Gabriel Pontello

Da Parigi a Praga a Berlino, di fiera in fiera, lui c’era sempre. Almeno fino a pochi anni fa, per quello che mi è dato di sapere. Lo si trovava stravaccato sul divano di turno, grosso e grasso, con l’immancabile sigaro e il sorriso sarcastico da ‘dopo di me il diluvio’. E tutti sapevano chi era: monsieur Pontello, un uomo larger than life simile al Kane di Orson Welles.
Probabilmente Pontello era l’eroe di tutti quelli che si trovavano al Venus parigino del 2006 come alla fiera erotica di Praga dieci anni dopo, lui lo sapeva bene. E per questo non lesinava risate, saluti e selfie.
Con lui la domanda del ‘whatever happened to’ non ha ragion d’essere, perchè c’è, c’era e probabilmente ci sarà, per lo meno alle fiere.
Un po’ lo hanno premiato (nel 1998 al Venus si prese quello che potrebbe essere definito un ‘riconoscimento alla carriera’), un po’ lo hanno invitato, un po’ ci va comunque, perché non può non esser ben accetto. Non se arriva anche accompagnato dalla famiglia tutta, moglie e figlie ‘classy’, che sanno bene dove si trovano. Pur essendo, chiaro, fuori dal business. Tranne nelle occasioni in cui lui, Supersex, era solito invitare a casa sua alcune delle ‘protette’ per eventi di famiglia, quali il compleanno della moglie. Un pioniere, Gabriel, dotato di grande carisma: se lo assecondavi avevi shooting fotografici, servizi soft, saloni erotici, quindi passavi alle scene hard, molto hard. La trafila era questa, quando lui era ‘il re’.
Molti gli devono tutto: Christopher Clark fu incentivato finanziariamente da Pontello (era il 1981), lo ha ricordato lo stesso Clark in un’intervista del 2009. Di Rocco sappiamo bene (anche se i ben informati precisano: i due non si videro per la prima volta al ‘106’, bensì al ristorante italiano dove Rocco faceva il ‘pizzaiolo’). E le ragazze? O meglio, le attrici? Le Marilyn Jess, le Olinka Hardiman?
Ma non solo. Un Pontello è per sempre: lo era negli anni 70 con Brigitte Lahaie, lo era negli 80 con Moana, s’è dato da fare per restarlo nei 90, dove s’è piazzato dietro alla videocamera, eppoi eccolo a girare shooting speciali per le testate giornalistiche e online di ogni dove: a Praga, nel 2003, i fotografi di un sito italiano, allora leader nell’adult entertainment e sempre ‘sul pezzo’, realizzarono video esclusivi di Supersex con le ‘nostre’ Ursula Cavalcanti e Heidi Cassini…la temperatura era molto alta in quello stand…
Perché Pontello era uno che ‘si dava’, uno disponibile. E diciamolo.

