Addio Zio Tom (Gualtiero Jacopetti e Franco Prosperi, 1971)

In onda mercoledì 25 aprile alle 3.10, Italia 1

http://www.film.tv.it/scheda.php?film=19514

Una curiosità, la scena:

Del tizio grasso seduto che ad una ad una cosparge le schiave di olio

é stata presa da “Le schiave esistono ancora” di cui credo abbiano preso ,in parte, lo spunto per questo film.

Il capolavoro di Jacopetti e Prosperi, già divincolatosi in parte dagli archetipi del “mondo” (operazione poi confermata, a dispetto del commercial-titolo, da Mondo Candido).
Bello, cattivo, indefinibile, inimitabile, pazzesco…
Continua a beccarsi i vari insensati “-ismi” (fascismo, razzismo e via dicendo), ma resta un’opera geniale di un grande narratore lucido e appassionato come Gualtiero Jacopetti.
Il respiro narrativo è quanto di più geniale si possa riscontrare e il tono grottesco (spesso incompreso) è dosato alla perfezione. Colonna sonora sempre incredibile di Ortolani (vedi la marcetta, il brano dolce alla “more”, l’aggressiva Miami).
Da vedere assolutamente la versione integrale di 130 min. Quella Mediaset è totalmente snaturata.
Altri tempi, altro cinema, sublime opera di Jacopetti e Prosperi, da sempre considerati spazzatura dall’italico gusto.

Leggenda

Oggi ho notato una cosa strana nel dvd di “Addio Zio Tom-Director’s Cut” della Blue Underground

Il .vob VIDEO_TS contiene un pezzo di una puntata (1m21s) di Law&Order senza audio :???:
A me sembra stranissima questa cosa :confused: Potete controllare anche le vostre copie?

Preciso che io ho il regolare dvd originale BU “Mondo Cane Collection”

Ho controllato e posso confermare. Stranissimo, probabile qualche casino in fase di editing.

Avevo controllato anch’io e mi ero dimenticato di postare…
Anche la mia copia presenta questo svarioncino di authoring. Sono cose che possono capitare ma in fondo non è grave perché lo si nota solo rippando il dvd e frugando i vari vob. Guardando i film e gli extra non succede nulla di anomalo.

Parlando del film, che peraltro ho rivisto anche recentemente, devo dire che più passa il tempo e più lo considero un autentico monumento di tecnica cinematografica, con delle musiche di un Ortolani in stato di grazia. Davvero un grandissimo film che, purtroppo, è stato frainteso nelle sue intenzioni.

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Parlando del film, che peraltro ho rivisto anche recentemente, devo dire che più passa il tempo e più lo considero un autentico monumento di tecnica cinematografica, con delle musiche di un Ortolani in stato di grazia. Davvero un grandissimo film che, purtroppo, è stato frainteso nelle sue intenzioni.[/QUOTE]

Rivisto come mio personale omaggio alla morte del grande Gualtiero Jacopetti. Ma quanto è potente questo film? Come se non lo avessi già visto, sono rimasto ancora una volta affascinato da un’opera così grandiosa. La tecnica è sublime, le musiche sono da kolossal assoluto

Visto ieri notte ZIO TOM/ADDIO ZIO TOM su Iris. Innanzitutto la presunta versione “director’s cut” di durata 135’ si può tranquillamente cestinare, perchè è una “stupro’s cut”. Peccato perchè quest’edizione mega-tarocca (grazie alle fondamentali puntualizzazioni che ho avuto da Giampaolo Lomi) è visivamente splendida e pulitissima, mentre il master utilizzato da Mediaset (Iris) appare un po’ usurato dal tempo e purtroppo presenta numerosi tagli delle scene più forti.

Prima di passare all’elenco dettagliato delle differenze a questo punto mi chiedo una cosa. La versione davvero “jacopetiana” è quella contenuta nel cofanettone della Blue Underground? (Lì di versioni di Addio zio Tom ce ne sono 2, so che però quella più corta non presenta l’audio italiano). Io possiedo solo la versione 135’, che fino a ieri amavo follemente e che adesso esce totalmente spappolata nel confronto qualitativo.

Altra cosa: la vhs del film era stata editata a suo tempo? (se sì probabilmente conteneva la versione autentica e non censurata dalle esigenze televisive).

