (del resto, le vittime civili di via Rasella son state lungamente nascoste, non solo il bimbo, ma anche due adulti), ed è altrettanto vero che molti “partigiani” si sono macchiati di crimini orrendi, però cerchiamo di fare distinzioni e, comunque, di dare un senso alle parole giusto e sbagliato. Per me, giusto è stato il fatto di compiere una guerra contro forze di occupazione che ne han combinate di ogni,e in questo senso l’azione di Bentivegna e soci la vedo come corretta; sbagliato che, in nome della difesa ad oltranza della Resistenza, si siano taciuti e nascosti atti efferati, come quelli avvenuti-ad esempio-nel cosiddetto triangolo rosso.
Sul pentimento: è un qualcosa di intimo, che fa parte della sfera privata. Se si è uomini (e pochi, a dire il vero, possono essere considerati non-uomini) credo che, prima o poi, si debba presentare il conto…
(le confessioni degli uomini degli Einsatzgruppen lo stanno a dimostrare, ad esempio).
Sulle Fosse Ardeatine, beh, mi pare che un personaggio come Kappler meriti di esser chiamato assassino: molti altri, silenti eroi della Wehrmacht hanno avuto il coraggio di rifiutare gli ordini (scusa da sempre accampata dagli ufficiali del Reich).

Massì, quella su Kappler era ovviamente una provocazione, l’avrei condannato anch’io. E non metto in discussione il fatto che il pentimento sia un fatto intimo. Però io da parte di 'sti prodi eroi della Resistenza pentimento non ne vedo mai, è sempre un’alzata di scudi su tutto. E ribadisco: mai un dubbio, una furtiva lacrimuccia? Era tutto giusto e sacrosanto, in nome della libertà? Quanto alla definizione di “Atto di guerra”, sarà pure legittima in tribunale, ma… anche il bombardamento di Guernica era un atto di guerra, lo ammettono onestamente tutti. Eppure il quadro di Picasso mi smuove dentro qualcosa, una parte di me condanna quell’orrore e non mi frega nulla se in guerra è “normale” che ci siano delle vittime. Non pretendo che i Partigiani rinneghino quello per cui hanno combattutto, sarebbe assurdo: ma un piccolo esame di coscienza, aldilà delle sentenze giudiziarie, sì. Che senso ha querelare per diffamazione il Giornale? Feltri e soci avevano espresso un’opinione, discutibilissima ma legittima visto che anche noi stiamo qui a porci domande sulle vittime di quell’attentato. Invece di querelare e imbavagliare, non sarebbe il caso di rimediare? Fu un atto di guerra, ok: ma le vittime innocenti ci furono. Vogliamo ricordarle degnamente, invece di accomunarle ai barbari fascisti eroicamente trucidati dai prodi della Resistenza? Fra tanti pezzi di merda che si guadagnano una lapide, lo vogliamo mettere un monumento in memoria di quei malcapitati vittime di un tragico errore? Vogliamo risarcire i familiari, se ce ne sono ancora in vita? Cosucce così…

dici poco…
Mah, diciamo che il “muro di gomma” sulla inviolabilità della Resistenza è stato da tempo scalfito. Ancora molto resta da fare, ma ormai è solo compito degli storici, credo che di partigiani pronti a pentirsi, in questa vita, ne sian rimasti pochi…La maggior parte sta in paradiso, oppure all’inferno…
In ogni caso, parlando in nome dell’equidistanza, della cosiddetta “verità storica” (che per me non esiste) spesso si rischia di essere fraintesi: giusto “processare” anche l’ultimo partigiano colpevole di crimini, ma, ragazzi, non perdiamo la bussola. Quel che conta sono i numeri significativi, che fanno la Storia, i particolari servono a costruire una degnissima Storia locale, costruzione che però difficilmente riesce a rovesciare le parti, a far diventare male ciò che fu bene, e bene ciò che fu male…

