El hombre de los hongos (Roberto Gavaldón, 1976)

Mi è piaciuto molto questo film di feroce critica e rivalsa sociale, ambientato in messico nei primi decenni dell’ottocento, in una nobiltà di ricchi coloni rurali che possiedono piantagioni di canna da zucchero in un angolo sperduto di giungla.
I signori possiedono tutto e tutti, praticamente possono disporre della vita e della morte dei peones a loro piacimento.
In particolare il film si sofferma sulla figura dell’uomo dei funghi, un peone disperato disposto ad assaggiare in anticipo le varietà sconosciute di funghi raccolte nella foresta prima delle cene organizzate durante le frequenti feste della nobiltà della zona. Questi assaggiatori muoiono quasi tutti, nel corso del film ne vediamo molti fare questa fine terribile nell’indifferenza generale della famiglia che abita il palazzo signorile.
Un giorno il signore del luogo trova in una radura nella foresta un bimbo indigeno, lo chiama Gaspar e lo porta a casa, regalandolo come schiavo ad una delle sue bimbe ma di fatto crescendolo come un figlio, sebbene con le dovute differenze derivate dalla sua condizione di inferiorità (sia razziale che sociale).
Il tempo passa, i bambini diventano giovani adulti, e gli equilibri nell’aristocratica famiglia iniziano a sfaldarsi. La figura di Gaspar, che porta in sé una tensione di libertà, un che di selvaggio, una insofferenza verso le iniquità perpetrate quotidianamente, si scontra con la visione del mondo violenta e spietata di questa classe aristocratica che si ritiene superiore e tratta gli altri esseri umani in modo crudele, senza dare alcun valore alla loro vita.
Attorno a Gaspar nascono amori, odi e vendette, che culminano nel potentissimo finale, spietato e cinico come quello di Roma bene di Lizzani, ma ancor più apocalittico e visionario.

C’è anche una interessante scena psichaedelica che segue all’ingestione di un fungo allucinogeno.

Molto bello il parallelismo tra la figura della pantera, che simboleggia la natura libera e selvaggia, ed il personaggio di Gaspar.

Un film ben scritto che prende una posizione su alcune delle dinamiche del colonialismo, proponendo allo spettatore una catarsi lucida e spietata, terribile e liberatoria, che colpisce e non lascia indifferenti.

Cooproduzione tra messico e spagna, c’è il dvd messicano con sottotitoli inglesi ed una ventina di minuti di interviste come bonus.
https://www.amazon.com/Coleccion-IMCINE-Latin-America-subtitles/dp/B003VX8OW4

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Su youtube (senza sottotitoli):
https://www.youtube.com/watch?v=Ow8I8FOFe0g

grandi titoli di testa!
quasi quasi provo a vederlo, anche se tra qualità e lingua sembra un’impresa impossibile

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Beh, già dal nome del bambino e le sue origini così diverse, viene in mente il personaggio di Kaspar Hauser…

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Non ci avevo pensato, in effetti il film messicano è posteriore di un paio di anni a quello di Herzog. Molto diverso come film cmq, sia a livello di contenuti che di messa in scena.

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Si, ora mi riferivo piu che altro alla figura “storica” di Kaspar Hauser (non mi pare che sia un caso che in questo film si chiami proprio Gaspar), cioè di questo ragazzino trovato nella foresta che rappresenta la purezza primordiale, la diversità, la selvaggia e primigenia rappresentazione della libertà che si scontra con il mondo “civilizzato” fatto di classi e regole sociali, che attira curiosità, ammirazione, stupore, destabilizzazione, odii e paure, il tentativo di educarlo (di civilizzarlo) da parte di una società ritenuta evoluta e superiore (nonostante che quest’ultima si basi su pratiche assurde ed inumane come i testatori di funghi velenosi per la sicurezza e la bella vita altrui) che porta, come nella storia vera ma in modo ancor più drammatico anche nel film di Herzog alla destabilizzazione finale dei cardini sui quali la società “evoluta” si basava comodamente fino ad allora (tanto che, nella verità storica Kaspar / Gaspar si ritiene che verrà fatto fuori “per la sicurezza” e la stabilità dei valori della classe borghese)

Non so se il film messicano si rifaccia a quello di Herzog, ma peerlomeno nella figura “vera” del Kaspar Hauser storico ci ho rivisto veramente molti punti in comune

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alla fine sono riuscito a vederlo, bellissimo!
essendo in spagnolo secco mi sono perso sicuramente tante cose ma la storia è abbastanza semplice e in qualche modo si segue, ricorda un po’ i film di Bunuel come tematica
inoltre è un film visivamente molto bello, sia per l’ambientazione e la scenografia, e sia perchè il regista è bravo, quindi contrariamente a quello che si può pensare è una visione piacevolissima e scorrevole
aggiungo infine che si respira anche una discreta morbosità, per cui in definitiva lo consiglio caldamente!

ps il protagonista è niente meno che il detective Ricardo Tubbs di Miami Vice

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