Berberian sound studio (Peter Strickland, 2012)

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Ieri sera mi sono cimentato nella visione di questo “controverso” film di Strickland, opera seconda dopo “Katalin varga” (che non ho visto, premetto).

Controverso perché si va da commenti entusiastici a stroncature assolute…
Io mi colloco a metà: il contenente c’è ed è buono (intendo la costruzione tecnica del film), il contenuto alla fine è invece un po’ traballante…
Comunque, Toby Jones è un tecnico del suono inglese che si reca in Italia a metà degli anni 70 per collaborare agli efffetti sonori di un film di genere di un certo Giancarlo Santini, affermato autore del cinema di “serie B”, e va nello studio Berberian, appunto.
Qui. tra angurie spetasciate e mille altre verdure di altro genere, usate come fonte sonora, assiste a strani fatti, segnalati peraltro da urla e rumori vari nel sottofondo delle registrazioni…
In pratica è come andare un’ora e mezza dall’ortolano :slight_smile:

Gli do la sufficienza…non mi ha preso, troppo confuso.

Domanda: lo hai visto nell’edizione bd Uk della Artificial Eye? Perché su amazon (nonché su dvd beaver) viene segnalata la presenza di audio italiano 5.1… ma l’audio italiano quindi c’è davvero? Oppure la traccia è segnalata con “italiano” solo perché nel film, ambientato in Italia, si parla anche in italiano? :smiley:

La seconda che hai detto, ovvero la traccia è in inglese, ma essendo ambientato in Italia si parla spesso in italiano (oddio, più che italiano vero, una summa di dialetti). Fatto 100, 20 lo occupa l’italiano, 20 l’inglese e 60 il rumore della frutta e della verdura fatta a pezzi :smiley:

Mi è piaciuto parecchio, anche per il suo non andare da nessuna parte.
Alla fine il film non ha praticamente senso, crea un’inquietudine quasi “à la Polanski” che viene costruita per tutto il film (anche in maniera sapiente) per poi esplodere in un finale affascinante ma insensato (e va benissimo così, intendiamoci).
Toby Jones è perfetto, così come gli italiani, cinematografari cialtroni che però si credono geni.
Un film stranissimo, che trova uno dei suoi punti di forza proprio in questo essere difficilmente identificabile ed inquadrabile. Lo si segue con interesse anche se non succede quasi nulla, l’atmosfera è ipnotizzante. Tecnicamente, poi, è molto ben fatto.

L’ho visto su Netflix USA (o UK, non ricordo più)

Anche a me è piaciuto molto. E’ un film che lavora sull’immaginario del cinema, in particolare quello italiano anni ‘70, ma non diventa un giochino citazionistico fine a se stesso. Il lavoro sull’immagine e sul suono è pazzesco.
Crea inquietudine anche se, a mio parere, nella seconda parte si affloscia un po’ e diventa più scontato nello sviluppo.

Personalmente ho amato di più il successivo film di Strickland, “The Duke of Burgundy”, che mi è sembrato ancora più originale.

Visto anch’io, ancora tempo fa, nel br UK. Quoto in sostanza Brass nell’affermare che “non ha senso, non va da nessuna parte”, e aggiungo che in pratica, durante la durata del film, vi accade ben poco. Inoltre, si svolge quasi tutto nell’angusto studio di registrazione. Però, appunto, “crea l’atmosfera”, come certi Polanski o come il Lynch di TANTO tempo fa. Eppoi, per i cinefili italiani, è uno spasso non indifferente, un omaggio/parodia ai gialli nostrani. Peccato un pò il finale, ma evidentemente Strickland non sapeva proprio come chiudere. O forse si tratta di un ultimo, simpatico, sberleffo allo spettatore…

Rivisto proprio stasera, e nuovamente piaciuto parecchio. Trovo straordinario come il regista abbia fatto un film tanto intrigante e coinvolgente sfruttando in pratica un unico ambiente, appunto lo studio di registrazione. E rivedendolo, pure il finale riesce ad avere un proprio surreale “senso”. A trovargli proprio un difetto, direi che se non si ha un minimo di conoscenza e soprattutto “passione” per il cinema di genere italiano dei '70, un’opera così rischia di lasciare totalmente indifferenti la maggior parte degli spettatori. Un oggetto filmico “for fans only”, diciamo.