In una Roma dell’immediato dopoguerra Delia si affanna per portare avanti la famiglia tra mille difficoltà economiche e per di più deve patire le violenze domestiche del marito Ivano, diretta conseguenza della mentalità patriarcale del tempo. La situazione diventa sempre più pesante fino a quando Delia inizierà a prendere coscienza sul da farsi
Sono appena uscito dalla visione di questo che sembra essere diventato il fenomeno cinematografico di questa parte della stagione. Nel cinema dove sono stato la sala che proiettava questo film era sold out fino all’ultimo spettacolo. E’ vera gloria?
Il film è estremamente disturbante. Ok, per qualcuno lo può essere per il fatto che sia l’ennesimo film in romanesco ma in realtà il vero motivo è un altro. La violenza gratuita di Ivano sulla povera Delia ti prende il cuore e te lo stringe lasciandoti senza fiato e non per la rappresentazione grafica che è assolutamente edulcorata o addirittura solo suggerita. Eravamo un gruppo di amici e le donne erano sconvolte da quello che vedevano (non che noi maschietti lo fossimo di meno). Mastandrea è in grado di attirare un odio viscerale senza soluzione di continuità così come la Cortellesi suscita una pietà che supera la rabbia per il fatto che non si sottragga a quella vita d’inferno.
Il film però ogni tanto si ricorda che è etichettato come “Commedia” ed in più punti regala sane risate che alleggeriscono la tensione. Contribuisce a questo, fra gli altri, l’amica di Delia interpretata da Emanuela Fanelli, un mio culto personale. L’ultima parte del film s’incanala poi in una direzione che ti fa restare col fiato sospeso fino al bel finale. Registro che era da tanto che non sentivo la sala far partire l’applauso sui titolo di coda.
Mi è particolarmente piaciuta la ricostruzione storica impreziosita dal bianco/nero (addirittura con il prologo girato in 4/3). La regia a mio avviso non osa troppo ma ogni tanto ha qualche intuizione come alcuni movimenti camera mano o l’idea paradossale del ballo durante una delle sfuriate di Mastandrea. Ho gradito poi l’idea dell’alternanza di brani d’epoca e canzoni moderne i cui testi “raccontano” la scena in corso.
Secondo me questa prima prova registica è convincente ma mi piacerebbe sentire qualche altro parere perchè il dubbio che io l’abbia visto con un occhio “regionale” ce l’ho.
Fa “artistico”, insieme al formato 1,33:1. Così acchiappi bene, anche gli spettatori ignoranti: possono far finta di sembrare più colti, almeno per un paio d’ore. Furba e un tantino paracula, Madama Cortellesi…
In pratica, intendi dire che qui nel forum siamo fin troppo “di palato fino”, o che lo spettatore medio italiano è ancora più scemo di quanto penso? Domanda alla Marzullo…
non capisco in che senso lo sarebbe. intendi dire che è post-prodotto desaturando il colore? che nell’economia del narrato è solo un insincero effetto formale?
Comunque il film sta incassando molto bene. Ieri altro milione e passa. Al di là della qualità della storia che non conosco e perciò non giudico, e senza mettere in dubbio la buona fede della regista e protagonista, immagino che il tipo di pubblico che va a vedere questo film vedendolo su schermo quadrato e in bianco e nero crede di assistere a chissà cosa. Non me la spiego diversamente.
Il film continua a incassare bene, non si discute. Ora, a prescindere dal suo effettivo valore. Gli italiani, sono ben strani. Non bastano le sfighe attuali. Vogliono vedere, sul grande schermo, pure i disagi e i dolori del dopoguerra. Il pubblico, si conferma “entità” imperscrutabile…
P.S. La Cortellesi, comunque, è ormai una scopa secca. E quando va in giro per le trasmissioni televisive, si veste come Elly Schlein. Non esattamente, un modello da seguire…
Ma perché cercare motivazioni “strane”? La gente ci sta andando perché storia, messaggio, recitazione e messa in scena sono validi. Tutto qui. Nelle persone con le quali mi sono confrontato non c’è certo il “siccome tutti, anche io”.
ma poi non è che il recupero del 4:3 se l’è inventato oggi la cortellesi, eh. è diventata una scelta/modalità segnica ed espressiva tra tante da un po’. se veramente giustificata o meno puoi scoprirlo solo vedendo il film, non certo a priori.
Io non do giudizi sul film non avendolo visto, ci mancherebbe, dico solo che conoscendo il pubblico di oggi qualche dubbio me lo pongo. Che poi tu ed altri siate in buona fede io non lo metto minimamente in dubbio.
Sicuramente negli anni ci sono stati film italiani altrettanto validi che il pubblico ha totalmente ignorato. A parte questo è buon segno che il pubblico finalmente torna ad affollare le sale per film che non siano necessariamente commedie. Vediamo se i produttori coglieranno il segnale o come accadde ai tempi di Gomorra e Il Divo per l’ennesima volta si arroccheranno sempre sui soliti generi sempre e solo quelli.
Io credo sia solo un problema di linguaggio. A volte dei film sono validi ma non arrivano a tutti. In questo caso il messaggio è davvero immediato. Poi, personalmente, io non ho mai creduto ai discorsi delle élite e dei pecoroni. Io credo che se uno dà un prodotto con un certo contenuto è con un linguaggio comprensibile a tutti… beh, il bello piace a tutti.
E’ quello che piace pensare anche a me. Che Paoletta abbia intercettato un pubblico che stufo di volgarità (vedi gli ormai defunti cine-panettoni), ma anche di troppe pippe mentali (vedi il MCU che per capirci qualcosa ormai devi fare sforzi mnemonici enormi, ma è solo un esempio) vuole una storia semplice, lineare ma che emozioni. I numeri sono tutti dalla sua parte.
I produttori lo capiranno?
Ricordatevi quello che 15 anni fa accadde con IL DIVO e GOMORRA e un po’ prima con ROMANZO CRIMINALE.