Giovani cinefili vs. Vecchi babbioni

No, non è il titolo di un film che conosce solo pinocore… cosa avevate capito?? :swat:

La domanda la volevo fare nel topic di Inception ma sarebbe stata off topic quindi eccola qui in separata sede: ma questi “giovani” registi usciti negli ultimi 10-15 anni che ottengono un successo strepitoso di critica e pubblico sono o non sono dei bluff?
Perché gran parte della nuova critica si masturba coi film di Nolan, Wes Anderson o Michel Gondry, solo per dire i primi tre che mi vengono in mente e che reputo tre mediocri, mentre alcuni altri (i babbioni di cui sono evidentemente degno rappresentante, età anagrafica a parte) non riescono proprio a vederci niente di particolare?
La faccio ancora più facile ed evito di sbrodolare in altre 40 righe stile-Marcello: sono io che non colgo più nulla di nuovo o sono questi “autori” che hanno pochissimo da dire/dare? Boh.

è un discorso vecchio come il mondo… probabilmente già affrontato ai tempi dell’avvento della nuova hollywood americana o della nouvelle vague francese… certo adesso il panorama si è allargato al cinema di tutto il mondo e le influenze sono molteplici, anche se poi andiamo a (ri)guardare alcuni film giapponesi dei 60 e 70 si scopre che il cinema asiatico contemporaneo non è che abbia poi inventato molto…

gli autori da te citati a me piacciono (soprattutto Gondry - di cui ritengo almeno “Eternal sunshine of the spotless mind” sfiorare la perfezione tra i film dell’ultimo decennio - e Anderson… Nolan per me è troppo sopravvalutato, ma non ho ancora visto “Inception”), ma poi i registi che girano capolavori per me sono altri… penso allo Spike Lee de “La 25 ora” o al Burton di “Big Fish” e al Kim Ki Duk di “Ferro 3” e “Autunno, Inverno…” o “L’uomo senza passato” di Kaurismaki, “Dead man” di Jarmush o - ebbene si - anche il nostrano “Le conseguenze dell’amore” di Sorrentino… quindi se ti riferisci ai registi più giovani magari il tuo discorso mi trova anche d’accordo… ma se facciamo un discorso più ampio sul cinema contemporaneo no… anche se posso concordare sicuramente riguardo il numero inferiore di film memorabili rispetto a quanti ne venivano prodotti una volta…

Steed due cose, tanto in 'sto topic scriveremo quasi sicuramente solo io e te quindi…

  1. tu resti comunque un vecchio babbione anche se apprezzi i registi gggiovani :smiley:
  2. io non volevo allargare il discorso come hai fatto tu, se no diventa ingestibile e poco sensato per forza di cose; volevo riferirmi proprio a quei tre che ho citato, più al massimo altri due o tre che mi saranno sfuggiti.

Be’ prima di incavolarmi definisci meglio la categoria dei “vecchi babbioni” :smiley:
Ossia… Spike Lee è ormai un vecchio babbione? E Tim Burton e Jarmush? Me lo chiedo perché girando tutti e tre dai primi anni 80 da alcuni ggggiovani potrebbero essere definiti babbioni anche loro… oppure per “babbioni” intendi solo i coetanei di Manoel de Oliveira? :smiley:

Riguardo quei tre ho detto già la mia opinione: per me l’unico che ha sfiorato il capolavoro è Gondry… gli altri hanno un loro stile ma ancora devono dimostrare di saper sfornare capolavori che resteranno davvero nella storia del cinema… fatto salvo che non ho ancora visto Inception…

cmq ai 2 suddetti aggiungerei almento Paul Thomas Anderson… che un paio di quasi capolavori l’ha tirati fuori…

Vecchi babbioni non sono i registi, intendevo quelli -come me- che non riescono ad apprezzare questi nuovi pseudo-grandi registi…e comunque non è un fatto anagrafico, è una categoria.

Di Paul Thomas Anderson ricordo almeno un gran bel film, Magnolia chiaramente… non un capolavoro, per me: ma di certo da vedere. Non lo accomunerei personalmente agli altri tre, ma in linea teorica anche lui è del gruppo: stessa età e stesso successo di critica e pubblico, con qualche eccezione qua e là nelle filmografie:

Paul Thomas Anderson: 1970
Wes Anderson: 1969
Sofia Coppola: 1971 (cazzo me l’ero scordata, forse la peggiore del lotto!)
Christopher Nolan: 1970
Michel Gondry: 1963 (il più vecchio dei 5)

Però ci sono persone più grandi di noi (anche tra i forumisti) che apprezzano cmq questi registi nostri coetanei (soprattutto miei)… possibile che hai rimosso la cosa? :smiley:

Di Paul Thomas Anderson io considero un film importante anche “Boogie Nights”… tu l’hai visto?

