http://www.imdb.com/title/tt3592542/
Ero molto curioso di vedere questo nuovo film del nostro Simone “areknames” Scafidi (qui in coppia con Carlo Sigon) perché ero certo che sarebbe stato qualcosa di diverso dal solito e di non banale. E in effetti così è stato perché non mi pare che in precedenza ci sia mai stato un simile approccio nel raccontare la storia di un calciatore. Un approccio assolutamente antispettacolare ma non per questo meno coinvolgente.
Certo, sono più che sicuro che tantissimi saranno rimasti un po’ delusi dall’impostazione del film, tutti quelli che speravano di vedere una specie di special di Sky con tutti i gol e le grandi partite di Zanetti commentate con enfasi.
Il film è lontanissimo da quel tipo di racconto, parte infatti in maniera sorprendente presentando Albino Guaròn, uno scrittore argentino cieco ma appassionato di calcio. E qui ammetto di aver avuto un attimo di sbandamento… Non l’avevo mai sentito nominare e la cosa mi sembrava strana perché ho studiato a lungo la letteratura sudamericana ai tempi dell’università e, almeno di nome, conosco buona parte degli autori. Questo Guaròn, però, era davvero un nome misterioso… Così per tutta la prima parte del film sono rimasto perplesso ogni volta che appariva lui, vergognandomi un po’ per la mia ignoranza (non per altro, ho dato 3 esami grossi di letteratura sudamericana e persino un mezzo esame dopo un corso monografico sull’argentino Osvaldo Soriano - che, com’è noto, ha spesso scritto di calcio - quindi il fatto di non sapere chi fosse questo Guaròn era un po’ spiazzante).
Solo a metà film mi sono reso conto che era un personaggio inventato, un’invenzione degli autori per costruirsi un personalissimo fil rouge, con questo scrittore che ha scritto di un uomo normale capace di compiere gesti straordinari. Una scelta riuscita, secondo me, che porta anche a un bel finale. E in questo Guaròn, tra l’altro, ci ho visto molto Soriano.
Mi è piaciuta molto la prima parte, con le testimonianze degli amici d’infanzia, i vicini di casa, il primo allenatore e gli ex compagni di squadra quando era ancora un ragazzino. Poi la narrazione si sposta a Milano diventando un po’ più convenzionale con interventi di dirigenti come Mazzola e Moratti, colleghi calciatori come Cambiasso, Messi, Cordoba, Bergomi, tifosi eccellenti come Severgnini, Serra, Lerner… C’è pure Mourinho che si commuove parlando del triplete. Il tutto è tenuto insieme dalla testimonianza della moglie Paula, persona dolcissima e sicuramente fondamentale nella storia di Zanetti (stanno assieme da quando erano ragazzini). Anche quando parla del problema che ci fu con Maradona lo fa in maniera molto corretta, senza trascendere, con grande dignità ma anche con la giusta fermezza. Ne esce molto bene, secondo me.
Comunque di questo film è interessante la struttura perché in un genere abusato come il documentario (e lo dice uno che lo fa di mestiere e che, per vari motivi, ha poche possibilità di sperimentare) Simone e Sigon trovano la giusta chiave per portare un nuovo linguaggio, magari non immediatissimo ma secondo me molto interessante e riuscito. Il film è suddiviso in capitoli con titoli evocativi e dura il giusto (circa un’ora e un quarto). I filmati di repertorio vengono mostrati con la dovuta parsimonia (ma le poche cose mostrate sono essenziali e ben scelte), solo verso il finale vengono utilizzati con maggior insistenza e le riprese delle interviste sono tutte eleganti e curate. Ogni tanto c’era una cosa - un piccolo dettaglio tecnico - che mi ha lasciato un po’ perplesso ma dato che l’avrò notata solo io per deformazione professionale non la cito e semmai la dirò a Simone in privato
Una cosa che non mi ha fatto impazzire è stata la scelta di doppiare Guaròn. Io l’avrei lasciato con i sottotitoli anche perché la voce del doppiatore mi è parsa troppo carica.
Ho preso il blu ray della Koch Media che contiene il film in un’ottima copia e un dvd con parecchi extra, molti dei quali però sono meramente calcistici e mi interessano meno. Interessante invece l’intervista ai registi nel primo disco anche se non capisco perché sia stata girata a mano, ma forse era una scelta precisa.
Ne esistono anche versioni a più dischi ancora, con più extra, e persino un’edizione numerata e limitata.
Onestamente credo che parecchi tifosi preferiranno gli extra al film, ma questa non è certo una critica al lavoro degli autori, è solo una riflessione su come viene raccontato il calcio (e i suoi protagonisti) al giorno d’oggi. Un racconto come quello di “Zanetti Story” è totalmente diverso dallo standard attuale e mi piace tantissimo il fatto che un lavoro come questo, che tratta una tematica con un bacino d’utenza gigantesco ma lo fa in maniera totalmente anticonvenzionale, sarà visto da un sacco di gente, ma davvero un sacco.
Ah, se potesse interessare a qualcuno che magari non lo sa: non sono minimamente interista (tifo Cagliari da sempre) ma mi piacciono le storie di calcio anche se non riguardano Gigi Riva, Francescoli o El Kabir.