Cruising (William Friedkin, 1980)

Ma io di sto film non ho mai capito una cosa: ma chi o che cosa rappresenterebbe il nero in mutande con cappello texano che picchia Al Pacino e l’altro tipo nella sequenza dell’interrogatorio?

Premettendo caro Stubby che pure io continuo ad avere molti dubbi su molte cose… ed ho letto pure il romanzo dove è stata omessa nel film la parte in cuiAl Pacino una notte uccide un poliziotto che pensava fosse il maniaco, se ben ricordo, comunque io penso che per cio’ a cui facevi riferimento essendo il sospettato un omosessuale “passivo” e molto pauroso, gli mandano apposta il negro muscoloso per spaventarlo e fargli intendere che, se non parlava lo avrebbero fatto ammazzare di botte ed altro, almeno, io l’ho capita cosi’… poi non so, magari qualcun’altro avrà un’interpretazione diversa! :confused:

Boh mi pare evidente che sia un poliziotto anche lui, fa parte dei tentativi di far crollare il sospetto. Si tratta comunque di una sorta di gag surreale, il film se ci pensate bene è pieno di trovate bizzarre in puro Friedkin style.

Quoto Tuchulcha, del resto è facilmente intuibile, anche da come Pacino si rivolge poi al tizio in questione…
P.S. Jurgensen, in uno dei documentari, dice che in sostanza la scena è tratta “paro paro” da un interrogatorio reale! E lui era al posto di Pacino…

Ovviamente io ho dato per scontato che si trattasse diun poliziotto o comunque di un loro collaboratore, come si capisce dal dialogo dopo tra Pacino e questi… quando gli butta il cappello da cow-boy dalla finestra!:wink:

Non me lo ricordavo, stasera rivedendo The Frech Connection ho notato Jurgensen in una piccola parte. Divenne da allora uno dei principali consulenti di Friedkin su “usi e costumi” del NYPD.

Visto sabato da DVD italiano. Non ho competenza per giudicarne l’integrità, ma comunque il DVD si vede molto bene e comunque mi pare meritorio l’aver riportato a galla un bel film come questo. Dico la mia, per quel che vale, sulle varie interpretazioni. Innanzitutto riguardandolo attentamente, l’omicida della prima vittima è decisamente la seconda vittima, capelli, fossetta sul mento, mi pare che non ci si possa proprio sbagliare. La mia interpretazione è che non esista un solo serial killer, ma un ambiente, quello dei club S&M che alla lunga genera dei personaggi violenti che degenerano diventando assassini. Quindi quello che ci mostra il regista sono una serie di omicidi, slegati fra loro (infatti poi cambia anche la “tipicità” delle vittime, il barba del cinemino) ma accomunati dall’ambiente in cui avvengono. Questo secondo me farebbe tornare anche il finale in cui Pacino (dopo aver a lungo frequentato quegli ambienti) ne appare anch’esso influenzato. Riguardo l’ultimo omicidio (è stato Pacino ? è stato il fidanzato geloso ?) lo tovo simbolico, il ricciolino era l’unico personaggio che non risultava per nulla sordido, o quanto meno è sempre comparso in situazioni solari, “normali”. Il suo omicidio mi è parso più un modo di uccidere la speranza di “normalità” in questi rapporti. Forse suona un po’ come complotto pluto-giudaico-massonico-fascio-cristiano, ma io l’ho vista così. Non so se Friedkin possa essere considerato una specie di crociato anti perversione, non ne conosco l’aspetto politico.

Dubito che Friedkin abbia fatto il film come monito “anti”, almeno non mi ha mai dato, tra interviste e scritti, l’idea del bigottone. Però considerando la nazionalità, non si sa mai… :smiley:

A dirla tutta, è vero che confonde le acque con la fisionomia dell’omicida (usò più attori per la parte e la somiglianza fra il killer del motel è la seconda vittima è impressionante, probabile sia la stessa persona); ma è altrettanto vero che ad ogni delitto canticchia la stessa canzone e che la voce che usa durante gli approcci e nelle uccisioni è quella del padre di Stuey, indi l’idea che ci sia più di un maniaco frana. Credo non lo si debba prendere alla lettera, è un film visionario e volutamente intriso di simbolismi difficili da decifrare (e il fatto che il montaggio da noi visionato sia ultracut rispetto a come lo aveva concepito il regista non aiuta).