Cmq se i gggiovani sono quelli più o meno miei coetanei dobbiamo aggiungere Aronofsky (69)

e forse anche Neil Burger di cui la data di nascita pare misteriosa ma non dovrebbe allontanarsi troppo da quella degli altri…
se poi analizziamo anche il versante europeo c’è Ozon (67) e i nostri Garrone (68) e Sorrentino (70)
i film di questi qui come li consideri? Li hai apprezzati appieno come un gggiovane o disprezzati come un vecchio babbione :smiley:

Boogie nights l’ho visto; effettivamente è un bel film, e mi porterebbe a togliere P.T.Anderson dall’elenco di questi pseudo-sopravvalutati… tanto un Anderson c’è già :swat:

Steed ripeto per la n-sima volta NON E’ UNA QUESTIONE ANAGRAFICA, il lato anagrafico vale per i registi, non per noi che guardiamo i film!
Di Ozon non mi pare di aver visto nulla, Neil Burger che è, un panino del McDonalds? :confused:
Aronofsky mi sembra che ancora non sia diciamo esploso, al botteghino intendo, quindi non lo inserirei. Stessa cosa per Garrone & Sorrentino: bravi tutti e due per carità, così averne. Ma oltre Ponte Chiasso ed escludendo il pubblico di fighetti dei festival nessuno sa chi cazzo siano, mentre quei 5 sono noti dappertutto, avendo fatto film che hanno girato il mondo ed incassato fantastilioni…

Sinceramente io faccio fatico a sbrodolare sui nuovi registi ( diciamo quelli emersi negli anni 2000) perchè ho 'sta insana convinzione che il valore reale di un film emerga almeno 20 anni dopo la sua uscita, a riprova della sua resistenza al tempo.
Se ci mettessimo a fare una lista di registi 40enni esaltati negli anni '80 e '90 e che ora, quando fanno un film, nessuno se li fila più ( e nessuno fila nemmeno i loro film dell’epoca d’oro), intaseremmo il topic.

Detto questo,a me sembra che adesso ci sia una critica molto più incompetente e senza basi culturali di quella di un tempo, ma forse è lo specchio dei film che si fanno.

Non vi dico di rileggervi le recensioni che negli anni '20 si facevano a Murnau o a Lang ( piene di parallelismi al mondo dell’arte tout court), ma almeno certi scritti degli anni '70 da Ombre Rosse o di adelio ferrero. Lì c’era una capacità analitica potente e spietata, che nei critici di oggi io non trovo. E c’era meno propensione al facile entusiasmo, all’elogio incondizionato del ‘nuovo’, forse perchè si sapeva che il nuovo doveva essere testato dallo scorrere del tempo.

Sinceramente io mi deprimo quando leggo che Nolan ( un bravo cineasta, ma nulla di più, per me) sarebbe il nuovo Kubrick. Basta fare un raffronto tra quello che Kubrick aveva fatto o stava facendo a 40 anni ( il dottor stranamore e 2001) e quello che il buon Nolan ha fatto. Chi si ricorderà di Inception tra 40 anni? Non possiamo saperlo, ma io scommetto che ci ricorderemo di più di 2001 o di Strangelove…

E io continuo comunque a trovare più innovativi gli ultimi Herzog o Cronenberg o Lynch, che i vari Wes e Paul Thomas e Christopher.

Secondo me non è una questione di registi giovani, non giovani, cinefili della prima ora con cinefili dell’ultima…dipende dai film, da quello che uno prova nel vedere un film, di quello che quel dato film gli trasmette…Arofnosky è un grande esempio (The wrestler è per me un capolavoro), così come Sorrentino, anche se giovanissimo non è…sono del parere che non bisogna chiudersi nei pregiudizi e parteggiare per un periodo particolare…

Diciamo che un film vale non per il regista, ma per l’atmosfera che ha, il messaggio, gli attori, che sono fondamentali per la credibilità di un film

Forse il punto è proprio quello che ha scritto areknames, cioè il facile entusiasmo dal quale si fanno prendere alcuni critici/spettatori dinanzi a qualche regista emergente.

