Hardcore Henry - Hardcore! (Ilya Naishuller, 2015)

Un film a suo modo epocale perché è interamente girato in soggettiva con una GoPro Hero 3 (anche se alcune scene notturne, secondo me, non sono fatte con quella camera).
In fondo è un nuovo modo di fare (e guardare) il cinema d’azione.

Di buono ha dalla sua parte un’azione forsennata e quasi ininterrotta, piena di scene spettacolari viste in prima persona e un sacco di sangue dall’inizio alla fine, con splattate continue e molto divertenti. Il protagonista, corre, salta, spara, sbudella, fa esplodere cose, si butta da palazzi, si lancia da un dirigibile, massacra tutti dall’inizio alla fine. Questo è piacevole (anche se lo stile di riprese avrà fatto venire il mal di mare a tanti) ma il problema è che la storia fa schifo. La storia e gli attori, anzi.
Ok che nessuno si aspettava grandi performance ma qui fanno davvero pietà un po’ tutti, comparse comprese (giuro, fateci caso e non potrete che essere d’accordo).
La storia poi è un pasticcio confuso e poco divertente. Credo che per un film simile sarebbe stato meglio avere una non-storia esilissima e lineare anche perché a nessuno interessa realmente tutto il plot: la gente vuole divertirsi con l’azione e basta. Il tentativo di creare una storia più o meno complessa è stata una pessima mossa, secondo me, almeno.

Comunque lo trovo un esperimento riuscito, se dovessero ripeterlo credo che con una storia decente e degli attori meno cani potrebbe venir fuori qualcosa di realmente memorabile.

C’è il blu ray italiano, ottimo ma solo con il trailer come extra. Peccato perché un backstage sarebbe stato graditissimo (i blu ray stranieri, comunque, hanno solo commentary, scene tagliate e un breve Q&A)

Belli gli FPS, che spasso, Wolfenstein 3D, Doom, Quake, e poi i vari Medal of Honor…ma ovviamente il più divertente è clamoroso fu Duke Nukem 3D, uno spasso assolutamente diverso da tutto quello che si vedeva in giro all’epoca, un successo tale che obliterò la mente di George Broussard e produsso il più lungo development di un sequel della storia, con l’atteso sequel uscito solo dopo 15 anni e almeno una ventina di milioni di dollari bruciati. Ma sto divagando. Ecco, questo Hardcore Henry a mio avviso s’ispira molto a quel Duke, il problema è se voglio sul serio guardarmi un intero film in FPS; io personalmente no, e infatti l’ho trovato insopportabile. Poi, come giustamente dice Brass, è a suo modo epocale, ma io ogni tot dovevo distogliere lo sguardo, non riuscivo proprio a guardarlo. Poi la storia, che non esiste, salvo solo il personaggio di Sharlto Copley, divertente e innovativo a suo modo, ma il resto è fuffa. Da imbroglio poi come venga promozionata la partecipazione di Tim Roth, che avrà al massimo 30 secondi di screen time.

Una sorta di videogiocone adrenalinico interminabile; già da tempo l’utilizzo delle GoPro e dashcam varie è stato sdoganato a livello professionale per la realizzazione di video sportivi relativamente a discipline particolarmente dinamiche in stile redbull. Qui però si fa il grande passo e si dà dignità cinematografica a questa recente tipologia di videocamere, girando un lungometraggio che si basa sulla filosofia di fondo per la quale queste cam sono state inventate: valorizzare l’azione mozzafiato.

Sono d’accordo con @Giorgio_Brass che dice che il film avrebbe anche potuto essere senza trama o quasi, tanto l’importante era la frenesia e l’adrenalina delle immagini mostrate. Non mi sono invece reso conto di un livello infimo di recitazione, ma forse la mia attenzione è stata dirottata altrove dalla dinamicità delle riprese, non consentendomi di focalizzare questo aspetto.
Non credo che da questo esperimento nascerà un filone, anche perché ormai se uno vuole spararsi un’esperienza di questo tipo trova su youtube migliaia e migliaia di ore di gameplay, avendo la possibilità di guardarsi dall’inizio alla fine videogiochi in prima persona che hanno alle spalle una solida struttura produttiva e un’esperienza tali per cui le storie sono efficaci e coinvolgenti al 200%. Insomma, mentre per il cinema questa modalità è (e probabilmente resterà) un esperimento, in ambito videoludico gli sparatutto hanno una solida tradizione alle spalle, che garantisce un determinato esito del prodotto finale.

Voglio segnalare che l’espediente del cyborg che perde un occhio e di conseguenza ha una visione “sdoppiata” in una sorta di split screen che inquadra contemporaneamente due zone diverse (che è usato più di una volta in Harcore Henry) in realtà l’ho già visto per la prima volta nell’altrettanto sperimentale, creativo ed innovativo (per quanto artigianale ed amatoriale) Medley di Gionata Zarantonello. La megaproduzione russo-statunitense avrà avuto la stessa idea o si sarà limitata a scopiazzare l’intuizione dell’allora imberbe autore nostrano? Oppure l’idea viene in origine da altrove ed io non conosco l’archetipo?