Captain Faggotron saves the universe (Harvey Rabbit, 2023)

Film indipendente che, pur appartenendo al novero delle pellicole low budget girate in digitale da giovani filmmakers con intenti dissacranti (mi vengono in mente Jesus Christ Vampire Hunter, Mulva zombies ass kicker e mille altri), si discosta dalla massa grazie a una buona qualità di scrittura (dialoghi sempre brillanti e molto divertenti), una azzeccatissima caratterizzazione dei personaggi ed a una grande cura per la messa in scena ed il profilmico (magnifici i costumi, il trucco e le scenografie).

Il film ha il gusto dissacrante e provocatorio del movimento gay/lgbt, traspare da ogni sequenza la voglia di divertirsi e di divertire affermando con forza la propria identità e l’irrefrenabile desiderio di legittimarla.
Sembra di assistere ad una rappresentazione saltata fuori da un gay pride folle e lisergico, piena di personaggi pittoreschi e sopra le righe che si cimentano in situazioni ed avventure assurde, in cui l’elemento della trasgressione e della libertà sessuale sono sempre al centro di un intreccio grottesco e carico di riferimenti omosessuali esasperati.

Bersagli principali dell’opera sono, neanche a dirlo, la chiesa cattolica e la morale borghese, che vorrebbero soffocare e neutralizzare gli istinti sessuali “devianti”; infatti molti dei rappresentanti di queste istituzioni (preti, cardinali, benpensanti e via dicendo) sono essi stessi sotto l’influenza di queste pulsioni ma non riescono ad ammetterlo ed a accettarlo.

Il film diverte e stordisce lo spettatore per il suo bombardamento di stimoli visivi, per il suo essere così eccessivamente glamour e sfrontato, per l’esagerazione parossistica delle caricature (sia delle “checche” che dei “bacchettoni”), per la grande mole di risate che assicura.
Una sorta di Helzapoppin paillettato in salsa gay, che conserva lo spirito provocatorio di un’operazione come quella di Gay Salomé di Tarantini proiettata però nel XXI secolo, con tutte le libertà e le licenze consentite sia dalla faticosa emancipazione conquistata negli ultimi decenni dalle minoranze sessuali, sia dalle derive postmoderne della narrazione cinematografica.

Il film comunque non lo considererei prettamente omosessuale ma pansessuale (se mi consentite questo uso forse un po’ scorretto del termine), in quanto sostiene la libertà di fare, nella sfera del sesso, tutto ciò che si vuole con chiunque lo si desideri, fermo restando il reciproco consenso.

Filmetto di nicchia ma fresco e divertente!

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