Io non sono un critico ovviamente, ma davvero rimango di sasso leggendo sui giornali (oppure on line) certe recensioni entusiastiche per robette come Lost in translation o Il treno per Darjeeling; finché un certo pubblico va in brodo di giuggiole ok, lo posso capire ed anzi non c’è nulla di male; ma non è che la critica debba per forza andar dietro a questo entusiasmo, se no tra qualche tempo leggeremo che un film come Step Up 3D è un capolavoro… mah

Hai ragione… ormai la critica “va in brodo di giuggiole” per “Lost in translation” per due ragioni:
primo perché (grazie alla italica piaga delle raccomandazioni) tutti si improvvisano critici cinematografici pure se fino al giorno prima non avevano mai visto un film in vita loro…
secondo perché le critiche cinematografiche sui quotidiani, ma anche su altro tipo di giornali (specializzati e non), che un tempo avevano una certa rilevanza, ormai l’hanno persa del tutto, lasciando spazio al gossip che “tira di più” o riducendosi a piccole rubriche con recensioni di pochissime battute…

di Nolan, Wes Anderson o Michel Gondry,

Basta anziani… altro che “Non è un paese per vecchi”, questo è un paese di vecchi.
Ad ogni modo, caro nonno Renato il problema è come sempre legato a questa ridicola figura del critico più che ai registi.
Nello specifico, i 3 da te citati non li considero certamente nell’olimpo dei sommi, ma non penso nemmeno possano definirsi mediocri come dici tu.
Nolan a mio avviso può vantare nel suo curriculum un paio di ottimi film (Memento e Inception) e la miglior versione cinematografica di Batman (Il cavaliere oscuro).
Wes Anderson dalla sua può vantare 2 film stupendi come I Tenembaum e Fantastic Mr. Fox. L’idea di fare un film d’animazione con la tecnica del passo 1, di questi tempi, lo fa salire sicuramente di un gradino sopra la media. Inoltre di lui non ho visto il suo primo lungometraggio, ovvero Un colpo da dilettanti.
Di Gondry ho visto solo Eternal Sunshine of the Spotless Mind e Be kind rewind e li trovati senz’altro 2 ottimi film (in particolar modo il primo ).
Sono daccordo invece che Sofia Coppola sia sopravvalutata. Per quanto Lost in traslation mi piacque abbastanza.

Drugo davvero consideri una robetta come I Tenenbaum addirittura un ottimo film? Io al di là di una certa pulizia nello stile non ci riesco a vedere assolutamente nulla, per me non basta mettere ai personaggi degli strani occhiali o delle tute da ginnastica cool per creare uno stile… per me resta pura superficie con sotto il nulla. Poi oh, il discorso del paese per vecchi è relativo: secondo te perché convochiamo ancora un bollito come Zambrotta in nazionale? Per simpatia? No, lo facciamo perché in linea di massima i terzini gggiovani che abbiamo prodotto negli ultimi anni sono dei cani, ecco perché… ma non volevo spostare il discorso sul calcio come al solito, scusate :-p

Penso che dall’ottimo spunto di Renato, Areknames abbia significamente descritto la situazione che condivido pienamente.
Il discorso del film rimasto nel tempo è il valore tra i più oggettivi a nostra disposizione, parlando di una materia che è vincolata alla pura soggettività ed al trasporto impulsivo del momento. Quanti film ho visto che un tempo ritenevo inossidabili e prioritari hanno perso di significato e quanti di essi sono rimasti importanti se non migliorati?! Difficile essere irrevocabili nei giudizi al momento della visione. Pur comprendendo che, in un panorama di proposte cinematografiche attuali prevalentemente asfittiche, qualsiasi cosa superi appena la sufficienza di gradimento può essere interpretata come capolavoro, del resto così come nelle atre arti le idee magnifiche e gli esaltanti impeti sono state già, quasi tutte, snocciolate. Quindi il giudizio sugli autori citati è per me che C. Nolan risulta oltre che un ottimo regista, principalmente, un asservito dello show business Hollywoodiano che non gli permette di dire nulla di più di quello che gli è consentito (magari in futuro…); Wes Anderson è semplicemente il contraltare e l’antitesi di John Waters, il primo da luce a temi improbabili cari ad un ceto medio-alto di gente americana con una fotografia brillante e curata, Waters mette in gioco le estremizzazioni della gente americana nell’ottica della emarginazione sociale, con la differenza che ha un enorme coraggio a differenza di Wes Anderson nella provocazione etica e che di sicuro è già entrato nella storia, non so se i vari Zissou verranno ricordati come Divine; Paul Thomas Anderson lo trovo particolarmente poco importante, quando vidi Magnolia pensai di aver visto un film appena sufficiente per non farmi incazzare sui soldi spesi; Aronofsky mi piace specialmente se sta lontano dalle grandi produzioni (l’albero della vita!?! che roba è?) chissà per il futuro…; M. Gondry è interessante ma o è troppo lento o troppo scialbo; Sofia Coppola non la prendo molto in considerazione, non so se non fosse stata figlia di… le avrebbero fatto fare questi film per femmine, film magari buoni se non ottimi, ma, per una sensibilità tutta al femminile sulla visione del mondo che non mi riesce a coinvolgere poichè a mio avviso troppo dedicata (infatti in Italia dove la produzione cinematografica è rivolta al 90 per cento alle donne … grandi premi e cotillons). In conclusione: Lieto di essere un vecchio babbione.

