Bilitis (David Hamilton, 1977)

Primo film di Hamilton che vedo, questo Bilitis.

Innanzitutto mi sono chiesto che razza di nome sia Bilitis, che di prim’acchito sembra competere per idiozia al Brait di sacchiana memoria.
Poi però grazie ad una veloce ricerca mi sono reso conto che perlomeno questo nome un senso ce l’ha:

Bilitis was a female character who was romantically associated with Sappho, the female Greek lyric poet.

Non condivido molto queste osservazioni.
Sicuramente Hamilton ha un gran gusto per le inquadrature, riesce ad alternare campi lunghi e quadri stretti in modo narrativo, creando del materiale significante, che comunica emozioni e racconta vicende. Pur non essendo un virtuoso il linguaggio cinematografico questo regista secondo me sa maneggiarlo piuttosto bene.
Qui sul forum si incensano molti autori che dal punto di vista dello specifico cinematografico sono molto meno dotati e raffinati.
E sul fatto che il film sia solo una storiellina pensata come pretesto per mostrare fanciulle ignude… Quale film erotico non lo è?
Non dico che non esistano pellicole di questo genere, magari allegoriche, che comunichino concetti più profondi o che abbiano livelli di lettura più complessi, ma tendenzialmente il film eros in sé non è che sia concepito per affrontare temi esistenziali…
Voglio dire, tutti quelli che sono universalmente considerati i grandi maestri dell’erotismo alla fine facevano film piuttosto ricercati stilisticamente il cui fine però era quello di mostrare fanciulle nude.

Ovviamente quello che colpisce di Hamilton è la giovane età delle ragazze coinvolte, che era il suo marchio di fabbrica.
Nei titoli di coda le accredita semplicemente come “Les demoiselles d’Hamilton” (facendo il verso al titolo del celebre quadro di Picasso), lasciando intendere che fosse proprio una factory ormai rodata che ha fatto il salto dal mondo della fotografia a quello del cinema.

Con gli occhi di oggi sembra incredibile che tutto ciò fosse allora possibile, e come ben dice @Pollanet sembra impossibile anche che tutto ciò glielo lasciassero fare alla luce del sole; voglio dire, non era certo un carbonaro dedito alle pubblicazioni clandestine questo Hamilton.
È solo con la visione del mondo degli ultimi anni che la bomba è esplosa e la gente ha iniziato a scandalizzarsi.
Per ora tuttavia la pubblicazione di queste opere non è interdetta né vietata, chissà se tra una ventina o trentina d’anni la situazione sarà la medesima o cambierà.

Riguardo ai personaggi di questo film, una cosa mi ha colpito riguardante l’aspetto:
Bilitis, per quanto spesso solare e scanzonata, nei momenti in cui è seria e riflessiva ha un’espressione del volto che sembra triste se non addirittura arrabbiata, trovo che diventi addirittura brutta.
Melissa invece, per quanto sicuramente bella, ha un volto strano, storto, non mi azzarderei a definirlo deforme ma sicuramente asimmetrico.
Il marinaio omosessuale ha un viso tagliente e un po’ aquilino che non credo possa rientrare nei canoni di bellezza tradizionali, eppure le due amiche lo considerano un gran fico.
Chissà perché queste scelte di casting…

Non ho poi capito che cosa simboleggiano quei due “angeli custodi oscuri” che seguono sempre il suddetto marinaio in ogni scena, che campeggiano e svettano alle sue spalle in ogni inquadratura dove egli compare. È un’iconografia insistita della quale però mi sfugge il significato.

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e anche allora non era per tutti ma quasi:

da notare francis lai alla colonna sonora, mica fichi secchi

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