Per me il film che chiude la fase del Brass migliore (al netto del primo periodo '63-'71, non esclusivamente “erotico”). I lavori successivi, pur pervasi dalla consueta carica dissacratoria, ironica e ludica, registrano una flessione qualitativa, anche e soprattutto nella messa in scena (regia, fotografia, scenografie), vero marchio di fabbrica di Brass. Va anche detto che pure i budget si sono sensibilmente ridotti, e probabilmente anche la vena creativa, avvitata sempre più nella ossessiva ripetizione di determinati “topoi”, senza esplorarli ed arricchirli ulteriormente. La forma ha finito col prevalere sulla sostanza e, fuor di metafora, le forme delle attrici hanno dominato in modo totalizzante l’occhio del regista e quindi l’obiettivo della camera.
La scelta della Koll sorprende se si pensa ai gusti di Brass, che almeno sin qui si era avvalso di attrici ben in carne, morbide ed accoglienti (la Sandrelli, la Caprioglio, la Grandi, la Dellera), meno cupe e tormentate della corvina Colacione e, in qualche caso, con un talento recitativo anche minore. Racconta il regista che la Koll si era presentata ai provini di Paprika ma il ruolo era già stato assegnato alla Caprioglio. Brass era disposto a dare alla Koll un ruolo secondario, ma l’attrice si rifiutò, pretendendo di essere la protagonista o niente. Atto coraggioso, se si pensa che nella maggior parte dei casi una simile arroganza porta alla cancellazione deifinitiva dal mondo del cinema. Brass invece seppe ricompensarla, riconoscendo in lei il “talento”, e la richiamò per Così Fan Tutte.
Qui la Koll si dona generosamente, è praticamente sempre nuda, e recita la svampita stupidella zozza in modo divino, il che la dice lunga su cosa le sia accaduto dopo… Ad esser cattivi bisognerebbe ricordare che una delle sue battute nel film è: “i preti non mi sono mai piaciuti!”, pronunciata dopo che una ricca borghese le propone di diventare squillo di lusso per arrotondare lo stipendio, e le suggerisce come primo cliente proprio un alto prelato. Da notare poi che sull’autobus sempre la Koll fa eccitare un povero pretino di colore, che poi, spretato, ritroverà ad un rave party orgiastico e col quale copulerà duro duro. Senza contare - altra scena - l’accoppiamento all’aperto tra le calli veneziane, mentre un gruppo di suore passa a pochi centimetri di distanza dai due amanti. Chissà che vergogna oggi a ripensare a quelle scene “anticlericali”…porella! :oops:
Pellicola tra le più spinte di tutta la filmografia brassiana erotica post La Chiave, in alcune scene il confine con l’hard è decisamente molto labile, nonostante i falli di resina (ma non sempre: ad esempio la VHS che la Koll ed il marito guardano per ingrifarsi mostra vere penetrazioni, così come la fellatio che si intravede brevemente durante la festa discotecara è indubitabilmente “live”).
Nonostante il registro lieve e spudorato, rimane comunque molto forte la sequenza del rave party, degna di un film drammatico. Si prova disagio per lo stordimento della Koll che, bombardata da alcol, sesso selvaggio e droga (la pasticca di ecstasy), telefona al marito mentre millemila uomini la palpeggiano, con l’intento preciso di umliarlo, ma poi, in preda al pianto e agli svenimenti, fugge via disperata. Molto bella la chiusa con l’alba che sopraggiunge e la musica assordante che viene spazzata via dal cinguettìo degli uccelli, una sorta di quiete dopo la tempesta.
Le musiche sono di Pino Donaggio, anziché del solito Riz Ortolani, e rievocano in qualche modo il Mozart a cui il titolo del film rende omaggio.