Sono contento di lasciare alla critica il tempo che trovo, cioè molto, molto poco. E di essere uno di quelli che guarda un film con un certo grado di rilassatezza senza dover ad ogni costo cercare paragoni.
Detto ciò pur ammettendo che negli ultimi 10-15 anni non si siano avvicendati sti gran fenomeni di nuovi registi posso tranquillamente dire che più di qualche buon lavoro da parte di questi si è potuto vedere, critica o non critica.
Sull’interessante discorso di Areknames mi sento solo di aggiungere una mia riflessione : forse oggi il cinema è più industria e meno Cinema di 30/40 anni fa?

“Cogliere qualcosa di nuovo”.

?

Ma è veramente questo che cercate quando andate per mostre d’arte, al cinema o a donne?

Siete tutti cacciatori di pitture innovative,

di film innovativi,

di donne innovative?

Le donne con una sola vagina non vi bastano più, ne vorreste una con più buchi per soddisfare la vostra picca biforcuta?

Ma le rivoluzioni formali, le innovazioni stilistiche, davvero si fanno solo a colpi di stravolgimenti tecnici? Usando movimenti di macchina mai visti prima?

Un poeta, senza stravolgere la metrica, non può davvero scrivere una bella poesia? Una che si ricorderà anche fra cento anni?

Lo stesso termine “innovazione”, per quel che ne so io, si usa più spesso nel campo dell’industria. La’ dove l’innovazione tecnologica gioca un ruolo mica da ridere sui processi a cascata.

Qualsiasi processo creativo poi, assiste col tempo ad un progressivo esaurirsi di quelle che sono le possibilità intrinseche dei mezzi a disposizione. In pittura oramai è da un pezzo che col colore si è fatto di tutto. Lo si è spennellato, lo si è spalmato con le cazzuole, lo si è gettato, lo si è spruzzato, lo si è editato con i mezzi informatici etc. etc. etc.
Trenta anni fa i critici musicali già scrivevano che il rock era morto. I giri sui manici delle Rickenbacker si erano esauriti da un bel pezzo. Con gli amplificatori si era già fatto di tutto e non rimaneva che riscoprire il folk.
Ed il cinema non fa eccezione. Dopo decenni di sbornie di carrelli, luma, piani-sequenza apocalittici e bombardoni stellari sono arrivati degli sveglioni come Rohmer e Jarman. E il cinema lo hanno “spogliato”, sono andati oltre lo sguardo. E tranquilli, 'sti due qui li leggerete sui libri di cinema accanto al vostro beneamato Kubrick. E pure fra cento anni.

Volete l’innovazione tecnologica? Beccatevi i film in “3D” che son proprio una ficata…

Poi c’è il problema - annoso ed irrisolvibile - del “punto prospettico” dell’analisi storica ed il fatto che a voi i critici stiano tutti sui coglioni.

Il fatto che per giudicare a dovere una pellicola - dite voi - ci si debba allontanare da essa di decenni, porta dei gran vantaggi. Ma pure insormontabili svantaggi.

Quando studiate storia e vi presentano la figura di un Mussolini, voi per forza di cose la giudicate attraverso i “filtri” di una cultura che non è quella di un ragazzo che aveva venti o trent’anni nel 1939. Anzi, voi la giudicate con occhi che sono figli di tutte le culture post-1968. E fa un mucchio di differenza. Ma proprio un grosso mucchio.
Pensate un po’ al cinema di Nanni Moretti (già presente su un mucchio di libri di cinema) prima dello sdoganamento di una certa cultura di sinistra. Col piffero doppio che avreste assisitito alla sua consacrazione… Col piffero doppio…
Il cinema - ve l’ho già detto ma voi siete più gnucchi di un palo di teck - non è solo struttura, narrazione, immagine e visione. Il cinema è pure “spugna” del sociale. E fa ancora un lotto di differenza quello che l’eventuale spugna assorbe…

E poi, pensateci bene: vorreste davvero un mondo in cui nessuno si può più permettere il “lusso” di criticare qualcosa in tempo reale? Tutti, nel 2010, a discutere di Kubrick e di Leone? Affanculo la Coppola e Di Pietro? Mah…

