E’ una questione di equilibrio. La revisione delle aliquote IRPEF e l’annunciata revisione degli studi di settore non sono che uno specchietto per le allodole per mostrare agli elettori che si vogliono colpire i redditi medio-alti in favore di quelli bassi, dimenticando però che non sono questi ultimi a scatenare la produttività. In sostanza, la maggior parte gli appartenenti alla nuvola dei 1000 euro al mese, se lasciati a sé stessi, senza lo spirito di iniziativa imprenditoriale, difficilmente saprebbero innescare produttività. Un mondo di soli operai ed impiegati sarebbe un mondo di disoccupati. Se continuiamo a colpire gli imprenditori, e non parlo dei grossi finanzieri, ma della PMI, ovvero la stragrande percentuale dell’imprenditoria italiana, sempre più spesso questi troveranno semplicemente sconveniente fare impresa e chiuderanno… chissà che fine faranno, a quel punto, i piccoli redditi. A quanto pare il cosiddetto centro-sinistra vive ancora in un mondo ideale, diviso tra pochi grossi imprenditori e una massa brulicante di operai, e sembra ignorare l’esistenza della PMI e del “popolo delle partite IVA”, a cui appartengo.
Si sente sempre più spesso parlare negativamente dei lavoratori autonomi, come di un’odiosa massa di milioni di italiani che non sembrano far altro che cercare in tutti i modi di evadere il fisco ed arricchirsi a spese dei poveri dipendenti. Forse il centro-sinistra dimentica che, se è vero che alcune categorie (commercianti, grossi professionisti come avvocati, notai, medici) spesso rientrano nella lista nera, una grossa fetta dei lavoratori autonomi (almeno 2.000.000 di italiani) fa parte del cosiddetto “popolo delle partite IVA”. Queste persone, a cui io appartengo, sono professionisti il più delle volte costretti dal mercato del lavoro a mettersi in proprio e non hanno la minima possibilità di evadere il fisco, in quanto le prestazioni professionali sono erogate principalmente verso aziende, le quali pretendono giustamente la fattura da dedurre dalle imposte. Professionisti che spesso sono alla mercé delle grosse aziende clienti e devono quindi subire i lunghi tempi di pagamento, quando poi il signor (V/F)isco pretende il pagamento delle imposte a scadenze fisse e spesso con largo anticipo rispetto agli incassi effettivi (e guai a sgarrare).
Non per fare lo sborone, ma tanto per riportare un caso concreto: mi sono laureato con il massimo dei voti senza andare fuori corso, grazie al fatto che prima di iscrivermi all’università ho lavorato per un paio di anni, in modo da poter fare lo studente a tempo pieno senza gravare eccessivamente sui miei genitori. Per lavorare sono stato poi costretto ad aprire una p.IVA, anche se ne sono contento perchè ho l’indole del libero professionista e soffro la presenza di capi, e lavoro da diversi anni per grossi clienti. Soffro della carenza di infrastrutture e della inadeguatezza del nostro Stato nel supporto della tanto sbandierata “flessibilità” (ad esempio se gli orari e le coincidenze dei treni non fosserò così barbari, non disdegnerei di lasciare ogni tanto l’auto nel garage), ma ci si arrangia. Pur lavorando a tempo pieno, sacrifico molto del mio potenziale tempo libero per mantenermi aggiornato: studio, studio e studio, nonchè corsi di aggiornamento professionale che pago una fortuna. Tuttavia, almeno per il momento, ho un buon fatturato, ma non mi sento per nulla in colpa nei confronti di chi ha un reddito inferiore al mio: finora mi sono dato da fare, sudando sangue, e se magari non avevo grosse possibilità (vedi università), me le sono create. Ora, perchè dovrei ancora sopportare a lungo la demonizzazione del lavoratore autonomo e la paura di controlli fiscali, pur pagando io fino all’ultimo centesimo di imposte? Chi me lo fa fare? Se ragioniamo solo in termini economici, e non di soddisfazione personale, una volta che il mio reddito sarà così tassato, direttamente o indirettamente, da farmi pensare di accettare i 1000 euro/mese in favore di una maggiore quantità di tempo libero, perchè dovrei continuare a mantenermi aggiornato professionalmente? A quel punto potrei cercare di farmi assumere da un’azienda e lavorare le mie 7/8 ore al giorno, oppure (meglio) seguire l’esempio di almayer e continuare la mia libera professione all’estero.
Forse è questo, a lungo termine, lo scenario auspicato dalla tecnocrazia europea, di cui Prodi è illustre esponente: scoraggiare la PMI e la libera professione, per tendere ad un modello di società diviso in grosse aziende multinazionali e un’enorme massa informe di lavoratori/schiavi da 900 euro al mese.