‎1) Come già puntualizzato qualche giorno fa da Giampaolo Lomi il “vero” Addio zio Tom non comincia con le sequenze contemporanee posticce, con riferimento alla morte di Martin Luther King. Nella “135 minuti” queste lunghe sequenze accompagnate dalle scene esplicative del significato dello “zio Tom” rallentano parecchio l’inizio. Il master “Mediaset” si apre direttamente sull’immagine dell’elicottero che “sorvola” lo scenario ottocentesco. Tra l’altro molte panoramiche degli esterni delle case che apaiono nel finale dell’edizione autentica saranno riciclate all’inizio della “135” per delle discutibili parti esplicative.
2) Anche il commento è meno coerente nella versione 135. Se in origine è un commento-dialogo tra i due registi che interagiscono con i personaggi, nella famigerata edizione è affidato a Stefano Sibaldi (già in Mondo Cane) in continuità con lo stile dei precedenti film (ma riempie forzatamente troppi raccordi).
‎3) I nostri registi si presentano alle personalità del tempo e queste, in un’ideale tavola rotonda, cominciano a esporre agghiaccianti teorie sull’inferiorità del nero. Manca l’ultima esposizione, enunciata dall’autrice del libro “La capanna dello zio Tom”.
4) Totalmente assente (sempre nella 135) la parte relativa a Mister Ling (avevo utilizzato il brano dal titolo omonimo in un mio spettacolo teatrale chiedendomi chi fosse sto Mister Ling (pensavo si trattasse di una musica non utilizzata)), nella quale si vede questo mercante che uccide un “concorrente” e preleva tutto il suo gruppo di schiavi.
5) Le scene di battaglia della Guerra di Secessione saranno spostate in maniera confusionaria nel pre-finale (prima dello scoppio del pallone rosso, al che non si capisce nulla).
‎6) La relativa panoramica finale sui resti dei caduti in battaglia e le lapidi è quindi assente nella “135”.
7) Problema relativo alle esigenze televisive: evidenti censure sul trattamento nelle navi (il tappo per combattere la dissenteria, lo scalpellamento dei denti per lo schiavo che rifiuta il cibo), e sugli gli stupri ai danni delle schiave nelle fattorie (tra l’altro questa scena, seppur forte, non indugiava su particolari così violenti, ma anzi era condotta con gran piglio cinematografico). Tutte queste scene sono presenti nella "135"e mancano nella “pura” solo per motivi di censura.
8) Presente invece (e assente nella 135) la parte relativa al veterinario (sic) addetto alla cura degli schiavi, totalmente fasciato perchè ha contratto un eritema.
‎9) Sempre nella 135 è presente una scena assurda e stilisticamente diversa dal resto, con una ragazza borghese a cavallo che dichiara di aver più volte beccato uomini e donne di colore ad accoppiarsi nei campi adiacenti alle grandi case (boh).
10) Se la memoria non mi inganna, nella scena della preparazione del grande pranzo da parte dell’esercito degli schiavi ci sono delle piccole differenze di montaggio tra le due edizioni (roba piccola comunque).
11) Assente sempre nella nostra tristemente famosa 135 la scena in cui Tucker, ospite presso una delle famiglie ricche, condanna “economicamente” il ricorso a numerosi domestici di colore, a suo dire una sanguinosa perdita di denaro.
12) Manca un breve frammento di uno schiavo che corre all’impazzata (i nostri decidono di seguirlo perchè devono raggiungere una chiesa).
‎13) La famigerata scena delle “palli nelle tenagghie” (forse) presenta qualche frame in più. La scena della castrazione è comunque di per sè fuori campo, non è censurata.
14) Frammenti in più (nel Mediaset) appaiono durante la predica del reverendo che decanta le basi religiose del processo schiavista.
15) Manca il dettaglio su un carro della scritta “Jacopetti & Prosperi travelling” che introduce (e chiude) il mercato degli schiavi.
16) I nostri due fuori campo esprimono la perplessità sulla teoria della “simbiosi”, enunciata da alcune signore che hanno notato un progressivo “imbiancamento” della pelle nelle nuove generazioni (in realtà lo schiarimento presenta basi molto più pratiche, dal momento che i loro mariti focalizzano l’attenzione sulle sode schiavette nere).