Io vorrei solo che la piantassero con le fanfare e le celebrazioni, e che ognuno piangesse i propri morti. Alla fine ognuno può farsi le opinioni che crede, non c’entra il perdere la bussola; la guerra è strage (“guerra brutto”, come diceva Scafroglia), e chiunque mi tiri fuori atti d’eroismo e medaglie (assegnate a partigiani o militi noti mi frega poco) dovrebbe farselo davvero l’esame di coscienza. Come dici tu, la Resistenza è diventato un mito; ma sarebbe il caso di guardare in faccia la realtà mettere da parte le favole. Quanto al voler giustificare la rappresaglia delle Fosse Ardeatine, nessun essere umano decente o dotato di un briciolo d’intelligenza dovrebbe farlo, che venga legittimato o meno l’attentato di Via Rasella. Personalmente ritengo che un fiore andrebbe lasciato sulle tombe di tutti, perfino i soldati della Wermarcht. Il resto è solo vuota retorica.

Difficilmente Feltri esprime un’opinione, è uno che predilige la sciabola al fioretto, o per meglio dire la mannaia.

Sì, ma querelandolo che risolvi? Gli fai un favore, quelli come lui ci godono a passare da martiri della libera opinione. Semmai gli volgerei l’invito di risarcire a spese sue i familiari delle vittime innocenti di Via Rasella, visto che gli stanno tanto a cuore.

D’accordo sulla seconda parte, ma irrealizzabile. La querela serve, per evitare che le pagliacciate di qualche scribacchino vengan prese per oro colato. Anche se poi tutti leggono lo scoop, nessuno la smentita. Tutti si ricordano Sgarbi che dagli schermi di Canale 5, all’ora di pranzo, tuonava “assassini, assassini, assassini” ai giudici di Milano che inquisivano il suo datore di lavoro; nessuno si ricorda della condanna + risarcimento inflitti a Sgarbi.

Bentivegna è un personaggio oltremodo discutibile, leggere il suo libro (Operazione Via Rasella-verità e menzogne) mi ha fatto capire quanto certi attacchi rivolti a lui fossero in gran parte giustificati.
Parliamoci chiaro, non gli frega un cazzo di chi è morto o non è morto perso nella sua convinzione di essere un eroe, e per questo è un animale al pari dei nazi.

e per chi avesse voglia di leggere, ecco la dimostrazione della mendacità di Bentivegna dalle sue stesse parole:

D.: Si è insistito molte volte, ed anche Lei lo ha affermato in questa sede, che i Tedeschi uccisi in Via Rasella fossero delle SS, invece non è vero.

R.: Erano membri di un reggimento voluto da Himmler, tenuto a battesimo da Himmler - c’è una documentazione per questo - che si chiamava SS Polizei Regiment Bozen, cioè non erano SS come struttura politica organizzativa, però era un reggimento di polizia militare delle SS, e nel titolo del reggimento c’è proprio “SS Bozen Regiment”.

D.: Guardi che erano uomini della polizia territoriale.

R.: No, è falso, falso.

D.: Gli uomini del Bozen erano di nazionalità italiana.Molti di essi avevano combattuto nell’Esercito Italiano in Russia.

