un aidsploitation fotoromanzato e assemblato come se fosse antani da bruno vani e d’agostino che ballano il sirtaki con riporto di laide e squallidissime atmosfere degne di un pera-movie primi 80’s? tiè, servito!
uscito come instant con tutti i cataclismi (soprattutto scientifico-informativi, ma anche quelli estetici-sintattici non scherzano un cazzo) del caso, in un momento in cui sull’aids si avevano idee approssimative e confuse votate allo spauracchio apocalittico, il cine-sconquasso si presta a essere un fesserificio con pochi pari nel genere, perdendo da subito ogni possibile attendibilità parascientifica anche residuale, in grazia di dialoghi da sindrome di tourette, curati da un polselli in smagliante forma memore dei suoi migliori deliri supercazzolari, e situazioni da far sembrare uno speciale di superquark quelle di noi e l’amore. ovviamente quello del guiltypleasure è un rischio elevatissimo e presto la traccia audio viene coperta dalle risate di chi guarda/patisce.
in sala, transitato nelle secche estive, non toccò giustamente la settimana; conobbe resurrezione in vhs un anno o due dopo, grazie alla universal video, presto divenuta rarissima.
finché tiene, godetene tutti