Dei tre nomi fatti da Renato (Nolan, Anderson e Gondry), conosco nulla. Ma della Coppola qualcosa ho visto. E quando ho visto “Il giardino delle vergini suicide” ho visto qualcosa che mi ha più che colpito. Qualcosa che si distingueva, eccome!, dalla massa di film che c’erano in giro allora. Sarà forse che io ho una sensibilità più “femminile” delle vostre. Può darsi (fra l’altro qui alcuni possono testimoniare quanto io sia fisicamente efebico e vesta griffato “Hello Kitty” dalla testa ai piedi). Ma cribbio quel film è una mazzata di poesia e se qui c’è qualcuno che se ne va a spasso con una telecamera e sa fare di meglio, si faccia avanti!

C’è qualcosa di “nuovo” nel cinema della Coppola? Se la pensassi come Areklzxcvb me la caverei con un “ai posteri l’ardua sentenza”. Ma 'sti posteri mi sanno di “posteriore”. Di boffice. Di chiappettone. E poi, chi li conosce? E se fossero tutti dei scimmuniti? E, scusate ancora, questi sono i giorni miei, io sono vivo adesso e parlo ora. Quando verranno i dì dei “posteri”, parleranno loro. Anche perchè, per vostra conoscenza, anch’io sono “postero” di qualcuno.
E quindi dico che nei film della Coppola ho sicuramente visto una maniera di fare cinema che non avevo conosciuto prima. Perchè il cinema è un mondo di maschi. E di donne (la Bigolow è un uomo, una che si chiama “Bigolow” penserete mica che sia donna, vero?) in grado di girare così (ma guardatevi come apre il suo ultimo lungometraggio, con che “zucca” usa la cinepresa) mantenendo sempre quella sorta di liquida impalpabilità da raffinatissimo acquarello (figa di budda ma scrivo come un gay, cazzo!!!), non ne conosco altre. Voi che siete più scafati, se credete, fatemi una lista di femminucce che negli ultimi cinquant’anni di cinema hanno fatto di meglio.

Bella domanda. La mia sensazione: non è tanto il cinema ad essere più industria di un tempo, ma è la televisione ad essere diventata la maggiore produttrice/divulgatrice di cinema attuale. Con innegabile deterioramento della settima arte e del gusto dello spettatore.

Prima che a cosa penseranno gli ignoti posteri del film xyz uscito venerdì l’altro, mi chiedo cosa ne penserò io a 10-20 anni dalla mia prima visione. Il mio metro sta in quello, a parte rari casi di innamoramento/esaltazione subitanea, ci metto del tempo a capire quanto un film, sempre per me, abbia valore. Per come sedimenta e cresce. Per come sa ricordarmi di un’epoca, per come riesce ancora a stagliarsi rispetto a opere coeve che sembravano esserne pari o superiori.
Io la vedo come semplice umilità,o forse prudenza. Se penso a quanti film ho visto usciti negli ultimi 15 anni che mi hanno fatto gridare subito al capolavoro, mi limito forse a 1-2 titoli. In generale, non mi considero in grado di capire la portata di un’opera subito, solo a distanza di molti anni dalla loro realizzazione. E’ ovvio che immediatamente mi venga da dire ‘Mi ha emozionato, mi è piaciuto, mi ha tediato’ etc…, ma spesso tali giudizi vengono cambiati dal tempo.
E’ giusto un mio limite.

Se proprio è un limite, lo è anche mio e penso di tanti altri. Io al cinema vado poco, ma negli ultimi 15 anni soltanto due volte mi è capitato di pensare questo è un film che resterà subito a fine proiezione: la prima per Eyes wide shut, la seconda pochi mesi fa per l’ultimo Tarantino.
Dopo 11 anni dal primo caso, debbo dire che EWS non può certo definirsi il miglior film di Kubrick, però lo ritengo ancora una delizia per almeno 100 motivi diversi; sul film di Tarantino invece forse mi sbaglio, ma è presto per rendermene conto…

Sono gli stessi due film che anche a me hanno fatto scappare la parola… ‘capolavoro’ …ssst! :wink:

Allora io sono più babbione di voi dato che neppure i due film in questione mi hanno fatto scappare di bocca la parola “capolavoro” :smiley:
In compenso concordo con Marciello riguardo “Le vergini suicide” della Coppola, sicuramente il suo film più riuscito e che sicuramente verrà ricordato di lei in futuro, molto di più del furbetto (benché gradevole)
“Lost in traslation”