Vinyan di Fabrice Du Welz

L’assenza di un topic sul forum è lo specchio di come il secondo film del regista belga sia stato trattato dai festival europei e successivamente dalla distribuzione nelle sale. Il lavoro di Fabrice Du Welz, dopo il già riuscito Calvaire, è diventato una sorta di fantasma per il grande pubblico, tenuto in vita solamente da un nutrito numero di fan che in giro per la rete ne cantano le lodi. Il buon Mauro F. Giorgio, se non ricordo male, lo definì, non senza ragione, un horror fenomenologico. Lontano dagli stilemi propri dell’horror infatti il film gioca sulla tragicità della perdita di un figlio inserendovi, liricamente, la una componente fantasmatica per sortire all’effetto voluto, ovvero analizzare e portare sullo schermo la totale perdità di personalità e coscienza in seguito ad un evento tanto drammatico. Il climax narrativo e la sospensione diegetica proprio al culmine di questa impervia salita sono efficacissimi strumenti per lasciare profonde tracce del film nella coscienza dello spettatore anche molto tempo dopo la visione. La partenza leggermente in sordina e il ritmo sospeso di quasi tutta la pellicola, con la sensazione perenne (che mai si avvera completamente) che il film debba esplodere da un momento all’altro, l’intuizione tanto semplice quanto geniale di ambientare la vicenda in un qui e un quando tragicamente celebri, contribuiscono a quella sensazione di straniamento che sembra voler imporre il regista.

Acc, si è parlato troppo poco di questo film, vergogna!

Quando lo vidi in sala in Francia ne rimasi folgorato, credo sia stata una delle esperienze cinematografiche più intense degli ultimi 10 anni (almeno).
È un film semplicemente bellissimo, spiazzante, intenso, doloroso…
Dal punto di vista tecnico siamo su livelli di eccellenza assoluta, raramente ho visto un film girato così bene, con invenzioni visive davvero strabilianti e prodigi tecnici che lasciano senza fiato (e che sono realizzati in maniera ben poco “tecnologica”, guardate il bel documentario e scoprite come hanno fatto l’impossibile sequenza dell’ingresso al tempio).

In effetti il direttore della fotografia Benoit Debie è, secondo me, il più grande direttore della fotografia vivente, un autentico genio e il regista Fabrice Du Welz è, sempre secondo la mia visione del mondo, il miglior giovane regista attualmente in circolazione. Sarà anche antipatico, presuntuoso e megalomane (guardate le interviste e vedrete che è un po’ irritante) ma è di una bravura sconcertante.

Recuperatelo tutti, ne vale la pena.

Io ho il dvd francese (ottimo, con il bellissimo documentario) e anche il blu ray UK, anche questo buono ma senza extra.

Ho realizzato che il bluray UK è privo di sottotitoli. Un vero peccato, su Play costa veramente poco. Su Amazon è in vendita il DVD francese ma purtroppo vengono indicati solo i subs francesi. Lo stesso dicasi per le edizioni tedesche, sono dotate solo di subs in tedesco of course.

Edizioni italiche ovviamente neanche l’ombra

Comunque i dialoghi sono pochi e molto comprensibili, sono certo che capiresti tutto senza problemi.

Disastro totale. Du Weltz annega il proprio talento o, forse, dimostra di esser(si) sopravvalutato.
Se in Calvaire, partendo dal genere, il regista si apriva ad uno sguardo metafisico ed inatteso, qui si getta in un progetto più coraggioso sulla carta ( una storia di perdita e di viaggio nell’orrore ambientata in una tragedia recente - nessuno potrebbe concepire in italia un film con uno sfondo tale), ma la messa in scena e la narrazione sono totalmente prevedibili e ovvie, e si capisce dopo mezzo minuto come finirà il film. E le immagini nebbiose e infernali alla Herzog, sono roba stravista.
Spunto iniziale alla Antonioni e sorta di ‘L’Avventura’ versione cupa, il film non coinvolge mai, e per arrivare allo shock(telefonato) finale bisogna passare attraverso una prima ora di sconfortante noia.
Sprecata la Beart, simulacro perfetto di una madre che non c’è più con la mente e col corpo, e che porta i segni di una bellezza passata e mortificata dalla chirurgia, al punto di sembrare, profeticamente, scimmiesca ( sembra la Boham Carter ne Il Pianeta delle scimmie)