R.: No, non è vero, erano di nazionalità germanica, e molti di loro avevano lottato per la nazionalità germanica prima… nel 1938 quando ci fu l’accordo sull’Alto Adige tra Mussolini e Hitler.
…Ma anche molti fascisti avevano combattuto nell’Esercito Italiano. Il fatto poi, che fossero italiani non aveva significato. Per noi avevano una divisa nemica, erano nemici. Cioè, anche i fascisti erano italiani, che ragionamento è? Certo, avevano fatto la guerra, stavano da una parte e dall’altra, ci siamo sparati, ci hanno ammazzato loro, li abbiamo fatti fuori noi, ci siamo sparati. Ma questa cosa è un’altra delle cose sciocche… un altro degli argomenti sciocchi che vengono tirati fuori. Che significava “erano dell’Alto Adige”? E se fossero nati a Roma? Avevano la divisa tedesca, dei soldati tedeschi, stavano in un reggimento di polizia militare… territoriale, che significa territoriale? Certo, mica volavano, non erano mica uccellini. Territoriali un cavolo, questi erano… si stavano preparando a fare la guerriglia antipartigiana, come hanno fatto altri del loro stesso reggimento.
Le ho citato l’esperienza del II° Battaglione - perché questo era il III° Battaglione che si stava addestrando nelle operazioni antiguerriglia a Roma - quelli del II° Battaglione sono i responsabili delle stragi del Biois, di Falcade e di 80 rastrellamenti nel bellunese.
Quelli del I° Battaglione sono responsabili di una quantità di stragi e di attività che non conosco peraltro, per cui non posso documentarmi, mentre quelli del II° sì, che hanno operato a Fiume, e io non credo che questi qui che operavano a Fiume e in Istria fossero tanto più teneri nei confronti degli slavi di quanto lo siano stati nei confronti degli italiani nel bellunese.

D.: Comunque voi avete colpito il battaglione più innocuo.

R.: Abbiamo colpito un battaglione il quale quel giorno - questo è stato… l’abbiamo saputo dopo, ovviamente - aveva finito le esercitazioni per essere impiegato nelle operazioni antiguerriglia probabilmente in questo senso, in questo senso probabilmente erano dei territoriali, perché dovevano fare delle azioni antiguerriglia.

D.: Durante l’esplosione della bomba morirono anche 7 civili, fra cui un bambino. E’ stato il senso di colpa a far sì che ostinatamente da parte partigiana non si sia mai voluto ammettere che ci siano stati dei morti italiani eccetto i sud-tirolesi?

R.: Guardi, durante… con l’esplosione della bomba non è morto nessun italiano.
Io ho fatto delle ricerche all’Anagrafe di Roma, e non risulta nessun italiano morto quel giorno per cause di guerra, mentre risultano quelli che sono morti il giorno dopo alle Fosse Ardeatine.
Le dirò di più, no, perché il discorso va completato.
Recentemente ho avuto testimonianza - credo che ne parli De Simone nel libro che sta uscendo in questi giorni, “Roma Prigioniera” - che due persone sono state… due italiani sono… Robert Katz nel suo libro libro parla di un italiano, l’autista di Caruso, morto per una pallottola vagante il 23 marzo. Caruso era il Questore di Roma della polizia fascista romana. Il Prof. Starelli parla di due ragazzi, o un uomo e un vecchio, non è chiara la questione, che ha visto tra i cadaveri dei soldati tedeschi, e che possono essere stati uccisi successivamente in seguito alla reazione spropositata che i Tedeschi hanno avuto.

D.: Coloro…

R.: Aspetti. Un altro caso che mi è stato raccontato recentemente proprio da De Simone: sembra che ci sia al Verano la tomba di un ragazzo che è morto il 23 marzo, un garzone che è morto il 23 marzo in Via Rasella.
Però di questi 7 di cui si parla nessuno ne ha mai parlato del nome e cognome e, torno a dirle, all’Anagrafe non sono registrati.
Questi tre casi, io ho sentito delle testimonianze e non posso escluderli, ma certamente non sono stati colpiti dalle bombe partigiane.

D.: Beh, non lo può escludere, come fa ad escluderlo?

R.: Lo posso quasi escludere, perché non c’era nessuno sulla strada. Lo posso quasi escludere. Sa, Lei tenga conto che Roma non era una città affollata in quell’epoca. Tenga conto che, beh, insomma, era una città semideserta.

qui l’intervista completa (http://www.larchivio.com/rasella.htm)

Beh, lui c’era, quindi posso anche capire che, ammettendo che lui non abbia visto civili, abbia dei dubbi sulla presenza di morti civili.

