In queste settimane (novembre 2024) Rai 3-Fuori Orario sta trasmettendo il girato integrale (circa 25 ore) del reportage di Alberto Grifi sul Festival del proletariato giovanile al Parco Lambro di Milano (giugno 1976). Girato in ampex (cioè su nastro video utilizzando un videoregistratore professionale in presa diretta), è un documento di eccezionale valore storico perché quella kermesse giovanile fu una pietra miliare, un vero e proprio punto di svolta nella storia dei movimenti giovanili extraparlamentari di sinistra.
Alberto Grifi, purtroppo prigioniero di formule marxiste che oggi appaiono assimilate in modo piuttosto acritico (come risulta da questi video, dove appare e discute in prima persona) era però un cineasta di grande interesse, inventore di uno stile originale, una sorta di “cinema-verità” che già con Anna aveva dato risultati di grande valore, ulteriormente confermati da questo straordinario documento. Il progetto purtroppo fallì, perché il materiale non fu mai montato in un film, come pensava di fare Grifi, il quale solo nel 1995 provò a editarlo in modo organico (ma anche allora il tentativo abortì, arenandosi in fase post-produttiva). Solo ora i materiali originali, purtroppo rovinati in molti parti e in altre ormai prive di audio, vedono la luce integralmente grazie a Fuori Orario, che ne aveva già trasmesso alcuni estratti qualche anno fa.
Il documento in oggetto suscita varie riflessioni. Ne propongo qualcuna in pillole:
***** La sorpresa. Grande, grandissima sorpresa che la Tv di Stato possa trasmettere senza censure, addì 2024, un filmato che include centinaia di bestemmie, parolacce, nudi integrali maschili e femminili, oltre a contenuti decisamente in contrasto con le idee dell’attuale dirigenza Rai. Il fatto che nessun rappresentante di area governativa abbia protestato per la messa in onda, forse si spiega solo con il fatto che nessuno guarda di notte Fuori Orario…
***** La testimonianza storica. Contrariamente a quanto ritenuto da qualcuno, posso testimoniare – avendo vissuto quegli anni – che il reportage di Grifi riflette pienamente i comportamenti, il linguaggio, il lessico e le idee non solo dei movimenti extraparlamentari di sinistra degli anni ’70, ma di tutta la sinistra giovanile dell’epoca.
***** Le bestemmie. All’epoca, ci crediate o no, era un intercalare abituale di una grandissima parte dei giovani di sinistra (e non solo), indistintamente ragazzi e ragazze, studenti, operai, intellettuali. Oggi le bestemmie provocano la reazione isterica e orripilata, oltre che dei benpensanti, anche delle categorie sopra menzionate di chi si colloca a sinistra. Questo è uno dei tanti indizi che la dice lunga su chi ha vinto la lotta per l’egemonia ideologico-culturale in Italia.
***** Il Parco Lambro. Da sede dei festival proletari (anni ’70), a luogo di frequentazione notturna di coppie, guardoni e scambisti (anni ’80), a sede di comunità a gestione cattolica (don Mazzi, dagli anni 90 a oggi). Altro segnale eloquente della direzione che ha preso la società italiana negli ultimi 50 anni.
***** Le infinite diatribe interne. La cosa che più colpisce, guardando questi filmati, sono le divisioni radicali all’interno del movimento. Esemplare la discussione sulla droga: quando il rappresentante dell’organizzazione (il mitico Valcarenghi) decide di espellere gli spacciatori di eroina, viene assalito sia dagli estremisti di sinistra duri e puri (allontanarli è un comportamento “anti-marxista e fascista”), sia da una fascia di estremisti di sinistra con latenti idee destrorse (gli spacciatori devono venire “sprangati e sfasciati”)…
***** La testimonianza personale. All’epoca, pur non essendo andato alla kermesse del Parco Lambro (mi sarei sentito a disagio perché non appartenevo alla classe proletaria, ma oggi rimpiango di non esserci andato anche solo per poche ore), io ero con Democrazia Proletaria, studiavo Marx, e avevo idee molto radicali contro il governo democristiano. Eppure oggi trovo ridicole e impresentabili la maggioranza dei discorsi, delle idee e del linguaggio dei giovani di allora. D’accordo, le persone cambiano e il contesto cambia. Ma è anche evidente la sconfitta totale della sinistra di allora, cancellata dalla storia e dallo stesso sviluppo dei movimenti e dei partiti di sinistra. E’ questo è un male, comunque la si pensi: perché le speranze e i sogni di libertà, di giustizia e di laicità che molti nutrivano allora, risultano oggi quasi completamente azzerati in una società in cui hanno (irreversibilmente?) trionfato valori di segno opposto.
(8.11.2024)