Rullo di tamburi, squillino le trombe, ecco il filmone di Friedkin in br! Ovviamente edizione estera, ed ennesimo colpaccio Arrow. Che ci propone un nuovo master, approvato dal regista, che toglie i vari filtri presenti nel (pur ottimo) dvd. Colori naturali, quidi: una vera bomba. Rece su www.dvdbeaver.com/film6/blu-ray_reviews_76/cruising_blu-ray.htm

Differenze fra dvd Warner e br Arrow su www.movie-censorship.com/report.php?ID=460327

consiglio a todo el pueblo interior. leather bar, un curiosissimo documentario che mostra un dietro le quinte del folle tentativo di ricostruire, copioni d’antan alla mano, i 40’ di tagli imposti dalla MPAA per scongiurare la X. di questa più o meno possibile filologia ne vediamo più il processo del prodotto (che comunque non si fa pregare e rende l’idea, pur trattandosi di circa 5’ parcellizzati lungo un’ora), che funge da pretesto per far emergere interessanti ipocrisie contraddizioni e paradossi legati alla rappresentazione del sesso nel cinema e all’approccio ideologico che si tende ad averne ancora oggi nella vita (l’idea è che 50 anni siano trascorsi all’indietro).
in attesa che bill o chi per lui tiri fuori dal congelatore una rough cut, un ottimo implemento.

Parli del film di James Franco? Operazione curiosissima, che a tutt’oggi non sono riuscito a recuperare. Comunque, gli spezzoni tagliati a suo tempo dal lavoro di Friedkin, possiamo scordarli. Mi sa che resteranno nella cantina del regista, anche dopo la sua morte… :pensive:

Posso dire una cosa? Pur sapendo che Pacino è un titano, era un po’ troppo grande per il film. Aveva già 40 anni (e li dimostrava tutti), mentre nel romanzo, se ricordo bene, il protagonista non ha neanche 30 anni. Ora sono cosciente che se il film venne fatto fu probabilmente proprio per la presenza del divo che smosse finanziamenti che altrimenti non sarebbero mai arrivati. La reazione della comunità gay fu, tanto per cambiare quando si tratta degli USA, a dir poco eccessiva. Io ho parlato con persone che han vissuto quel periodo a NY e mi han confermato che la situazione era sostanzialmente quella. Non che tutti la vivessero, certo, ma mi han raccontato che la maggior parte dei locali gay erano più o meno tutti di quel tipo a NY (città allora estremamente degradata in generale).

p.s.: Mi sono state raccontate delle cose che succedevano in locali simili che non posso riferire neanche qui! :flushed:

p.s. n°2: In realtà potrei anche scriverle… :innocent:

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prego…

non so se ci avete mai fatto caso, ma la somiglianza di pacino col battiato di quel periodo qui è schiacciante

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Anche un po’ Lou Reed, se vogliamo… :wink:Rodar ha ragione, e viene detto dallo stesso personaggio di Sorvino, quando parla col protagonista : scelto in quanto le vittime erano “late 20s” (sotto i 30 anni, insomma). Ma Pacino aveva 39 anni, all’epoca. Coetaneo di Paul Sorvino, appunto. Che pare invece sui 50. In quanto ai leather bar di NY: erano una realtà della scena omosex d’epoca. Molti di essi, gestiti dalla mafia. E situati in zone periferiche, quando non malfamate. Insomma, posti per chi cercava “emozioni forti”. Ma parliamo di attività sessuali fra adulti, e consenzienti. E purtroppo nei quali, va sottolineato senza moralismi né ipocrisia , l’AIDS si diffuse parecchio. Al tempo stesso, non erano certo il solo tipo di locali “per finocchi”. Ma cinematograficamente parlando, erano i più “spettacolari”, in ogni senso… :zipper_mouth_face::shushing_face::see_no_evil::speak_no_evil::hear_no_evil:

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Questo film mi piace così tanto che mi fa quasi venire voglia di essere gay.
Per dire.

Capolavoro.

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E infatti all’epoca non venne ampiamente capito, dalla cosiddetta “comunità gay”, almeno quella che potremmo definire “mainstream”, che anzi dimostrò un moralismo d’accatto sconcertante. Quasi una “omofobia di ritorno”. Quando invece nel film si mostrano senza pregiudizi le varie sfaccettature dell’omosessualita’. Vedi per esempio, il personaggio del vicino di casa. Ma il sensazionalismo legato ai giubbotti di pelle nera, al popper inalato, ai fazzoletti colorati, e alle inculate (pardon, ladies and gentlemen), tutta roba che sconvolge al più i baciapile più ottusi, prese il sopravvento. “Cruising”, va detto dopo più di 40(!!) anni, è un’opera SPLENDIDAMENTE “frocia”. Piaccia, o no. Che omo, etero, bi, trans ecc. finalmente lo capiscano. E se non lo comprendono, peggio per loro… :shushing_face::sunglasses::tumbler_glass:

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per tacere della prima volta su uno schermo mainstream di sua maestà il fisting in una scena davvero degna delle sbarellate orgiastiche del caligola brassian-guccioniano, pratica che in quell’epoca non credo avesse già fatto capolino nelle sale a luci rosse (la sua primissima apparizione esplicita è in un corto sperimentale del 1976 di monte cazazza, mondo homo, ma non credo siano mai approdate scene di quella pratica nelle nostre sale) che credo abbia fatto rizzare il pelo anche agli spettatori di più larghe vedute

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Ho cercato notizie, ma non si trova proprio niente. Il nome del regista te lo sei inventato o si chiamava veramente così?