Tra l’altro, questo è sacrosanto:

D.: Si è insistito molte volte, ed anche Lei lo ha affermato in questa sede, che i Tedeschi uccisi in Via Rasella fossero delle SS, invece non è vero.

R.: Erano membri di un reggimento voluto da Himmler, tenuto a battesimo da Himmler - c’è una documentazione per questo - che si chiamava SS Polizei Regiment Bozen, cioè non erano SS come struttura politica organizzativa, però era un reggimento di polizia militare delle SS, e nel titolo del reggimento c’è proprio “SS Bozen Regiment”.


D.: Gli uomini del Bozen erano di nazionalità italiana.Molti di essi avevano combattuto nell’Esercito Italiano in Russia.

R.: No, non è vero, erano di nazionalità germanica, e molti di loro avevano lottato per la nazionalità germanica prima… nel 1938 quando ci fu l’accordo sull’Alto Adige tra Mussolini e Hitler.
…Ma anche molti fascisti avevano combattuto nell’Esercito Italiano. Il fatto poi, che fossero italiani non aveva significato. Per noi avevano una divisa nemica, erano nemici. Cioè, anche i fascisti erano italiani, che ragionamento è? Certo, avevano fatto la guerra, stavano da una parte e dall’altra, ci siamo sparati, ci hanno ammazzato loro, li abbiamo fatti fuori noi, ci siamo sparati. Ma questa cosa è un’altra delle cose sciocche… un altro degli argomenti sciocchi che vengono tirati fuori. Che significava “erano dell’Alto Adige”? E se fossero nati a Roma? Avevano la divisa tedesca, dei soldati tedeschi, stavano in un reggimento di polizia militare… territoriale, che significa territoriale? Certo, mica volavano, non erano mica uccellini. Territoriali un cavolo, questi erano… si stavano preparando a fare la guerriglia antipartigiana, come hanno fatto altri del loro stesso reggimento.

Qui dice che eran sudtirolesi:

http://www.powcamp.fsnet.co.uk/SS-Obergruppenf�hrer_und_General_der_Polizei_J�rgen_von_Kamptz.htm

Ad ogni modo l’obiettivo era anche abbastanza chiaro. Colpire chi si arruolava col nemico, così come adesso la resistenza irakena colpisce chi entra nelle file dell’esercito filogovernativo.

L’ordinanza KESSELRING datata 11 settembre dopo la resa di Roma era abbastanza esplicita riguardo all’abominevole “legge di guerra” che contemplava la minaccia di rappresaglia in caso di attacchi di popolazioni locali nei confronti delle forze occupanti.(vedi convenzione dell’AJA)
Questa cosa era quindi lapalissiana ancora prima dell’attentato, com’era noto che in taluni casi se il responsabile di un attentato si fosse costituito entro ventiquattr’ore i tedeschi rinunciavano al “diritto” di rappresaglia sulla popolazione innocente, e credo che l’esempio di Salvo D’acquisto a riguardo sia molto più che eloquente. (che si addossò la responsabilità inesistente di un attentato pur di salvare gli ostaggi)

La storia dei "manifesti"che non c’erano, dell’annuncio radio di Kesserling che Bentivegna dice inesistente, è un’altra delle sue fandonie.

Sostenendo che via Rasella fu un atto di guerra è una contraddizione perché in tal modo si giustifica anche la rappresaglia tedesca: se via Rasella fu un “atto di guerra”, allora anche le Ardeatine sono giustificabili come “atto di guerra” in accordo con la logica ripugnante della storia scritta retroattivamente.

