Hae-joon è un detective che lavora a Busan ma nei fine settimana torna dalla moglie ad Ipo, dove quest’ultima lavora come addetta al controllo per la locale centrale nucleare.
Nella vita privata e lavorativa ha un attitudine coscienziosa e responsabile, ma qualcosa cambia profondamente in lui quando deve indagare su un apparente suicidio compiuto da un funzionario dell’ufficio immigrazione in pensione.
Sospettata di ciò che potrebbe essere, invece, un omicidio in piena regola è la moglie del funzionario. Hae-joon si mette così ad indagare la sospettata con la consueta professionalità ma - ben presto- si comincerà a domandare se gli appostamenti che compie per osservare la giovane donna siano dettati da spirito professionale o da un desiderio -inconfessabile- di vederla e di starle vicino…
Il regista mette a segno un altro centro! Sceneggiatura cristallina (e anche ironica, cosa inusuale per il regista della trilogia della vendetta), montaggio favoloso per un film nostalgico, ma moderno. Qualcun altro lo ha visto?
Io l’ho visto, che nonostante ci provi ogni volta pieno di buona volontà, non riesco proprio ad entrare completamente in sintonia a livello culturale e empatico con il cinema orientale, ma è un problema mio quindi mi limiterò a parlare del film.
Pellicola Hitchckochiana senza dubbio e più precisamente per me il riferimento è “La donna che visse due volte”. Giocata su tutta una serie di dualismi (Corea/Cina, Moglie-Marito/Amante, Assassina/innocente, Detective/Innamorato) e di coppie che si formano e si disfano durante tutto il film, è anche un film di sguardi che tutto scrutano, che si cercano, talvolta sguardi impossibili nella realtà, ma possibili nella finzione cinematografica.
Tecnicamente impeccabile, anzi, forse il rischio è che si piaccia un po’ troppo e si perda un po’ di vista la storia, ma poi quella sequenza finale di straordinaria bellezza rimette tutto a posto e in pace. Lei che sembrava quella in balia degli eventi in realtà è in pieno controllo degli elementi e del suo destino, a differenza di lui che si trova completamente perso fra le risacche del mare che tutto inghiotte.
Oh si alla fine mi è piaciuto, ma non è riuscito ad emozionarmi più di tanto, colpa mia ? Molto probabile.
Per me nella filmografia di Park Chan-Wook questo film (pur bello) sta all’ultimo posto (Stoker non lo considero neanche).
“I’m a cyborg, but that’s ok” mi è piaciuto molto ma molto di più, per dire.
Questo film è ovviamente (trattandosi di Park) girato e fotografato benissimo ma non mi ha scaldato il cuore, ecco.
A parte il finale. Il finale è davvero bello e potente.
Dopo aver visto il film ho letto moltissime recensioni positive che ne parlavano quasi come di un capolavoro, e mi sono sentito un po’ idiota e con la sensazione che mi fosse sfuggito qualcosa (chissà, magari durante la visione avevo un po’ d’influenza o altre cose per la testa) quindi ho deciso che lo riguarderò al più presto, può darsi che il mio giudizio cambierà.
Visto in sala ieri sera. Personalmente il miglior film dell’ultimo periodo (re-visioni a parte).
Wook tecnicamente tocca vette altissime. Concordo con il rimando a Vertigo ma aggiungo anche qualche inevitabile rimando a “Il grande sonno”.
La parte migliore del film a mio parere è la caratterizzazione del personaggio femminile. Una figura psicologicamente devastante con le sue incoerenze, il narcisismo estremo e il suo essere al contempo assolutamente perturbante. Sceneggiatura perfettamente ritmata (a parte un brevissimo periodo di stasi penso quasi cercato dal regista) ma ininfluente nel corpo complessivo del film che ha anche un minutaggio considerevole (sopra le due ore).
Bello, anzi bellissimo per i miei gusti. Duro e poetico. Quasi perfetto.