Il nascondiglio: The Hideout (nuovo horror di Avati)

Un horror fatto con la consapevolezza, l esperienza di ora, la sensibilità dimostrata in ogni ultimo film, anche dove le cadute di stile erano evidenti, non può che far sperare per il meglio.

A mio avviso sarà un bel film…
Bmw, per ciò che hai detto su Avati ti meriti un bel cappello da asino e la
segregazione dietro la lavagna: vai! :smiley:

Una ragazza conosciuta poco fa m’ha detto d’aver visto l’anteprima fiorentina giusto ieri. Io - ovviamente - non ne sapevo nulla (pur avendo letto tre quotidiani ieri mattina), altrimenti mi sarei fiondato.
Diceva di non aver dormito la notte per quanto è inquietante.
Diceva d’essere ignorante in senso cinematografico, per la verità, ma m’è sembrato un eccesso di (falsa?) modestia.
Diceva che la madre - a cui mi sento molto vicino pur non conoscendola - le ha consigliato di recuperare “La casa dalle finestre che ridono”.
Diceva che la colonna sonora spacca.
Insomma, m’ha svoltato la serata in positivo, ché dopo “La terza madre” sento proprio la necessità di un bel horrorazzo vecchio stile.
Subito dopo m’ha detto di avere 22 anni.
A quel punto tutto il positivo di cui sopra s’è sgretolato miseramente di fronte all’impietosità della mia carta d’identità.

Scusa cosa vuol dire?

talvolta il giudizio degli altri si rivela perfettamente in linea con i tuoi gusti e talvolta totalmente fuori asse. non c’è una regola e nemmeno è possibile farlo statisticamente. forse sto dicendo una banalità ma talvolta uno dice “del suo giudizio mi fido” oppure “di quel critico mi fido” ma puntalmente si viene smentiti.
quindi il giudizio di una 22enne che non ha dormito la notte dalla paura può voler dire tutto o niente.
un mio amico che stimo, colto, intelligente, attento all’arte, al cinema, alla non-banalità, anni fa mi disse che si cagò sotto con “the ring”. mi fece una testa così! “fa paurissima, quasi non riuscivo ad andare avanti! guardalo! guardalo!”. allora come adesso non ero un gran appassionato di horror, soprattutto di quelli degli ultimi 10/15 anni.
mi affitto the ring e me lo sono sbadigliato tutto…
questo per dire che anche il giudizio di una fonte che ritieni ottimale può essere fuorviante. con Lucifer ad esempio mi trovo in perfetta sintonia su tantissime cose, film, musica… ma su altre ognuno ha proprio interessi gusti e giudizi differenti. guai se non fosse così!

Il trailer m’intriga, adoro Avati, non vedo l’ora che esca.

Io domani vado a rivederlo, erano anni che non balzavo dalla seggiolina. Andatelo a vedere.

Caspita,la voglia cresce ancor più.
Gotico moderno o Thrilling anni 70?

Ho appena visto il film: bello, bellissimo.
Un thriller, ma dalle marcate atmosfere horrorifiche.
L’amico che era con me - meno avvezzo al genere - non faceva altro che saltare sulla poltroncina… e qualche sobbalzone devo averlo fatto anch’io.
Forse strizza un po’ l’occhio a “La casa dalle finestre che ridono”, ma una pellicola italiana così non la vedevo da anni.
Bella la soundtrack di Ortolani, buone interpretazioni, belle locations… insomma… chapeau.

P.S. La chiosa finale del mio post precedente si riferiva solo al fatto che avevo scambiato la tizia per una mia coetanea e scoprire che ha 10 anni meno di me m’ha “traumatizzato”.

Si, mi aspettavo qualcosa di più horror, ma comunque un buon film, che tiene e non annoia, ben girato. Un film un pò vecchio stile, non osa tanto ma comuque anche se non ha rispecchiato le mie aspettative non mi ha deluso.