Pur tuttavia, per ogni angioletto spunta sempre un diavoletto, e Gabriel non fa eccezione. Gabriel che di comportamenti sopra le righe ne ha sempre avuti. E si sa, se ci si comporta male - con le attrici, ad esempio - poi le voci girano. Ed il porno è, come diceva un illustre giornalista di settore, ‘come un circolo del cucito’: tutti sanno tutto degli altri. E ne parlano.
Come ad esempio quella volta nel 1984, a Parigi, quando prese a schiaffi Olinka Hardiman. A raccontarcelo è Pierre Woodman, uno dei maggiori registi del settore oggi e talentuoso fotografo fashion prima, hot poi. Vuole la storia che Woodman fosse, all’epoca, ancora appartenente al corpo di polizia parigino in cui s’era trattenuto dopo aver svolto il servizio militare. Era uomo d’ordine, Pierre, con poche ma interessanti conoscenze nel mondo del porno: Brigitte Lahaie, Piotr Stanislas, Michel Ricaud. Era un universo che frequentava, l’hard, ancora come ‘ospite’ occasionale. Fu così in veste di poliziotto che, raggiungendo il set in cui si trovava Olinka, si trovò dapprima sbeffeggiato da Pontello, che lo canzonò per la sua divisa e lo incitò a ‘decidere da quale parte volesse stare’ (conoscendo evidentemente le frequentazioni hot di Pierre), mollando poi un altro ceffone ad Olinka, in lacrime.
Il fatto è, com’ha a avuto ad ammettere Chris Clark, che già allora, negli anni 80, l’hard proposto da Pontello come attore era estremo, più ‘duro’ del consueto. La sua gestualità, il modo di ‘usare’ i corpi delle attrici, quel ghigno sadico che gli si vede stampato in faccia non passavano inosservati. E se uno spettatore poteva, dall’esterno, empatizzare con questa figura ‘maschia’ e impavida, le cose viste dai ‘colleghi’ erano evidentemente diverse.
Un episodio in particolare la dice lunga sulle preferenze sessuali del nostro, tanto per far capire che quel suo modo di performare non era finzione, ma vera e propria ‘rude’ attitudine di vita privata: siamo nel 1987, il film è ‘Capri Vacation’, il regista è Mario Salieri. C’è un problema sul set: Pontello è giù di forma, e, da brava primadonna, esige di rimanere solo per alcuni minuti con Joy Karin’s, incaricando quest’ultima di aiutarlo a raggiungere l’erezione. Di fronte a questa imposizione di blocco delle riprese, Salieri, esasperato, acconsente, non prima di aver dato una sonora botta alla telecamera…Joy viene dunque invitata da Pontello a fargli un fisting, ovviamente anale, onde eccitarlo, e lei esegue con successo ma…perdendo le sue unghie finte proprio là dentro…

A Pontello piaceva il sesso estremo dunque: farlo, riceverlo, farlo fare anche sul set: ecco dunque spiegato quello che era il suo ‘fetish’ autoriale, quando cominciò a realizzare da regista, negli anni 90, video di ‘sesso bizzarro’ per etichette quali DBM (Dino’s Blue Movie) e Videorama, tutte all’insegna di pratiche quali doppia penetrazione, pissing, fisting, bdsm.
Va detto che le attrici erano, ovviamente, selezionare tramite casting forse fin troppo soft rispetto a quello che poi avrebbero dovuto sostenere nei video veri e propri…i nomi delle ragazze che ebbero a lamentarsi di ‘ciò che succedeva nei set di Pontello’ era dunque nutrito, dalle esordienti (Daniella Rush in ‘Faust Fucker’, 1999) alle semplici testimoni dei comportamenti di Gabriel sul posto di lavoro (Zara White, allora moglie di Roberto Malone).
Ad ogni modo ‘le esuberanze’ del nostro non erano riservate solo alle attrici: anche ai maschi capitava di andarci di mezzo. Come quella volta in cui, racconta Raffaela Anderson, un suo partner di scena rischiò di essere preso a sassate perché, non avendo l’erezione, aveva cominciato a perdere la calma, alterandosi. Raffaela aveva conosciuto Pontello tramite un tizio che l’aveva provinata, ‘il suo magnaccia’ come lo chiama lei nel suo libro: tanto per capire l’ambiente in cui si svolgeva il tutto…
Ci si potrebbe chiedere, a questo punto, come faceva il nostro Supersex ad esercitare liberamente il suo esagerato gusto personale nei film che dirigeva. E’ presto detto: il ‘concept’ che stava alla base di questo tipo di produzioni, all’inizio degli anni 90, era nelle mani del tedesco Harry S. Morgan, vero pioniere nella realizzazione di video a tematica estrema su nastro magnetico. Morgan - autore anche di thriller, tra l’altro - stabilì una partnership ‘produttiva’ con Pontello, delegando a quest’ultimo il ruolo di ‘scrittore’ e operatore di ripresa per determinati titoli, da girare nella più totale libertà creativa. A differenza di Jean-Pierre Armand, che praticò negli anni 90 del sesso bdsm in diversi film parlandone poi con imbarazzo, Gabriel ideò anche un suo marchio personale, la Top Sensations: il logo consisteva, of course, nella sua bella faccia ghignante col sigaro in bocca…
Prendiamo col beneficio del dubbio la notizia per cui, tra i vari eccessi esercitati in questi set, si sia verificata anche l’accidentale e parziale bruciatura delle piccole labbra di un’attrice tramite accendino…autore della dichiarazione è il già citato Pierre Woodman, fonte massimamente autorevole dunque. La gravità della cosa - e l’assenza del nome dell’attrice in questione - per questa volta mi lascia comunque legittimamente scettico, se non altro per scrupolo di coscienza.

