Out of the Darkness - มันมากับความมืด - Mun ma gub kwam mud (Chatrichalerm Yukol, 1971) (Thailandia)

La prima - e probabilmente, l’unica - invasione di alieni in Thailandia: certo ci son stati successivamente i deliri fantascientifici di Sampote Sands (dai vari Jumborg Ace e Ultraman o “Computer Superman”) ma di mostri alieni che invadono le belle terre di costaggiù, non mi pare ci sia stato altro fino a probabilmente anni recentissimi

Che dire? Un unico mostro alieno - una specie di blob monocolo che emana raggi verdi - decide di soggiogare i poveri tailandesi tutto da solo…

Si mescolano “Blob” con il mostrone che vive nella caverna e riesce a trasformare i poveri contadini in altrettanti infetti che emanano raggi vedri dagli occhi a innumerevoli parentesi musical soprattutto nella prima parte del film (decisamente insopportabili per chi non digerisce la lingua e il cantato autoctono) a tipiche love story complicate e noiose a paesaggi da cartolina che fanno sempre il loro dovere.

Insomma, questo blob arriva, trova alloggio in una caverna, fa i turni solo di notte e emana raggi che contaminano i villici, i quali diventano cattivelli, emanano raggi fintissimi dagli occhi e risolvono il problema della dispoccupazione e della sovrappopolazione dei villaggi annientando tutto quello che respira.

Dopo un primo tempo condito da momenti romantici e canzoni d’amore, scontri con vigilantes e banditi che hanno da sempre dominato il cinema rural-action thai, paesaggi da cartolina su una bella isola e alterchi da love story, la seconda parte diventa sempre più action ed interessante e si sposta sulla terraferma.

Ovvio che, pur non entrando nel gore o negli effettacci (i soldi son quel che sono e si vede), come da tipica tradizione asiatica del sud, i morti non si contano: interi villaggi ridotti a popolazione zero da parte dei villici o di qualche sventurato del gruppo di amici che indaga che vengono irradiati dal blobbone… qualche protagonista muore incenerito ma, insomma, ci può anche stare

Nonostante che il regista stesso lo definisca “terribile” e “girato solo per scherzo” in realtà il film non è male, se pensiamo appunto che nè prima nè dopo il cinema thai ha affrontato questa tematica di alien invasion.
Le scene nella caverna a volte risultano anche inquietanti e colorate, gli effetti speciali (che son esclusivamente i raggi gamma sparati dagli occhi verdi dei posseduti) grezzi ma in piena sintonia col cinema fantastico poveristico asiatico degli anni '70…

Comunque tra gli attori c’è Sorapong Chatree che comunque il suo segno nel cinema thai l’ha lasciato… il che non è poco.

Quel che nuoce è un primo tempo condito da inutili momenti musical e love story insopportabili ma, per contro, le scene action tra i protagonisti ed i vigilantes/banditi che presidiano la zona dove sembra che sia accaduto qualcosa di strano dimostrnoo che negli anni 70 il cinema action thailandese ci sapeva veramente fare, soprattutto nella sua variante rurale (molti film sembrano dei western moderni sul modello degli spaghetti - laggiù ultrapopolarissimi) e, appunto, le scene nella caverna, colorate e anche piene di tensione, riescono a centrare l’obiettivo.

EDIT: il film si trova in buona qualità sia sul tubo che in una più che decente edizione DVD thai con sottotitoli in inglese (una vera rarità!): avevo scritto che la versione DVD dura solo 80 minuti perchè il DVD l’ho già vendutom pochi giorni fa e ho visionato solo una delle varie versioni su youtube (ce ne sono da un’ora, da 90 minuti e quella completa da 140 minuti): in realtà, si, il DVD è assolutamente integrale e dura quasi due ore e mezzo. Sinceramente mi pento di averlo dato via perchè è introvabile anche in Thailandia… :frowning:

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Ah, per chi fosse interessato ho appena ricevuto un buon rip dal DVD sottotitolato in inglese dal tipo a cui l’ho venduto. Se vi interessa guardarlo, posso mandare il link

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Visto finalmente nel dvdrip del buon @bastardnasum

Ci ho messo un sacco a vederlo: è vero che lo mettevo su come midnight movie dopo che la mia compagna andava a dormire, ma effettivamente la trama si dilungava spesso e volentieri in quisquilie sentimentali che diluivano un po’ troppo l’azione… Il risultato è che mi sono addormentato per due sere consecutive ed ho dunque dovuto vederlo spezzato in 3 tranches.