Visto ieri sera alla prima proiezione!
Molto bello, forse non memorabile come La casa dalle finestre che ridono, comunque una spanna sopra la produzione media italica degli ultimi anni.
Un thriller macabro, claustrofobico, incalzante. Il finale vira decisamente in direzione horror e mi ha regalato a più riprese brividi di paura (e che ha fatto sobbalzare varie volte mia moglie, meno abituata di me a simili spettacoli).
Attori azzecati, Elsa Morante bellissima e sofisticata, Burt Young forse un po’ macchiettistico ma efficace, Rita Tushingham, probabilmente la migliore del cast.
Non aspettatevi un capolavoro, ma andate a vederlo.

Ieri anche Alx m’ha inviato un sms in cui elogiava il film appena visto. Ovviamente tante recensioni positive mi fanno piacere, vuol dire che mantiene le premesse del trailer. Ho proprio voglia di visionare un thriller/horror di stampo classico; alla lunga tanti blockbusters blood & gore mi hanno fatto rimpiangere ciò che considero autentico cinema de’ paura. Vado oggi pomeriggio, vi farò sapere.

Visto ieri sera.
Fortunatamente ciò che speravo si è confermato.
Pupi Avati è finalmente tornato alle origini, al suo spirito grottesco e patologico, a momenti terrificante, come ha scritto Mereghetti sul Corriere.
Un thriller con venature horror, più che un horror vero e proprio, costruito su elementi razionali e quindi verosimili ( il sentire le voci della Morante, dovuto a una sua “malattia mentale”, il contorno di personaggi inquietanti ecc..
Un film che, alla fine, fa anche sobbalzare dalla sedia, non c’è dubbio, ma che nel complesso ti coinvolge per la solida trama. Se vogliamo, è un Avati che distilla che le emozioni, cosa a cui, del resto, ci ha abituati da sempre.
E qui mi son venuti in mente quei “registi” degli horror contemporanei, che giocano tutto sul colpo di scena gratuito o sul ribrezzo, anziché la paura.
Vale di più una mano tesa della Morante nel cunicolo piuttosto che un taglio alla gola con distacco della testa, insomma…
Sicuramente è un film che strizza l’occhio alla casa dalle finestre… come ha giustamente scritto Blupetrolio. Basti guardare le figure delle due novizie al centro della vicenda, che rimandano alle anziane sorelle di Buono Legnani.
Tra l’altro, anche qui, vi è un tema musicale che le “marchia”: Magic moments; là avevamo il flores lindas do meu jardin para voce.
Oppure le modalità con cui compiono i loro orrendi delitti, addirittura il timbro vocale. Come non ricordare i massacri compiuti nella soffitta della decadente villa in nome della follia del pittore?
Guardandolo, ho voluto cercare anche omaggi al cinema di Fulci: certe atmosfere, l’ambientazione americana, la villa dei serpenti che ricorda le dimore americane dei suoi film.
Ottima fotografia, visto l’andazzo modello sceneggiato televisivo imperante.
Insomma, Avati ancora una volta si dimostra un grandissimo regista, un maestro del cinema italiano.
Bello che,tornando a un film di genere, abbia fatto fare un cameo a Venantino Venantini (il tecnico della compagnia telefonica).
Al montaggio, poi, ho riletto un nome: Zita, Raffaella… come non pensare ad Antonietta Zita…

Comunque adesso comprendo perché il titolo in fase di lavorazione (il nascondiglio delle monache) sia stato modificato: in effetti è spoileroso assaie.