A monte di tutto questo, è chiaro il motivo per cui, oggi, il nome del ‘secondo’ Pontello - quello successivo ai bei tempi di Supersex e alla prima parte degli anni 80, per capirci - non venga celebrato su scala mondiale: il nostro ha relegato il proprio catalogo ad un genere di nicchia, che non può fisiologicamente superare il confine dell’hard comunemente inteso.
Va però ricordato che in tutti i saloni erotici celebrati annualmente esiste un settore adibito alle produzioni estreme con relativi premi da assegnare ai migliori registi e performer: riconoscimenti dunque paritari a quelli consegnati a forme di porno più ‘castigate’ o ‘commerciali’ per così dire. Ed è proprio in quest’ambito che Pontello ha mantenuto voce in capitolo, seppur tra continue polemiche che hanno avuto l’effetto di dover rinnovare di volta in volta i cast quasi per intero: sono pochissimi i nomi ricorrenti nei suoi film, a conferma di chi sostiene che, chi ha avuto a che fare una volta col Pontello regista, preferisce generalmente non ripetere l’esperienza.

Ma dove vive oggi Pontello? Provenza, pare…in discrete condizioni economiche.
L’attività di regista può dirsi conclusa, per lo meno quella legata ai marchi bdsm consueti, anch’essi venutisi a logorare col passare degli anni e la mancanza di flessibilità nel convertirsi al mercato digitale. Certi suoi progetti degli ultimi tempi hanno richiesto dei finanziamenti, chiesti un po’ qua un po’ là, con alterne fortune. E così colui che una volta dava i soldi per incentivare l’entrata dei giovanotti nel mondo del porno, in tempi recenti ha avuto lui bisogno di liquidità. Così va il mondo.

DVD e VHS di Gabriel Pontello disponibili su ebay:

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Anche questa è stata una lettura molto interessante (e per me, assoluto profano, piena di aneddoti). Non nego di essermi schiantato dalle risate quando ho letto del fisting con “smarrimento” :smiley:

Io pure :smiley:
Da aggiungere, sempre per avvalorare la tesi di performer amante dell’estremo, la scena di pissing e scat che vede Marina Lotar ‘vittima’ degli istinti di Pontello ne ‘L’amore e la bestia’…

Film che nel frattempo si è confermato essere stato diretto da Andrea Bianchi, che all’epoca aveva tra l’altro una relazione con la citata Marina Hedman.

Ho chiesto di Pontello…“volevo” Pontello…e caspita se ce l’ho avuto?! “Razione” di aneddoti ottima e abbondante, come il miglior rancio proprio. Meno male che Alessio Spina, in questo forum, C’E’!! Leggendo poi del fisting praticatogli dalla Karin’s, bè, ho proprio spalancato gli occhi. Il Rocco nazionale una cosa simile non se la farebbe fare mai, su un set almeno (in privato…affaracci suoi!). Pontello aveva evidentemente una mentalità diversa, più aperta. E non solo quella, vien perfidamente da sottolineare. A questo punto mi sorge il piccolo dubbio che la “famigerata” scena con la Lotar forse NON era affatto simulata. Agli esperti l’ultima parola…
P.S. Comunque, altre info su vita e carriera del francese…le gradisco!