Cito testualmente da un’articolo apparso su “Storia del XX Secolo” pag 35 febbraio 1988

"Ma l’attentato di via Rasella, era veramente un “atto di guerra”?
Lo era, ma lo divenne solo con il decreto legge n. 96 del 5 aprile 1944, cioè pochi giorni dopo il fatto di via Rasella e l’eccidio alle Ardeatine, seguito dal D. L. n. 194 del 12 aprile 1945. L’attentato fu considerato “legittimo”. E ancora il 9 giugno 1950 e il 14 gennaio 1954 alla fine di un clamoroso processo, si ribadì che in Via Rasella si era svolta “un’azione di guerra” e che i gappisti “avevano agito a favore della causa delle potenze alleate e associate”.

E’ evidente quindi che le cose sono state ancora una volta “accomodate” e che i conti con la verità sono ben lontani.

Vero, tedeschi a tutti gli effetti. Il fatto che fosse un battaglione di riservisti, di “anziani”, non cambia nulla.
Bentivegna, sul reparto sterminato, non mi pare dica eresie.
Green, le domande poste in quell’intervista mi paiono quantomai faziose…
Voglio solo fare un appunto: mi spiace solo una cosa, che non si sia cominciato a falcidiare nazi e fasci prima del 1943: avremmo guadagnato tempo (non mi si accusi di cinismo, umanamente si ha a che fare con vite umane, d’accordo: ma è la guerra, bellezza…).

Ho cercato su Internet la Convenzione dell’Aja, e ne ho trovate 2, ma in nessuna si parla di “rappresaglia”. :confused:

http://www.studiperlapace.it/view_news_html?news_id=20041031201007
http://www.studiperlapace.it/view_news_html?news_id=20041031202458

Però ho trovato questo, abbastanza illuminante:

http://cronologia.leonardo.it/storia/a1945s.htm

Resta il fatto che Norimberga ha stabilito:

“La rappresaglia di guerra contro le popolazioni civili, contro prigionieri di guerra o persone comunque detenute estranee ai fatti, contro città o villaggi inermi, è un crimine contro l’umanità[…]Per un principio morale superiore, ma anche di fronte alle leggi degli uomini, la responsabilità degli orrori di un’ingiusta rappresaglia di guerra ricade solo ed esclusivamente su chi la commette. Essa disonora la divisa dei soldati che la compiono e addita al disprezzo e alla esecrazione la bandiera sotto la quale combattono. Essa umilia e sconfigge in primo luogo la loro stessa gente”

Gli uomini ragno, le bestie, come ben scriveva Scerbanenco:

http://www.thrillermagazine.it/libri/3854/

Le domande poste a Bentivegna saranno state faziose, ma le sue risposte lo erano altrettanto. Pienamente d’accordo sul fatto che nulla possa giustificare la rappresaglia nazista su dei civili; quanto a Bentivegna, se da un lato è umano non voler ammettere un errore così tragico resta comunque disdicevole l’atteggiamento tronfio di chi come lui s’è autoproclamato eroe. Come giustamente rilevava la buonanima di Montanelli, ‘sti “eroi” quando Milano fu liberata corsero a fucilare Starace ma si guardarono bene dal prendere d’assalto la locale guarnigione delle SS, armate fino ai denti e jene fino all’ultimo. Rispetto quanti han dato la vita per liberare il nostro paese, ma ritengo che sul carro dei vincitori abbian preso posto anche un bel po’ di gaglioffi.

Appunto: la resistenza irachena, come quella italiana di allora, talvolta non si fa scrupoli se ci vanno di mezzo dei civili. E’ la logica della guerra, lo capisco; ma questo non rende il tutto meno spregevole.

Tanti elettori forzisti ricordano e rispettano Sgarbi per questo, onestamente credo che la querela sia servita a poco. Qui poi la cosa è diversa: si interpreta un episodio triste della seconda guerra mondiale, e anche se i toni di quell’articolo erano duri ritengo legittimo farsi un’opinione favorevole o contraria. Ben diverso da quel che ha fatto Sgarbi: vilipendio puro e semplice, con l’aggravante che i processi erano ancora in corso e si cercava di aizzare l’opinione pubblica contro i magistrati.