Eppure non posso parlarne male, l’azione quando arriva è molto ruspante e coinvolgente, gli effetti speciali così semplici ed artigianali mi hanno commosso per la loro autenticità… Si respirava aria di cinema popolare vero, appassionato, sincero.
A riprova di quanto dico posto qualche screenshot:





Poi segnalo un’altra particolarità: adoro gli anni '70 e spesso mi piace guardare film di quel decennio ambientati in altre parti del mondo rispetto ai soliti europa e stati uniti, per vedere come il costume, la moda, l’estetica seventy venivano influenzati e contaminati dalla coesistenza con culture del tutto altre. Qui vediamo come la thailandia più rurale praticamente non aveva nulla ma nulla di occidentale, quasi niente fa da trait d’union con l’estetica del periodo. Giusto le ragazze hanno qualche vestitino con fantasie floreali (più anni '60 che '70 in realtà), ma per il resto sembra di stare in un’isola felice fuori dal mondo, che vive la sua epoca in totale autarchica spensieratezza, infischiandosene di ciò che accade al di fuori dei suoi confini.
Già in Coccodrillo di Sompote Sands, prodotto 8 anni dopo e di ambientazione più urbana, la situazione è totalmente diversa e l’influenza degli anni '70 occidentali si vede eccome.

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oh beh, in realtà della Thailandia spesso ci si fa una immagine particolarmente esotica… qui si respira ancora quell’aura rurale tipica anche di molti action degli anni 70 con Mitr Chaibancha o Sombat Methanee, per dirne due che hanno spaziato da prodotti tipicamente urbani (Bangok) dove la distanza culturale tra oriente ed occidente è quasi del tutto annullata, a simil-spaghetti western tra latifondisti e vaccari e scontri tra bande criminali nelle campagne più tradizionali e vicine all’immaginario che ci si può fare del sud-est asiatico.

Per fortuna ancora, la Tahilandia di questo (o di quei) film ancora esiste, soprattutto nella zona chiamata Isan, cioè le provincie dell’est tra sud della Cina, Cambogia e Laos: tra l’altro la parola “Isan” ha assunto col tempo un valore estremamente negativo per chi abita nelle provincie occidentali, ricche, moderne, perfettamente inserite nel contesto urbanizzato, moderno e ormai omologato di qualsiasi società del XXI secolo, ad indicare culture e personearretrate, povere, contadine, tradizionali, sporche, sottosviluppate e tutto il resto… un pò come il “terrone” per noi italiani ma molto, molto peggio: in Asia lo scontro tra modernità più estrema ed avanzata e tradizione è visto diversamente dall’occidente: da noi si tende a esaltare, proteggere e valorizzare le civiltà condatine mentre laggiù invece questo scontro dipinge sempre di più il “vecchio” solo come simbolo di arretratezza, ignoranza e povertà di cui cisi vergogna o ci si indigna…: se proprio di “cultura tradizionale” si vuol parlare, in Thailandia, si parla dei Templi d’Oro di Bangkok inseriti in un contesto assolutamente moderno ed attuale dove una spruzzata di tradizione (i balletti delle vestali o le cerimonie dei lama) o grosse città dell’interno come Chiang Mai dove una patina di “tradizione” viene continuamente aggiornata per attirare turisti, ma è tutto a solo ad uso e consumo dei turisti e dei miliardi di dollari che ogni anno il turismo porta mentre la vera realtà rurale viene in realtà sempre più emarginata e taciuta per non sciupare l’immagine di un paese che si sente infinitamente più moderno di un qualsiasi Laos e Cambogia (che seppur appartengano alla medesima area culturale, non ditelo mai ad un tailandese che si incazza: “siamo più moderni e civili di loro, fuck you, falang!”) anche se per fortuna non tutti la pensano cosi, ma sono in pochi.