La relazione è un fatto emerso dopo la pubblicazione di ‘Luce Rossa’, mi pare di capire…

Ma troppo buono :slight_smile:

Potremmo allora ricordare il ‘Pontello’s way’, ovvero la modalità con cui a Gabriel poteva capitare di fare scouting, reclutando nuove attrici per il suo business…un esempio è quello di Angel Kelly, una delle primissime afro-americane nel porno a stelle e strisce.
In un’intervista recuperata in una rivista hot dei primissimi ‘90, la ragazza parla del suo ‘approccio’ con ‘lo stallone francese’ (dice lei) che conobbe in un hotel di Manhattan nel 1981, dove svolgeva servizio di cameriera. Lui la adocchiò e cominciò a farle una corte serrata, utilizzando tutto il suo charme e discorrendo diffusamente sulle sue conoscenze nell’ambiente del cinema…impressionata, Pamela (questo il vero nome di Angel Kelly) finì per cedere, accettando le avances di Supersex che si trovava in quel periodo negli States per girare un film con Seka (uno Swedish Erotica, direi, secondo la mia analisi).
‘Mi disse che ero proprio una gran figa, e che come cameriera ero sprecata. Se lo volevo avrebbe potuto aiutarmi, mi avrebbe introdotto nel mondo del cinema…’
Tutti contenti, allora. Eccetto per un fatto: Pontello si era dimenticato di specificare di quale tipo di cinema si trattava…dunque quando la ragazza si recò all’indirizzo segnalatole dal suo benefattore si trovò a sua insaputa nel bel mezzo del set di un porno, infuriata con Gabriel che, puntualmente, non si faceva trovare in giro…
A sistemare la cosa ci pensò Seka, che fece un discorso motivazionale a Pamela incentrato sull’ammontare dei quattrini che giravano nel settore. In men che non si dica, la futura Angel Kelly era prontissima per la sua prima scena interracial!
Nei giorni successivi, incrociando Pontello negli studios, la ragazza fu accolta dal sorriso sornione del nostro, che le disse ‘Vedi che ci sei portata…’

Parlando invece della fatidica scena ‘estrema’ con Marina, mi limito al mio parere personale maturato da numerose osservazioni della stessa…
Per l’intera durata la donna è totalmente passiva, immobile, sembrerebbe stordita o comunque non presente (incosciente?) di fronte al getto diffuso della golden shower di Gabriel, che infatti fa il suo comodo in totale tranquillità, innaffiandola a mo’ di giardino.
Vengono in mente le parole di Brunello Chiodetti riportate in ‘Luce Rossa’, secondo le quali ‘le hanno fatto fare di tutto di più’.
Analizzando poi il segmento ‘scat’ della scena, va specificato che, in parole povere, Pontello ‘non la fa’ addosso alla svedese: se si guarda con attenzione si evince - almeno, così mi pare - che 'lo scarico’ avviene sulla destra della testa di lei, ferma restando la sensazione che Marina non s’accorga proprio di nulla. Lo strano è che, quando verso la fine della performance gira la testa per prodursi in una blanda ricerca ‘alla cieca’ dei genitali di Gabriel, la parte sinistra del suo volto (ovvero la destra, per chi guarda lo schermo) non reca tracce apparenti di contatto con 'sostanze sospette’: segno che interpreto come ulteriore dimostrazione della estraneità della defecazione rispetto al viso/braccio teso verso l’esterno.
La mia idea è che, forse, il pissing poteva pure essere previsto nella ‘sceneggiatura’, mentre il resto sia stato figlio dell’improvvisazione dell’attore francese in vena di infierire.

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Impeccabile e prodigo, sono compiaciuto e basito. Bando alle ciance, Alessio: mi sa che la tua conoscenza è tale, che ci scapparebbe un altro tomo…

