“Cogliere qualcosa di nuovo”.
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Ma è veramente questo che cercate quando andate per mostre d’arte, al cinema o a donne?
Siete tutti cacciatori di pitture innovative,
di film innovativi,
di donne innovative?
Le donne con una sola vagina non vi bastano più, ne vorreste una con più buchi per soddisfare la vostra picca biforcuta?
Ma le rivoluzioni formali, le innovazioni stilistiche, davvero si fanno solo a colpi di stravolgimenti tecnici? Usando movimenti di macchina mai visti prima?
Un poeta, senza stravolgere la metrica, non può davvero scrivere una bella poesia? Una che si ricorderà anche fra cento anni?
Lo stesso termine “innovazione”, per quel che ne so io, si usa più spesso nel campo dell’industria. La’ dove l’innovazione tecnologica gioca un ruolo mica da ridere sui processi a cascata.
Qualsiasi processo creativo poi, assiste col tempo ad un progressivo esaurirsi di quelle che sono le possibilità intrinseche dei mezzi a disposizione. In pittura oramai è da un pezzo che col colore si è fatto di tutto. Lo si è spennellato, lo si è spalmato con le cazzuole, lo si è gettato, lo si è spruzzato, lo si è editato con i mezzi informatici etc. etc. etc.
Trenta anni fa i critici musicali già scrivevano che il rock era morto. I giri sui manici delle Rickenbacker si erano esauriti da un bel pezzo. Con gli amplificatori si era già fatto di tutto e non rimaneva che riscoprire il folk.
Ed il cinema non fa eccezione. Dopo decenni di sbornie di carrelli, luma, piani-sequenza apocalittici e bombardoni stellari sono arrivati degli sveglioni come Rohmer e Jarman. E il cinema lo hanno “spogliato”, sono andati oltre lo sguardo. E tranquilli, 'sti due qui li leggerete sui libri di cinema accanto al vostro beneamato Kubrick. E pure fra cento anni.
Volete l’innovazione tecnologica? Beccatevi i film in “3D” che son proprio una ficata…
Poi c’è il problema - annoso ed irrisolvibile - del “punto prospettico” dell’analisi storica ed il fatto che a voi i critici stiano tutti sui coglioni.
Il fatto che per giudicare a dovere una pellicola - dite voi - ci si debba allontanare da essa di decenni, porta dei gran vantaggi. Ma pure insormontabili svantaggi.
Quando studiate storia e vi presentano la figura di un Mussolini, voi per forza di cose la giudicate attraverso i “filtri” di una cultura che non è quella di un ragazzo che aveva venti o trent’anni nel 1939. Anzi, voi la giudicate con occhi che sono figli di tutte le culture post-1968. E fa un mucchio di differenza. Ma proprio un grosso mucchio.
Pensate un po’ al cinema di Nanni Moretti (già presente su un mucchio di libri di cinema) prima dello sdoganamento di una certa cultura di sinistra. Col piffero doppio che avreste assisitito alla sua consacrazione… Col piffero doppio…
Il cinema - ve l’ho già detto ma voi siete più gnucchi di un palo di teck - non è solo struttura, narrazione, immagine e visione. Il cinema è pure “spugna” del sociale. E fa ancora un lotto di differenza quello che l’eventuale spugna assorbe…
E poi, pensateci bene: vorreste davvero un mondo in cui nessuno si può più permettere il “lusso” di criticare qualcosa in tempo reale? Tutti, nel 2010, a discutere di Kubrick e di Leone? Affanculo la Coppola e Di Pietro? Mah…
Dei tre nomi fatti da Renato (Nolan, Anderson e Gondry), conosco nulla. Ma della Coppola qualcosa ho visto. E quando ho visto “Il giardino delle vergini suicide” ho visto qualcosa che mi ha più che colpito. Qualcosa che si distingueva, eccome!, dalla massa di film che c’erano in giro allora. Sarà forse che io ho una sensibilità più “femminile” delle vostre. Può darsi (fra l’altro qui alcuni possono testimoniare quanto io sia fisicamente efebico e vesta griffato “Hello Kitty” dalla testa ai piedi). Ma cribbio quel film è una mazzata di poesia e se qui c’è qualcuno che se ne va a spasso con una telecamera e sa fare di meglio, si faccia avanti!
C’è qualcosa di “nuovo” nel cinema della Coppola? Se la pensassi come Areklzxcvb me la caverei con un “ai posteri l’ardua sentenza”. Ma 'sti posteri mi sanno di “posteriore”. Di boffice. Di chiappettone. E poi, chi li conosce? E se fossero tutti dei scimmuniti? E, scusate ancora, questi sono i giorni miei, io sono vivo adesso e parlo ora. Quando verranno i dì dei “posteri”, parleranno loro. Anche perchè, per vostra conoscenza, anch’io sono “postero” di qualcuno.
E quindi dico che nei film della Coppola ho sicuramente visto una maniera di fare cinema che non avevo conosciuto prima. Perchè il cinema è un mondo di maschi. E di donne (la Bigolow è un uomo, una che si chiama “Bigolow” penserete mica che sia donna, vero?) in grado di girare così (ma guardatevi come apre il suo ultimo lungometraggio, con che “zucca” usa la cinepresa) mantenendo sempre quella sorta di liquida impalpabilità da raffinatissimo acquarello (figa di budda ma scrivo come un gay, cazzo!!!), non ne conosco altre. Voi che siete più scafati, se credete, fatemi una lista di femminucce che negli ultimi cinquant’anni di cinema hanno fatto di meglio.