17) Dopo la scena del grassone che spalma di olio le schiave per renderle più lucenti al mercato, si apre una breve sequenza nella quale un tizio istruisce i neri a “non guardare negli occhi i padroni” e ne picchia uno che contravviene all’ordine.
‎18) Sempre assente nella 135 la sequenza delle assicurazioni “contraffatte” con le clausole scritte in piccolissimo e con i criteri fisici totalmente sballati (In questa sequenza, uno dei due registi presta una penna a un tizio per la firma del contratto fasullo).
19) All’arrivo delle navi un tizio di colore, vestito in maniera assurda, si accende un sigaro e si muove in maniera teatrale. I mercanti lo piacchiano e gli altri schiavi ridono di gusto (assente nella 135).
20) Taglio gravissimo: salta totalmente una sequenza in cui J&P si rivolgono a uno schiavo che sta per essere venduto. Quest’ultimo, a sorpresa, non si mostra indignato, anzi dichiara che i veri schiavi sono quelli che lavorano tutto il giorno per un pezzo di pane, mentre lui ha vitto, alloggio, regalo a Natale, assistenza medica ed è esente dalla chiamata militare. Uno dei due vorrebbe dargli addosso per la sua irriverenza (“Ma tra tutti questi schiavi proprio quel disgraziato doveva capitarci?”).
‎21) Assente anche una sequenza (che ricorda Mondo cane) in cui alcuni neri vengono convertiti alla religione cattolica. Qui J&P giocano sul contrasto ostia consacrata/pannocchia nell’addentrarsi nelle “alternative religiose” degli schiavi. Inoltre sono inquadrati dei balli rituali/mistici e qui si sente la prima versione del bellissimo brano “Miami” (che nella 135 è sparacchiato quà e là in molte sequenze iniziali posticce, come quella degli Hippies e delle sommosse etniche). Il brano è presente anche in una scena a contrasto dopo quella delle “tenagghie” in cui la bruttissima pseudo-tedesca dice “negro mai soffrire!”. Si apre una cinica scena nella quale una ragazza di colore piange disperata per la morte di una persona cara (anche qui c’è da rimanere di stucco per questa infelicissima scelta).
22) Stavolta manca nella “Mediaset”, ma credo per motivi di censura, la parte relativa alla tizia sadicona che possiede e poi tortura e uccide gli “stalloni” di colore (dettagli peraltro solo “descritti”, quindi non così terribili. Si vede, nella 135, soltanto la donna avvinghiata a un nero, immagine tra l’altro presente in alcune locandine del film).
23) Un vero e proprio “stupro” ai danni della troupe. Inconcepibile l’assenza (sempre nell’orrenda 135) della divertente immagine metacinematografica di Jacopetti, Prosperi e di un baffuto Giampaolo Lomi che si preparano alla “caccia al negro”. manca praticamente tutta la parte del “rituale”, con Prosperi che istruisce le “esche” e Jacopetti e Lomi che si ristorano prima della caccia. Nella 135 il tutto si risolve con alcuni secondi finali al ralenti. Manca anche la scena finalissima, con il trio Jacopetti-Prosperi-Lomi immortalato in foto con decine di “prede” uccise. Un secondo dopo Jacopetti dà lo stop e i neri “abbattuti” si rialzano. Basterebbe questa scena per abbattere tutta la “merda” lanciata addosso ai nostri.
24) Finale: dopo la fattoria-allevamento (forse c’è qualche frame in più, ma roba da poco), si passa al contemporaneo. Il pastore di colore rievoca la vicenda di Nat Turner. La nostra ormai insopportabile versione 135 presenta un brusco cambio di scena nel pre-finale. In pratica, dopo la descrizione al ralenti dei massacri ai danni del “padroni” di Nat Turner, quando il tizio si impossessa del pallone rosso, parte un’altra massa di scene d’attualità, con scontri tra polizia e manifestanti, per poi ritornare sul fotogramma finale. Scoppia il pallone e si chiude sul sorriso del nero “vendicatore”.
25) I titoli di coda, a differenza di quelli di testa, presentano il film come ZIO TOM.