Mah non son sicuro sul fatto della conoscenza. Certo ‘leggo, mi tengo informado’ (rivolgendo al maschile ciociaro la considerazione fatta da Adriana Russo di fronte all’atteggiamento liberale di Vito Cicchetti/Ermanno Mordini in ‘Ricchi ricchissimi…praticamente in mutande’ :D) ma l’hard è un vero mare magnum, prima di passare all’atto suggellatore che può comportare uno scritto si rischia di perdersi in un mare di ‘pare’, ‘dicono’, e falsi ricordi.
Non che non mi sia mai venuta in mente l’idea di una ‘archiviazione’, ma sarebbe per forza di cose parziale. Più adatta, forse, la forma ‘articolo di approfondimento cartaceo’, cosa che per altro ho fatto con entusiasmo e fiducia. In Italia però è venuta a mancare completamente la stampa di settore, e anche nell’ipotesi di tentare una pubblicazione più ‘importante’ credo che lo scoglio d’una casa editrice potrebbe rivelarsi un Titanic, più che un semplice scoglio.
Ma a monte di questo la cosa migliore sarebbe quella di poter coniugare quello che uno può apprendere dalla visione critica dei film - perchè una visione critica dell’hard è possibile - con testimonianze dirette…e qui casca l’asino, per una serie infinita di ragioni…aggiungendo poi che, in definitiva, tutto 'sto lavoro…troverebbe l’interesse di un pubblico là fuori? Per esperienza ti dico che ne dubito :wink:
Ciò nonostante l’ho fatto, continuo a farlo e lo farò volentieri, perchè mi piace occuparmene. Con il proposito di riuscire a farlo sempre meglio, in modo puntuale, possibilmente con l’aiuto/supporto di quanti abbiano la stessa passione.

Dici bene, purtroppo. Il vero grande problema è il pubblico. In giro ci sono sicuramente curiosi e/o appassionati. Sufficienti per giustificare la pubblicazione di un volume? Forse no…

Più che altro penso che ogni iniziativa in questo senso sarebbe autoreferenziale, nel senso che tra appassionati del settore ci si conosce un po’ già tutti (o quasi) :slight_smile: Comunque non escludo nulla, anche perchè la carta stampata oggettivamente ha il suo fascino e ‘val bene’ uno sforzo. Però fa riflettere, per esempio, che all’estero una pubblicazione cartacea a luci rosse esca ancora, dopo più di 40 anni (Hustler) mentre qua un mensile patinato, commerciale e sostenuto economicamente dal fratellone americano (senza contare che metà delle sue pagine erano sponsor) chiuda comunque i battenti (Rolling Stone). Parliamo dello stesso mondo con gli stessi luoghi comuni (ormai i giornali non si compran più, tutto si fa via Internet eccetera)…però, laddove l’hard è un’industria, ebbene quell’industria (del porno) ha migliori fatturati di un’industria italiana di ‘moda, musica e spettacolo’ di seconda mano (perchè campata ‘da terzi’). Con tutto quello che comporta in termini di pubblicazioni, addetti ai lavori eccetera. Da noi l’unico marchio che produce è la CentoxCento perchè, avvalendosi di non professionisti, gli attori non deve pagarli. E comunque i suoi bravi costi ce li ha. Come ti dicevo, non c’è proprio il settore, quindi manca, in conseguenza di ciò, anche la coscienza di poterlo valorizzare questo settore (attraverso pubblicazioni, per esempio). Altrimenti Rocco che c’andava a fare, a Los Angeles? E Valentina Nappi, se ne poteva rimanere a girare porno qua, no? Oppure, chessò, Salieri non se ne sarebbe andato di certo in Ungheria a stabilire il suo quartier generale, utilizzando casting in loco per le sue produzioni (e tagliando quindi fuori tutte le aspiranti pornostar tricolori, a meno che non vogliano farsi un viaggetto a Budapest) :rolleyes:

Sono l’ultimo a poter parlare, ma mi sembra che il libro “Luce rossa” abbia raccolto e vinto questa sfida.

Mi sembra che anche in questo caso, come dimostra il libro sopra citato, la battaglia si possa vincere. Se ci sono i presupposti, beninteso.

Boh, non so quali siano le tue esperienze, ma “Luce rossa” ha venduto bene, al di sopra delle previsioni per un argomento così di nicchia. E’ stato cioè acquistato anche da lettori non specialisti e al di fuori della cerchia dei soliti noti. Ho ricevuto molte conferme in tal senso, e mi hanno contattato anche alcune persone che non avevo mai conosciuto. Forse anche perché del libro hanno parlato molti quotidiani, riviste e trasmissioni radio-televisive.

