Il Collezionista di Carte - The Card Counter (Paul Schrader, 2021)

William Tell (!) è un giocatore d’azzardo professionista senza particolari ambizioni. Vive come un fantasma tra Casinò, stanze di motel che ricopre completamente di lenzuola per renderle il più possibile asettiche, non ha famiglia ne legami. Ha però un passato “pesante” che non lo ha mai abbandonato ma che tornerà prepotentemente a tormentarlo e dal quale, a modo suo e con l’aiuto diretto ed indiretto di La Linda e Cirk, troverà la sua redenzione.

Io l’ho trovato davvero bello, intendiamoci non ci sono sparatorie, inseguimenti, dialoghi fiume, effetti speciali o partite di carte emozionanti, ma Schrader, da grandissimo regista qual’è, mi ha tenuto inchiodato alla poltrona del cinema, e quando si è arrivati al prefinale e al finale Bressoniano, beh ho guardato l’ora e ho detto, cazzo già finito ?
Atmosfere New Hollywood ma riferimenti al “cuore di tenebra” USA più recente (Abu Graib, Guantanamo…). I personaggi sono in pratica solo 3+1 così che Schrader possa ben caratterizzare i tre principali, tutti e tre accomunati da un forte senso di solitudine. Le atmosfere sono cupe, notturne, alienanti e il ritmo è scandito da una colonna sonora che non fa che aumentare questo senso di smarrimento. Si arriva in fondo alla grande, ma ogni tanto la poltrona diventa scomoda anche per lo spettatore per quel che scorre sullo schermo. Momenti di grande cinema non mancano, a partire dalle immagini delle torture riprese in fish-eye, la struggente e dolcissima sequenza della passeggiata fra le luci di William e La Linda e tutta la sequenza di pre-finale e finale dove dalla estrema violenza della sfida tra torturatori (violenza che Scharder sceglie secondo me in maniera azzeccatissima di giocare in sottrazione nascondendola alla vista), si passa all’estrema dolcezza del “momento Pickpocket”.
Oscar Isaac straordinario per me (per altro non ricordavo di averlo visto mai prima e invece scopro che lo avevo visto in A proposito di Davis dei Cohen), così come azzeccatissime le prove di Tye Sheridan e Tiffany Haddish. Prodotto da Martin Scorsese, davvero un gran bel film.

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Visto anch’io l’altra sera, bello vedere che un cineasta del calibro di Schrader riesca ancora a fare film, e che film. D’accordo su tutto ciò che ha scritto Venticello, 3 personaggi analizzati accuratamente, tra un background di squallore (i casinò americani, i motel…) e il cuore di tenebra che ciascuno si porta dentro. Molto “bello” il momento di Abu Ghraib, un’esplosione di violenza improvvisa tipica dello sceneggiatoree di Taxi Driver. Con tutta la fuffa seriale che viene proposta, meno male che c’è ancora Schrader. E chapeau a Isaac, che diventa sempre più bravo (ma già si vedeva in A most violent year).

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