Hotel angel (Chatrichalerm Yukol, 1974)

Dallo stesso regista di Out of the darkness.
Qui però ci troviamo di fronte a una pellicola molto più matura, priva di alti e bassi e dotata di diversi elementi di interesse.

Pur essendo un film di marcato imprinting popolare, il regista non disdegna a volte di utilizzare un linguaggio cinematografico un po’ sperimentale (oserei quasi dire Godardiano). Ma si tratta proprio di due o tre brevi momenti.

La storia è quella già vista e sentita decine di volte: la ragazza ingenua arriva dal paesello rurale rimorchiata da un ragazzo che promette di portarla con sé nella grande metropoli e trovarle un lavoro rispettabile e remunerativo ed invece viene sbattuta a battere in uno squallido hotel frequentato dalla peggior umanità.

In generale assistiamo a due diversi registri, quello melodrammatico (la giovane caduta nella rete della prostituzione cerca un riscatto sociale frequentando un ragazzo gentile e apparentemente onesto - al quale nasconde la professione che svolge - e seguendo una scuola professionale di stilista) a cui si alternano momenti estremamente sleazy, con esplosioni di violenza brutale, disturbante sia a livello visivo che psicologico (le ragazze che vengono obbligate a prostituirsi con la violenza e la tortura, sanguinose risse tra papponi e clienti).

Il film è efficace e diverse scene hanno un forte impatto emotivo (ad esempio il suicido della ragazza che, dopo essere stata massacrata di botte ma ancora riluttante a vendere il suo corpo, preferisce liberarsi dall’ineluttabile destino che la attende gettandosi dal tetto del palazzo).