Riguardo ‘Luce Rossa’ l’importanza del libro è e rimarrà oggettivamente inestimabile, perchè è andato a risolvere gran parte - se non quasi tutti - gli interrogativi che si ponevano gli appassionati da più di dieci anni, gettando altresì un ponte significativo per l’interpretazione del periodo di cui non si occupa nello specifico, ovvero quello successivo al 1984. Era da tempo che molte persone si aspettavano una lettura risolutiva e stimolante al tempo stesso, soprattutto perchè i tentativi fatti in precedenza si erano rivelati lacunosi e non immuni da errori che, ad una lettura attenta, sono parsi subito grossolani ai più.
Credo che il riporre fiducia editoriale al libro sia stata scelta acuta da parte dell’editore in questione, che ha evidentemente riconosciuto la qualità del testo.
Credo inoltre che l’attesa da parte degli interessati - più o meno manifestatisi in rete, più o meno conosciuti anche al di là dell’universo digitale - fosse alta, e pienamente esaudita. Secondo me questo libro chiude un’epoca, nel senso che si può veramente aggiungere poco - almeno per quanto ne posso sapere io - a quanto scritto, se non in tempi e modi tutti da definire.
La forza di ‘Luce Rossa’ è raccontare di un’epoca in cui il porno era ancora cinema, con un pubblico ‘cinematografico’ sensibile a questo ‘modus sentiendi’.
Qualunque altra indagine sull’hard a partire dall’ultimo scorcio degli '80 venga fatta andrà inevitabilmente a cozzare, col passare degli anni, con tale considerazione, poichè il relativo pubblico (e spesso gli addetti ai lavori per primi) non hanno avuto la cura di considerare ‘cinema’ ciò che facevano/vedevano…va da sè che, per come la vedo, il voler restituire dignità filologica a prodotti in cui, spesso, gli autori erani i primi a credere poco è cosa ardua: arduo provarci, arduo aspettarsi che un qualcuno sia del tuo stesso ‘credo’.
Ragion per cui ritengo che sarebbe interessante allargare l’indagine anche alle persone, alle loro storie, ‘umanizzare’ quelli che spesso sono stati derisi/e o insultati/e gratuitamente da chi - paradosso - pagava i soldi per noelggiare le loro vhs/dvd. Per un ragionamento del genere mi trovo, spesso, a considerare storie di attori stranieri: ecco dunque un nuovo fattore da considerare.
Non tralascio poi l’idea di un confronto con la produzione esclusivamente video, che però, se fatto, dovrà avere l’accortezza di non scadere nel mero reportage delle scene filmate (sappiamo bene che ciò è già stato fatto e come), andando ‘oltre’, al meccanismo umano e produttivo che animava (perchè comunque parliamo sempre di film, non di scene web) tale mercato.
Questo in brevissimo: ripeto, per quanto mi riguarda è un percorso che intendo seguire, senza aspettarmi un ‘seguito’ per i motivi elencati sopra (cinema non cinema, mancanza di motivazione nel proporre/visualizzare prodotti di qualità).
I forum web di settore possono essere, in questo senso, un buon ‘termometro’: non l’unico, ma uno specchio significativo. Se c’è/ci sarà interesse nel partecipare ad una discussione sono/sarò il primo ad esser contento, non da ‘esperto’ - cosa che non mi ritengo - ma da appassionato tra appassionati. Altrimenti, vorrà dire che continuerò le indagini altrove, tenendo conto di altri luoghi/non luoghi virtuali e reali, o per conto mio, perchè una cosa non mi manca: la motivazione.

Ho letto con piacere tutto il tread. Il reperimento di aneddoti reali (non delle solite bugie inventate da qualche millantatore) è sempre difficile. A fine anni 90, le uniche info sui film hard italici le avevo reperite su il dizionario del cinema italiano Gremese e su un piccolo libricino di Daniele Soffiati, Luci Rosse. Qualche altra info l’avevo trovata su Ciak (nella rubrica di Marcello Garofalo) ed avevo saputo dell’esistenza di Nocturno cinema, ma nelle edicole non l’avevo mai trovato. Poi arrivarono il Dizionario Stracult,i primi forum in rete, il libro Moana e le altre ed anche i primi numeri di Nocturno finalmente facili da trovare. Il Libro Luce Rossa mi ha permesso di fare il punto della situazione sul hard italico nel periodo di maggiore interesse, secondo me. Ultimamente sto leggendo i 2 volumi “visioni private”.

