puttana libera tutti: l’eterno femminino, la sociocondizione femminile, quella tardo-femminista sempre all’alba, i costumi sessuali, l’identità: non libera invece il cinema e il suo destinatario, messo in ginocchio da un castigo di film, asserragliato in dialoghi farneticanti (con perle supercazzolare del tenore di " "lo sai che sei strana? sei strana ma in un modo strano. non so come dirlo, resta il fatto che tu sei strana"), come di riflesso farneticante sarebbe parlare di recitazione, regia e messinscena condannate all’embrionale vignettismo e all’indigenza, un erotismo in panne degno di un d’agostino in profonda crisi depressiva.
ma la domanda che ci interessa è: cos’è che comincerà mai? il guaio, e forse anche la nostra fortuna, è che lo sa solo pannacciò, autsticamente perso nelle proprie affannose velleità d’autore. a finire entro il primo quarto d’ora è invece la pazienza dello spettatore, che non riesce a compenetrare il film neanche in un’amena ottica trashy.
85 minuti dopo i quali è giocoforza buttarsi da una rupe con la tv al collo.
ne possiedo 2 dischi: uno è -a occhio- un telecine o una vhs rip da 70’47’‘, l’altro dura quasi 13’ in più, è un arcaico tv rip da retecapri, che ho provato a skippare ogni 3-4’ per vedere se la durata extra è dovuta a spot insertati, ma per quel poco che ho potuto controllare si direbbe di no. purtroppo con lo skipping ne ho ricavato che il dvd (di una marca assurdissima che manco ricordo più) da una certa si è inceppato e non è più ripartito. visto tramite un’altra videoregistrazione senza spot di oltre 85’, verosimilmente uncut.
Che figli di mignotta!!
P.S. Vedo che nel delirio di mr. Pannaccio’, sono coinvolti pure Saverio Marconi e soprattutto il caro William Berger. Brutta cosa, le bollette…
pannacciò non era nuovo a queste razzie: per non ricordo più quale altro suo film (mi sembra tecnica di un amore), utilizzò per il titolo gli stessi font di arancia meccanica.
TECNICA DI UN AMORE è di Brunello Rondi. Il film a cui ti riferisci è IL SESSO DELLA STREGA. La cosa che rende più ridicolo il tutto è che soltanto il suo nome è scritto con quei caratteri.
no è proprio tecnica di un amore, che come vedi è anche uno svergognato calco grafico della locandina. ho cantonato regista. va beh che tra pannacciò e rondi non siam lontanissimi…
io parlavo del manifesto, che attribuivo mnemonicamente a pannacciò. il sesso della strega non ha quei caratteri nel manifesto e nella locandina, ma nell’accredito registico dei titoli di testa. avrò pasticciato con la memoria anche perciò.
All’inizio c’è pure Marco Ferradini che lo intervista… Qui possiamo sentire la sua vera voce. Veniamo a sapere che è francese. Da notare che il suo canale YouTube, aperto nel 2019, ha cinque iscritti.
saltatami fuori di recente quest’ultima da un vecchio scatolone di dvd-rw masterizzata ai tempi per una fugace visione. se c’è qualche interessato zufoli prima che formatti il dvd…
Visto grazie al buon schramm che ringrazio. Si tratta di una registrazione della trasmissione fatta su TeleCapri nel 2001.
Come potevo immaginare da Pannaccio, il film è una minchiata totale. Incredibile che una produzione così scalcagnata siano riusciti ad andarla a girare veramente in Calabria. Pochissimo soddisfacente dal punto di vista dei nudi, anche le scene di sesso sono molto contenute (e non mi sembrano esserci tagli). Saverio Marconi e Ines Pellegrini compaiono complessivamente per non più di tre minuti all’inizio. Lei viene trovata uccisa, ed è una cosa del tutto staccata dal resto del film, mentre lui scompare e basta (chi ha ammazzato la ragazza non lo sapremo mai). Più corposa la parte di William Berger che nella scena più lunga in cui compare indossa una camicia che va vista per essere creduta. Solo i pochi ‘fortunati’ in sala poterono vedere il film nel suo formato originale di 2:35.1 (fortunatamente mantengono il formato di 1:85.1 invece del tutto schermo - è già qualcosa). Nel film c’è anche l’allora divo dei fotoromanzi Alex Damiani che compare per non più di 50 secondi.
Il fatto è che le sue scene le girò a Roma (una in interni e una all’aeroporto di Fiumicino). Praticamente non fa niente. Il regista neanche lo spoglia (è un film ‘al femminile’!), mentre il biondone Bodin ne fa un paio integrali non frontali. Non sono a quanti altri film abbia partecipato Damiani, ma se fossi in lui questo non lo metterei nel suo curriculum.