Succede che nella vita si cambia, si cambia l’aspetto ma pure le convinzioni talvolta, anche se sarebbe meglio non troppo
per cui succede certe volte che ciò che per decenni hai rifiutato cominci a riconsiderarlo, se non proprio a ripensarci completamente e ad accettarlo
mi è capitato per molti versi con la chiesa cattolica. sì vabbè i preti pedofili, si ok non pagano l’imu, sì siamo d’accordo si inchiappano l’8 per mille e chissà che ci fanno e tante altre piacevolezze
resta il fatto che per molti e molti anni in tanti posti difficili ci sono stati loro e basta, no i carabinieri, no gli assistenti sociali del comune e neanche le sedi di partito ma i preti e basta a cercare di tenere in piedi un abbozzo di tessuto sociale, ad affacciarsi dall’alto dei loro finestroni a vedere cosa cazzo succedeva lì fuori
il mio quartiere natìo a Pescara non ha fatto eccezione
cresciuto molto disordinatamente tra il porto e il nulla, negli anni '70 era tipo Scampia, macchine spaccate per la strada, tossici e siringhe in ogni angolo, degrado a gogo e almeno per fortuna una miriade di bambini del boom tra cui io che lo rallegravano
e in mezzo questo chiesone, anche con un certo fascino nel suo stile bostoniano, di una particolare congrega di preti che si chiamano Padri Oblati
persone che predicavano cristo con una certa sportività, ma che soprattutto erano consci di stare in una zona che i problemi non te li dovevi cercare ma erano loro che venivano da te
e oltre la chiesa un campetto di calcio in terra non battuta che alzava un polverone direttamente proporzionale ai ragazzetti che ci giocavano sopra e viva noi anche una sala cinema parrocchiale
regole per l’accesso molto chiare: allo spettacolo del sabato pomeriggio si poteva andare solo se si era stati prima a dottrina, pellicole accuratamente selezionate tutte risalenti agli anni '50 e fruste all’inverosimile, come direbbe Shangai Joe, 100 lire l’ingresso 10 lire ciascuno gli stufiloni di liquerizia, ma cazzo era il cinema, il CI-NE-MA, e ci potevi andare senza genitori o parenti coi tuoi amici perchè tutto era controllato e la sala non era oltre le colonne d’ercole del centro ma proprio dietro casa
purtroppo in quel periodo, parliamo del 1976/77 circa, spesso il sabato pomeriggio andavo in campagna per il weekend, ma qualche volta mi concedevano di partire quando il film era finito
sicchè un pò di film in questo cinema me ne sono visti, tra l’emozione di tutto e la paura che qualcuno tra i zencari, i giostrai, i figli di pesciaroli e i mille altri malintenzionati che frequentavano la sala ti si piazzasse vicino ed era meglio cambiare posto prima di subito, col mazzo di liquirizia in mano nel frattempo incollatosi tipo parrucca
non me ne ricordo molti di questi film visti, ma però il ricordo più indelebile resta il mitico GAMERA CONTRO IL MOSTRO GAOS che pure credo sia diventato una sorta di cult, coi mostracci giapponesi di cartapesta che si muovevano a scatti con melliflua fluidità, ma tutto sommato chi ci faceva caso
titolo intrigante e sala gremita, non ricordo quasi nulla del film se non che c’era qualcosa tipo un (classico) combattimento finale
tutti in piedi, qualcuno anche sulle scomode sedie di legno che si chiudevano da sole, a fare tifo indiavolato roteando nel caso nell’aria le liquirizie e urlando a squarciagola GA-ME-RA GA-ME-RA GA-ME-RA
cazzo mi si stava facendo tardissimo e dovevo andare via, ma santiddio come fa uno ad andarsene in un momento simile, decido piuttosto di farmi mangiare la faccia appena tornato a casa, ma butto un occhio indietro verso l’uscita
c’era mio fratello, già ormai ventenne, in fondo alla sala che era venuto a raccattarmi, ma era lì che faceva il tifo e urlava GA-ME-RA GA-ME-RA GA-ME-RA anche lui
apoteosi - the end