La versione cinematografica integrale si trova anche in dvd, ma solo in lingua inglese. 2:03:14 in NTSC, quindi poco meno di due ore in PAL, qualità video buona. La scena che citi al punto 22 mi pare non compaia (ma non ne sono sicuro), mentre confermo che i tagli del punto 7 sono opera della censura televisiva mediaset. Di uscite in vhs non ne sono al corrente.

Quindi mi confermi che il secondo dvd della collection BLUE UNDERGROUND contiene questa versione “pura” (anche se senza l’audio italiano)?

Per quanto riguarda la scena della sadicona Madame Lalaurie la cosa è molto strana. Dovrebbe essere una sequenza concepita originariamente da Jacopetti (me l’ha detto Giampaolo Lomi, anzi proprio da qui è nata la questione sulla schifosissima versione 135), difatti campeggia in una delle locandine del film.

A questo punto per un’edizione italiana VERA (cioè col master mediaset ripulito e con i tagli tv ripristinati) chiedo: chi cacchio detiene i diritti?

Si, dovresti trovarlo all’interno del cofanetto Mondo Cane Collection della Blue Underground.

Lomi mi ha confermato che l’unica cosa puramente “jacopettiana” che manca in questa versione è proprio l’episodio di Madame Lalaurie.
Ha anche aggiunto che si sta lavorando per realizzare un’edizione italiana che rimetta le cose davvero a posto. Speriamo bene

Più precisamente ha aggiunto che è allo studio un cofanetto Jacopetti-Prosperi della MEDUSA con MONDO CANE, LA DONNA NEL MONDO, AFRICA ADDIO (già usciti in edizione singola) e appunto ADDIO ZIO TOM. A questo punto i diritti dovrebbe detenerli la Medusa…ma che aspettano?

L’amico Giampaolo Lomi ha pubblicato su youtube l’integrale dei suoi super8 che documentano il dietro le quinte di Addio Zio Tom.

http://youtu.be/KW3cppktDV8

Quando vedremo questo splendore in versione primigenia in un bel dvd in lingua italiana?

Ci stiamo lavorando. Abbiate fede.

Detto da vossia, la fede è oscenamente scontata…

Un ricordo pubblico di Antonio Climati (scomparso ieri) da parte di Giampaolo Lomi:

Voglio ricordare in sua memoria due episodi fra le centinaia che vissi con lui e mi aiutarono a capire molte cose del cinema e di come lui lo intendeva.
Il primo accadde a New Orleans durante le riprese del funerale di un famosissimo jazzista (non ricordo il nome). Non avevo mai assistito a un funerale di un grande del jazz. Nella chiesa adibita a camera ardente, accanto al feretro posto davanti a un coro femminile era seduta la vedova, vestita di nero, davanti alla bara. In fondo alla sala c’ erano numerosi operatori che riprendevano l’ avvenimento con educazione e disciplina, usando grossi teleobbiettivi per le riprese riavvicinate. Climati innestò un nove millimetri nella Arriflex con la quale lui girava a macchina in mano. (all’ epoca non esisteva la stadycam) . Con un salto felino scavalcò la barriera della stampa e corse verso la vedova. Si inginocchiò davanti alla donna, le mise quasi sulla bocca l’ obbiettivo. Poi le sussurrò : “Cry…please cry…cry…” e girava come preso da una forza interna che lo spingeva a divorare il personaggio e la donna piangeva e lui la divorava con l’ obbiettivo. Jacopetti ed io ci nascondemmo quasi vergognandoci per lui, che invece era totalmente privo di rispetto umano, e portò a casa un pezzo di un verismo incredibile, mai più visto e neppure montato in Addio Zio Tom prima versione.

Aveva il cinema nel sangue ereditato forse da suo padre che era stato operatore della Settimana Incom.

Il secondo fu durante le riprese del finale di Ultime Grida Dalla Savana, mentre eravamo lui, io e un suo assistente immersi nella neve in una foresta austriaca fino a sopra il ginocchio, aspettando un lupo che avrebbe dovuto lambire la mano di uno studioso che passava con i lupi metà del suo tempo. Il lupo non arrivava e stavamo congelando. Climati spazientito si mise ad ululare pensando di attirare i lupi. Mi sentii congelare non solo per la neve, ma perchè lo studioso ci disse che poteva essere pericoloso. Antonio se ne fregò e dopo mezz’ ora di questi tentativi arrivò finalmente il lupo a leccare la mano dello studioso, tipo San Francesco. Questa era la scena che mancava e che finalmente Climati riuscì a portare a casa.
Non fu una cosa comune.

E così mi piace ricordarlo. Privo di complessi, di rispetto umano, senza vergogne di qualunque tipo, attaccato al suo lavoro non si fermava prima della perfezione.
Che Dio ti abbia in Pace , Antonio .

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“Privo di rispetto umano”: allora non era certo una “bella persona”, a prescindere dalle abilità tecniche. .
P.S. E se perfino Jacopetti è arrivato a vergognarsi. .

Nessuno ha mai detto che fosse un santo.
Resta il fatto che come operatore è stato impareggiabile anche grazie alla sua spregiudicatezza.

Jacopetti mi raccontava spesso del fatto che lui non aveva paura di nulla, che non esisteva una situazione che avrebbe potuto reputare troppo pericolosa. Pur di fare una bella inquadratura e per avere un’immagine unica rischiava la vita senza pensarci due volte. È anche per questo che per me è un operatore immenso.