Ette pure più birbo a sottolinearlo!!!
Cmq sono contento che il maestro Avati riscuota successi, a me è sempre piaciuto il suo stile e ormai resta l’unico a difendere il forte dopo la morte artistica di Argento.
Unico piccolo neo, non ho mai digerito L’Arcano Incantatore, ma probabilmente non ero in vena quelle due volte che l’ho visto , a dire il vero un po controvoglia.

non vorrei intasare il thread prima di averlo visto ma ‘sto film lo amo già dal trailer. che bello e che tenero (che nostalgia, che ficata etc.) vedere un regista con le p**** di Avati (notoriamente il più Italiano, per tematiche e stile) alle prese con le vecchie, care, case americane, che sai già come andrà a finire ma non importa, anzi, aspetti di goderti lo spettacolo. E come una volta c’è l’attore americano un po’ passé, ex divo ma sempre bravo da piangere (Williams) e un trailer da brivido, sempre della serie ‘t’ho già sgamato ma chissenefrega’, con l’aggiunta della Morante, una che sopra le righe ci passa la vita. Beh, tutto questo mi fa sentire abbastanza ggiovane da amarlo a prescindere e sulla fiducia, accantonando la delusione dell’“arcano incantatore”, anche perché era un brutto periodo, durante il quale arrivai ad odiare persino “Dead Man” di Jarmusch, tanto per dire. Di film come “il nascondiglio”, ce n’è comunque un gran bisogno.

Visto ieri: discreto, come giustamente sottolineava Lou il Risorgente avrebbe potuto puntare maggiormente sugli spaventi ma la tensione c’è e il finale grandguignolesco è avatiano al punto giusto. Un affettuoso omaggio ai classici del terrore (c’è dentro di tutto, dalle pellicole come La scala della follia e Changeling ai racconti neri di Lovecraft e Bloch), che forse si perde un po’ nelle lungaggini investigative (è un giallo, dopo tutto) ma come giustamente sottolineava Anto averne thriller così… aggiungo da bravo maiale che la Morante ha due gambe mica male. Adeguatamente angoscianti e “zederiane” le musiche del maestro Ortolani.

Dopo la visione ho scritto qualche parola per il sito dell’amico Zalamort, cangaceiro. Visto che è tardi copio e incollo:

IL NASCONDIGLIO
Pupi, il cuore è altrove

Che l’horror sia tornato di gran moda e che sia quasi sempre sinonimo di incassi vertiginosi non è una novità; che altrettanto spesso questo successo di pubblico non sia legato ad una qualità che giustifichi tanto clamore massmediatico, neppure. Così, i tantissimi nostalgici del cinema del terrore che l’Italia sapeva regalare qualche decennio or sono, avevano accolto la notizia del ritorno di Pupi Avati nei territori che dominò prima con La casa dalle finestre che ridono poi con Zeder con giustificato entusiasmo, dimenticando, o forse fingendo di farlo, gli ultimi, neanche così tanti per la verità, passi falsi del regista romagnolo.
Per questo più volte sognato ‘revival orrorifico’ il nostro si trasferisce negli Usa, mettendo in scena una personale rivisitazione del filone ‘case infestate’, dotando il film di un prologo ambientato a metà del ‘900 che è forse la parte più riuscita dell’intera pellicola. Il ritorno ai giorni nostri, che è la conseguenza inevitabile di quello che fu nell’antefatto, non mantiene le promesse che sembrava aver fatto l’atmosfera gotica dei quindici minuti iniziali. Il film sembra con il passare del tempo prendere più la forma del legal-thriller, del cosiddetto ‘giallo di ricerca’ piuttosto che quella che tutti i fan del vecchio Avati auspicavano: le malsane atmosfere che caratterizzavano i precedenti horror del regista sono ridotte alle voci off che infestano la casa, la voglia di angosciare delle pellicole precedenti e che ben si può sintetizzare in quei beffardi sorrisi della casa titolare di quello che forse è il film simbolo del Pupi gotico sembra essere sparita in luogo di un ben più facile compitino. Una pellicola dalla scrittura lineare, sicuramente senza particolari scossoni che potrebbero far deragliare il film, ma anche senza la voglia di osare che era lecito aspettarci. Uno strano ibrido tra nostalgia per quello che si è fatto e paura di tornare ad esagerare, un continuo vorrei ma non posso (o non voglio) esplicitato anche dalla scelta del cast: perchè la presenza di Giovanni Lombardo Radice e di Venantino Venantini sono la prova evidente che la voglia di rimanere attaccato alle origini, al genere, non sia mancata nelle intenzioni, ma la presenza di Laura Morante sembra il paracadute di chi teme di aver puntato troppo in alto.
Rimane così un discreto thriller che sembra più strizzare l’occhio più alla nuova scuola spagnola che alla vecchia guardia italiana: un film asettico nella sua deprecabile perfezione, una macchina che funziona ma che, nonostante qualche momento mirabile (torna l’ossessione del regista per le vecchie maniache), non riesce a consacrarsi come il ritorno di Pupi Avati, quello totale, completo, con la mente ma soprattutto con il cuore.

