Non contate su di noi lo ho visto alla sala Trevi
dal programma:
(In)visibile italiano
Una Cineteca conserva e può fare rivivere non solo pellicole, ma anche – con quelle e “dentro” quelle – storie, emozioni, momenti di vita individuale e collettiva apparentemente perduti nella memoria. Conservarli serve a restituirli all’esperienza del pubblico, a condividerli.
L’appuntamento di (In)visibile italiano è dedicato a un film ormai pressoché introvabile e che anche fra gli addetti ai lavori sembra sbiadito nel ricordo. Eppure, nel 1978, Non contate su di noi, esordio nella regia di Sergio Nuti (già all’epoca e in seguito montatore professionista, collaboratore fra gli altri di Bellocchio, Mingozzi, Giordana), vinse il Nastro d’argento quale migliore opera prima, suscitando giudizi positivi da parte di molta critica nonostante l’asprezza del tema e la povertà dei mezzi, o forse proprio grazie a questi.
Cinque anni prima di Amore tossico (che viene riproposto in apertura di programma) e quasi venti anni prima di Trainspotting, Nuti racconta, senza reticenze e senza indulgenze – tanto meno di tipo estetico – ma con rigore, passione e perfino con un pizzico di moralismo, una storia “vera”, interpretata da attori non professionisti e nella quale ha un ruolo fondamentale il paesaggio urbano (inclusi i suoni, in gran parte restituiti in presa diretta), una Roma vera e incombente, rigorosamente periferica (il quartiere Primavalle in primis, inclusa una parte ormai scomparsa), fotografata, insieme, con amore (si intuisce a tratti la trasfigurazione nel mito dell’America di Easy rider) e con distacco.
Il film fu girato in 16 mm e successivamente “gonfiato” in 35 per la distribuzione: a tutt’oggi i negativi originari sembrano irreperibili; unici elementi materiali sopravvissuti, conservati alla Cineteca Nazionale (grazie alla normativa sul deposito legale delle opere), restano i duplicati negativi 35mm e una copia positiva, integra anche se parzialmente segnata dall’usura e da un principio di fading del colore.
Per questo, come per migliaia di altri film, la conservazione dei materiali superstiti e la ricerca di quelli apparentemente perduti, insieme a iniziative di revival come questa, costituiscono la sola possibilità di sopravvivere e di raccontare le loro infinite storie.
Non contate su di noi (1978)
Regia: Sergio Nuti; soggetto e sceneggiatura: Gianlorenzo Carbone, Francesco Ferrari, S. Nuti; interpreti: Antonio Spoletini, Massimo Scrivo, Francesco Scalco, Maurizio Rota, S. Nuti, Diana Nicolini, Manfredi Marzano, Francesca Ferrari; origine: Italia; durata: 120’
Un giovane musicista romano incontra una ragazza in crisi di astinenza da eroina, la soccorre e si prende cura di lei: nasce una storia d’amore che coinvolge il protagonista nell’esperienza drammatica della tossicodipendenza, condivisa con la donna e con il gruppo di giovani che ruotano intorno alla coppia. Sincero ed esplicito, senza compiacimenti e senza indulgenze, il film acquista maggiore credibilità nel finale, che rifiuta ogni logica di happy end ma lascia aperto uno spiraglio alla speranza di riscatto di alcuni almeno dei protagonisti