Ero incuriosito dal titolo e letta la trama mi son convinto ad andare a vederlo, anche perchè Papaleo mi è sempre stato simpatico.
E il film non mi ha deluso affatto. Sicuramente meglio dell’ultimo Salvatores. Cosa c’entrano l’uno con l’altro? Qualche elemento di paragone c’è, entrambi vogliono omaggiare la loro terra d’origine, e mentre Salvatores lo fa in maniera esplicita e a momenti un po’ troppo ridondande, Papaleo lo fa in maniera più spontanea. Questo film potrebbe anche ricordare anche i temi del Salvatores delle origini, il viaggio, l’avventura, l’amicizia e la ricerca di sè stessi. Non è supportato da dialoghi al livello di “quel” Salvatores che fu ma è comunque girato con amore e questo si percepisce.
La storia:
Papaleo e la sua band decidono di andare a piedi da Maratea, loro città d’origine, a Scanzano Jonico per partecipare ad un festival di teatro-canzone, genere suonato da loro. Lo dovranno fare in 10 giorni percorrendo la Basilicata da costa a costa (sono circa 100 km). A loro si unisce il cugino del chitarrista (Gassman), celebrità locale per aver partecipato a qualche trasmissione televisiva e Giovanna Mezzogiorno che è una giornalista per un piccolo giornale parrocchiale, incaricata di filmare tutto il viaggio per farne un reportage. Faranno varie tappe e incontreranno tanta gente, tra una canzone e l’altra. I pezzi sono molto carini e divertenti, tutti scritti da Papaleo, tranne il brano dei titoli di coda che è di Gazzè.
Niente di imperdibile, ma una piacevole sorpresa nel mondo della commedia italiana, che spesso e volentieri negli ultimi anni ha deluso parecchio.
Nonostante alcuni difetti comunque abbiamo dei personaggi credibili, ben costruiti e recitati. La Mezzogiorno mi ha stupito (non sono mai stato un gran estimatore), l’ho trovata molto naturale, fin troppo. Ha un personaggio molto introverso, un po’ “freak” e siccome in questo tipo di personaggi mi ci sono talvolta imbattuto, l’ho trovata molto naturale e apprezzabile.
Gassman deve fare sè stesso, e lo fa in maniera impeccabile. Papaleo pure. Max Gazzè nella parte del contrabbassista che non parla è una vera rivelazione, ha l’aspetto perfetto e l’ho pure trovato espressivo, non so se il non farlo parlare è stato un escamotage per mascherare il fatto di non essere un attore professionista, ma la parte è riuscitissima.
Quello che mi è piaciuto di meno è Paolo Briguglia, un po’ indeciso sul tono da far assumere al suo personaggio ed il più anonimo del quartetto di musicisti.