Vedere questa Tailandia rurale degli anni 70 porta ad un’altra considerazione che ho sentito dire moltissime volte in converazioni con gente del luogo o immigrati occidentali: questa tailandia tradizionale degli anni 70 era più vera, la gente più accogliente, semplice e assolutamente altruista e gentile con tutti. Col boom del turismo di massa degli anni 80, con l’arrivo del benessere costruito (anche) con i miliardi del turismo (ma non solo) degli anni 80, la Thailandia ha sentito il bisogno di dimostrare più agli altri che a se stessa (di cui era già perfettamente consapevole) di essre un paese moderno, di rifiutare l’etichetta di paese “povero” o tradizionale, di essere una cultura infinitamente più superiore ed evoluta rispetto a Laos, Cambogia, Birmania dove la gente “eà tutta rozza, sporca, sucidia e puzzolente”… e questo ha portato anche ad un cambiamento della mentalità dei nuovi ricchi, della gente che dalle baracche di legno (belle, tradizionali, comunque espressione di una cultura unica e prettamente identificata) è passata a vivere in appartamenti moderni con piscine e sale massaggio, ha sostituito la zappa con il laptop, ha cominciato a guidare BMW invece di carri trainati da buoi: la gente à diventata più ostile nei confronti degli stranieri che portano soldi per vedere la “povertà” quando invece dovrebbero venire a vedere la ricchezza; la tradizionale accolginza ingenua e sempliciotta è stata sostituita da un approccio altezzoso e anche decisamene razzista ma coperto da sorrisi fintissimi per attirare miliardi col turismo; i borghesi di città che lavorano negli uffici cominciano sempre più a vedere gli stranieri solo come potenziali concorrenti o nemici per la lotta al posto di lavoro nelle city di Bangkok o di Chiang Mai o dei grossi centri finanziari; i semplici turisti solo come portafogli da succhiare per arricchire sempre di più il paese e convertire il vecchiume brutto e sporco con nuovi palazzi in vetrocemento e nuovi centri commerciali affinchè tutti siano felici e contenti (da ul lato posso anche capire che queste cose, in Asia, siamo molto più importanti che mantenere in piedi vecchi villaggi di contadini, tra fango, mercati tra pozze di escrementi e liquami per terra o carri trainati da buoi…)… però, in effetti in questo film si respira un’aria ancora “vera” mentre oggi tutto il ciarpame del cinema thai moderno dove si vede qualche contadino o qualche realtà rurale sembra messo li più per attirare nuovi miliardi dal turismo piuttosto che per un vero amore o sensibilizzazione (che non esiste, se non in minimissima parte) per quello che è stato un mondo povero, arretrato, improduttivo per gli standard da economia globale e digitalizzata che oggi il paese vuole a tutti i costi rivendicare…

Boh vabè… non c’entra niente con il film… giusto per inquadrare un pò la situazione anche se il buon Frank_n_Furter l’ha già descritta meglio e con parole più efficaci e dirette :slight_smile:

P.S.: allego le foto di un vecchio villaggio tradizionale che era ai piedi della “Montagna d’oro” a Bangkok: per oltre 300 anni ha ospitato le 80 famiglie che servivano i lama del templio: oggi è stato quasi completamente raso al suolo per creare un nuovo parcheggio per i SUV dei Lama e le Mercedes o BMW di fedeli, sponsor e supporter del templio: nessuno ha versato una lacrima perchè per tutti è molto più utile un parcheggio con guardia armata che difende da latri e furfanti piuttosto che un inutile villaggio di poveracci che non contribuiscono al PIL interno… e questo, forse, spiega il mio contorto pensiero di cui sopra… peccato… ci andavo tutti i giorni a farmi una birra e una sigaretta in santa pace… ma per secoli questa era la Thailandia che si vedeva da nord a sud, da est ad ovest e ha vissuto in pace e serenità come una isola (quasi) fuori dal mondo senza rompere i coglioni a nessuno. Si vede che oggi quese cose nessuno ha più voglia di vederle… meglio i centri commerciali a Siam o Central World per far vedere il lusso sfrenato e la smania di ricchezza. I tempi son cambiati.







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Sempre affascinante venire rapiti dai tuoi racconti…
Non sono mai stato nel sud-est asiatico e non avevo idea che lì ci fosse questo disprezzo verso la tradizione culturale più agricola e rustica.
Spesso vedendo i film di HK si nota qualcosa di simile nei confronti dei cinesi del continente, considerati rozzi e grossolani, non so se può essere uno strascico della stessa dinamica.

Che bella la tua foto nel villaggetto di casupole di legno, si vede che stai bene e che sei proprio nel tuo habitat!

Dici bene, un vero peccato che quel posto sia quasi scomparto e che questo tipo di retaggio culturale non venga tenuto in nessun conto…

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