Vive la France (Michaël Youn, 2013)

Il furbetto Michaël Youn, dopo aver cavalcato il successo di Jackass, questa volta ci riprova ispirandosi al concept di Borat. Gli ingredienti di base sono quelli (forte scontro culturale tra occidente e paesi tradizionalmente chiusi, con tradizioni da noi considerate arcaiche, brutali, violente e sessiste ; spaesamento che porta ad incomprensioni e situazioni grottesche ed assurde ; stigmatizzazione degli aspetti negativi delle culture di entrambe i paesi).

Il film di Youn però, comico intelligente e dotato di una certa sensibilità di satira, va poi per la sua strada, prendendo direzioni diverse dal modello di Sacha Baron.

In sostanza abbiamo questi due poveri cristi provenienti dal Taboulistan, un piccolo stato dell’asia centrale non riconosciuto dall’ONU e sconosciuto a tutto il resto del mondo, che vengono forzatamente addestrati dal dittatore ed obbligati ad andare in Francia, con l’obiettivo dirottare un aereo e far esplodere la tour Eiffel, in modo che i media occidentali parlino finalmente del loro paese, per fargli avere la tanto agognata visibilità internazionale.

A causa dello sciopero del personale della torre di controllo però l’aereo viene fatto atterrare in Corsica, e da qui comincia la (dis)avventura dei due poveri mentecatti, in viaggio verso Parigi con l’obiettivo di far esplodere la torre con qualsiasi mezzo.

Durante il loro percorso incroceranno un sacco di gente differente, brave persone o gente cattiva e corrotta, che impersonano le mille sfaccettature del popolo francese, della società e delle istituzioni: tra malversazioni delle strutture pubbliche, malasanità, polizia brutale e burocrazia fredda e distaccata, ci sarà però lo spazio anche per feste di paese, gente umile ed affettuosa, cittadini virtuosi e dal grande cuore.

Il tutto condito con l’irresistibile umorismo grottesco, demenziale e talvolta surreale di Michaël Youn, un comico che, in tutta sincerità, più lo approfondisco e più mi piace.

Il film, ispirato chiaramente ai fatti dell’11 settembre 2001 a NY (riproposti in salsa transalpina), finisce però per anticipare in modo anche inquietante gli eventi che scuoteranno la Francia pochi anni dopo (Bataclan, Charlie Hebdo, Strage di Nizza); il fantasma del terrorismo evidentemente già aleggiava e la divertente sequenza nella quale uno degli aspiranti terroristi recupera armi ed esplosivi da un dealer parigino probabilmente parodizza involontariamente personaggi e situazioni non troppo distanti dalla realtà.

Visto nel bluray francese, che contiene anche i sottotitoli inglesi (deo gratia!), una marea di scene tagliate, un making of di 55 minuti e l’immancabile clip con gli errori sul set.

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Dalla trama, sembra uno spasso. Il problema, è che sembra pure il classico film che attualmente “non si potrebbe fare”. Per un sacco di ragioni. Alcune, anche buone e assolutamente comprensibili…:pensive::roll_eyes::shushing_face:

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