> regista romagnolo

Avati è emiliano. :wink:

Va detto che se Pupi Avati avesse ambientato questa storia di casa maledetta nella campagna emiliana avremmo avuto un gioiellino simile a “La casa delle finestre che ridono”. Ma chi sono io, in fondo, per poter criticare la scelta di un simile maestro?
Pupi Avati ha realizzato un film americano. Americana la storia, la location e la lingua parlata dagli attori (ottimamente doppiati, però). Per quanto, d’italiano ci sono la “giunonicità” della Morante e i giochi di chiaroscuro che ricordano molto gli spaghetti horror di Bava, lo stesso Avati e Lucio Fulci.

La storia de “Il nascondiglio” prosegue senza particolari colpi di scena. Un film di genere che rispetta al 100% i suoi canoni evitando qualsiasi deriva autoriale o di modernità. E questo, fondamentalmente, non è un male, soprattutto grazie al grande lavoro di regia compiuto che, se non ci regala virtuosismi di camera, certamente ci coccola con inquadrature suggestive e tagli che due o tre salti dalla sedia te li fanno fare.

La contemporaneità dell’uscita del film di Avati con l’ultimo lavoro di Dario Argento ci offre la possibilità di notare l’evoluzione del genere horror (nel caso di Avati siamo più sul racconto del terrore) nel nostro cinema. In passato gli stili dei due registi si erano molto avvicinati. Penso, ad esempio, a Zeder di Pupi Avati (era il 1983) la cui componente di giallo ricordava molto “Quattro mosche di velluto grigio” e “Tenebre”. Col tempo Avati ha sperimentato la commedia sentimentale, il dramma, il jazz e quant’altro, mentre Argento, specializzandosi nel contesto giallo horrorifico, è arrivato alla saturazione/sublimazione isterica dell’ultima Terza Madre, accentuando le componenti violente del genere. Avati, per il suo ritorno all’horror, ha preferito rimanere fedele al suo stile senza concedere nulla alla evoluzione del genere, per cui si potrà trovare questo film un po’ datato, ma pienamente fascinoso e sicuramente apprezzabile per la sua genuinità.

Di Cesare Cremonini, citato anche nei titoli di coda, nessuna traccia…

Il film si lascia vedere, tiene in sospeso sino alla fine ma non spaventa, il plot è prevedile, il doppiaggio rende l’insieme asettico. Francamente mi aspettavo di più. Peccato perchè sono un grande fan di Pupi Avati ma qui non ho provato nessuna emozione, nessun pathos. E dire che la regia è eccellente, come sempre, ma è mancata quel senso di paura e inquietudine che avevano invece caratterizzato La casa dalle finestre che ridono e L’arcano incantatore (secondo me due capolavori del genere).
Io avevo letto tutte le vostre opinioni e sono andato a vederlo fiducioso ma mi ha un pò deluso. Sarà che ho 47 anni e che probabilmente sono legato ad un cinema più classico (anche se il nascondiglio è girato come un film vecchia maniera), o forse ormai non mi spavento più di niente però quella sensazione che ti fa rimanere aggrappato alla sedia, il terrore che qualcosa di tragico stia per accadere, qui non li ho trovati.