Ciao, puoi dirmi di cosa si tratta in particolare?

Pardon, mi son sbagliato…sono i 2 volumi “visioni proibite”

Volevo complimentarmi con Alessio per questo “dietro le quinte” su Gabriel Pontello, molto ben scritto e molto avvincente. Sul lato filmico del nostro Supersex non sono preparatissimo, per cui ho appreso con sgomento la notizia del mitico in una scena di scat! Mamma mia, che schiaffo… per quanto riguarda l’aspetto cartaceo, invece, sono un po’ più preparato: se qualcuno ha provato, negli ultimi anni, a fare una ricerca internet su Supersex si è probabilmente imbattuto in qualche mio scan o in qualche mio commento sui vari numeri. Per quanto riguarda la scena “rubata” con la Karin’s, mi sono sempre chiesto se fosse stato un fisting “completo”, piuttosto che, magari, “solamente” una o due dita: da qualche parte avevo letto che la Karin’s avesse perso solamente un’unghia.
Peccato che Pontello non abbia mai pensato di fare una biografia, chissà quante cose ne verrebbero fuori (sempre ammesso che non si ecceda nella pratica di “creare” la storia, più che raccontarla, e in più molti particolari, probabilmente , eviterebbe di raccontarli pubblicamente).
Ah, manca l’aneddoto di quando Sybille Rauch, nel 92, ottenne dal tribunale di Hannover il sequestro di un film a luci rosse durante il quale sarebbe stata violentata dal protagonista maschile in preda a ebbrezza da cocaina (indovinate chi era!)

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Un quesito per Voi espertissimi. Il regista uncredited dei primi mitici fotoromanzi di “Supersex” è stato forse il grande Andrea Bianchi in trasferta francese? Mi confermate che sia stato lui l’inventore del "grido di guerra IFIX TCHEN TCHEN? Un grazie in anticipo per l’illuminante conferma.

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Bianchi ha svolto varie mansioni uncredited in Francia, negli anni 70. Tra cui ,appunto, alcuni fotoromanzi della serie Supersex. Bisogna però anche ricordare che non fosse l’unico autore della serie, c’erano anche altri personaggi tra cui Olivier Mathot, che con Bianchì avrà modo di lavorare diverse volte lungo gli anni 80. Ergo, stabilire la paternità del motto demenziale è difficile.

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Ragazzi, siete grandi, non sapevo assolutamente che Andrea Bianchi avesse fatto qualche numero di Supersex. Nell’elenco degli attori e della produzione i (finti?) riferimenti sono sempre per Willy Stüve (regista) e Henk Leenders (fotografia).
Per quanto riguarda il grido di battaglia IFIX TCEN TCEN posso solo aggiungere che trattasi di un’evoluzione del primo ifis-cen-cen che appariva sulla seconda versione di Supersex del 1967, Supersex il fotofilm fanta-erotico. Il quindicinale era edito dalla Balsamo editore, e non essendoci nessun credito, ho sempre avuto il sospetto che il fotoromanzo fosse fatto in Italia, un po’ come la terza versione di Supersex che apparirà qualche anno dopo sul settimanale Menelik della Tattilo editrice.
Siccome sono sempre con le orecchie dritte per captare qualche informazione sulla realizzazione di Supersex da inserire nel mio blog, ne approfitto per domandare a Carlitos, che ha nominato il grande Olivier Mathot come uno degli autori della rivista, cosa intendesse esattamente: presumo intendesse che Mathot fosse uno dei finanziatori?
Da questo versante, mi ricordo che c’era in giro la voce che un altro dei finanziatori della rivista fosse Tony Morena, il quale chiedeva, in cambio, di apparire a volte come protagonista nelle scene d’amore!

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Pur non essendo un cultore del genere (tutt’altro), ne approfitto per farti i complimenti per il tuo blog che non può non essere visitato da chi almeno una volta ha avuto a che fare con il mondo dell’ifix tchen tchen.

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