Il segno del comando (Daniele D'Anza, 1971)

ho iniziato a guardarlo stasera, il primo episodio è davvero intrigante
aspettative enormi per il prosieguo

copio qui le informazioni da wikipedia

Anno: 1971
Formato: miniserie TV
Genere: giallo, fantastico
Puntate: 5
Durata: 60 min (a episodio)
Lingua originale: italiano
Aspect ratio: 1.33:1
Colore: B/N
Audio: mono

Ideatore: Flaminio Bollini e Dante Guardamagna
Regia: Daniele D’Anza
Sceneggiatura: Giuseppe D’Agata, Flaminio Bollini, Dante Guardamagna e Lucio Mandarà

Interpreti e personaggi
Ugo Pagliai: Edward Forster
Zuma Spinelli: La portinaia
Carla Gravina: Lucia
Gino Maringola: Il portiere dell’albergo
Silvia Monelli: Mrs. Giannelli
Rossella Falk: Olivia
Carlo Hintermann: Lester Sullivan
Giovanni Attanasio: Lo sconosciuto
Luciano Luisi: se stesso (il telecronista)
Massimo Girotti: George Powell
Laura Belli: Una ragazza
Luciana Negrini: Una ragazza
Paola Tedesco: Barbara
Serena Michelotti: La zingara
Giorgio Onorato: Il posteggiatore
Lucia Modugno: Una donna
Adriano Micantoni: Il maresciallo
Augusto Mastrantoni: Il colonnello Tagliaferri
Angiola Baggi: Giuliana
Leopoldo Valentini: Il custode del cimitero
Franco Volpi: Raimondo Anchisi
Luisa Aluigi: Una bibliotecaria
Franco Odoardi: Il banditore
Roberto Bruni: Prospero Barengo
Giancarlo Palermo: Un cameriere
Amedeo Girardi: Il sarto Paselli
Anna Segnini: Una suora
Franco Angrisano: L’intermediario
Pietro Villani: Uno spiritista
Armando Brancia: Il portiere di notte
Andrea Checchi: Commissario Bonsanti
Giorgio Gusso: Il prete
Jolanda Modio: Una ragazza
Paola Arduini: La telefonista
Ferruccio Scaglia: Il direttore d’orchestra
Evar Maran: Il rigattiere
Enrico Lazzareschi: Un muratore
Vittorio Duse: Primo operaio
Aleardo Ward: Secondo operaio
Attilio Fernandez: Il maggiordomo
Silvana Buzzo: La cameriera
Vittoria Di Silverio: La donna con la spesa
Gualtiero Isnenghi: Un bibliotecario
Bianca Manenti: Una bibliotecaria
Armando Anselmo: Un cieco

Musiche: Romolo Grano
Produttore: RAI Radiotelevisione Italiana
Prima TV in italiano (gratuita)
Dal: 16 maggio 1971
Al: 13 giugno 1971

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non c’era gia un argomento aperto?

finito di vedere meno di un mese fà: costruito molto bene,intrigante soprattutto per i romani direi. qualche passaggino un po incastrato a forza

la scena della seduta è al top anche dopo 40anni

il classico esempio della bella tv di una volta.

unica piccola screpolatura del tempo la recitazione tipica attoriale di pagliai e co.

ah, grandissime femmine!

mah, alla fine sono rimasto abbastanza deluso
mi sembra che si sia allungato il brodo così tanto che alla fine ci si annoia in tutta la parte centrale e si perde interesse per la soluzione del mistero che peraltro viene incasinata a livello quasi di un Lost ante litteram

noooo! Cultone!!! Scusa, ma dove ti sei annoiato?

l’ho detto, in tutta la parte centrale
ma poi direi anche fino alla fine… in pratica ho apprezzato solo la prima puntata
dovevano almeno dimezzarlo secondo me

E’ sempre stato uno dei miei sceneggiati preferiti… tra l’altro è stato prodotto nell’anno in cui sono nato, comunque, io lo vidi in tv mi pare cinque o sei anni dopo e mi spaventò molto, poi, rivisto quando usci’ in dvd, devo dire che mantenne sempre quelle atmosfere “inquietanti”, per cui, per me come detto è un “evergreen”, poi vi è un cast veramente ottimo con un grandissimo Ugo Pagliai e una bellissima Paola Tedesco, da sempre una delle mie “passioni cinematografiche”, oltre poi a tantissimi altri bravissimi attori tra cui Carla Gravina, Massimo Girotti, etc… insomma, io lo raccomando sempre a tutti, poi ovviamente c’è a chi puo’ piacere ed a chi no!!! :wink:

//youtu.be/v71wK1DtrKM

La sceneggiatura nacque a 8 mani ma fu terminata dal solo Giuseppe D’Agata, almeno così dicono le cronache. Seguirono altri mesi di adattamento produttivo in sede Rai. Alla fine il gran lavorio di limatura e razionalizzazione delle tante parentesi aperte e chiuse (per altro non tutte) si vede e si sente lungo le cinque puntate. La storia è tutto fuorché lineare e scorrevole. Vero. Però il fascino e la malìa sono tali durante la visione che davvero si perdona facilmente qualche peccatuccio di ingolfamento. La recitazione teatrale e “datata” non mi è pesata affatto, anzi ha rappresentato un valore aggiunto. Altri tempi (recitativi), altro stile, altra cifra artistica; grandi silenzi, sguardi carichi, rumori di quinte teatrali, lentezze narranti al pari delle musiche e dei dialoghi. Si rimane ipnotizzati, proprio come accade al Professor Forster con Lucia. Non c’è un solo personaggio/attore che non valga il prezzo del biglietto, dall’ultima delle comparse al primo dei protagonisti. Il livello è altissimo e davvero stupisce quanto argomenti così “pericolosi” e inquietanti siano stati proposti ed accettati in tv negli stessi anni nei quali l’ombelico della Carrà in prima serata diveniva motivo di grande scandalo (ancora oggi la scena della seduta spiritica mette i brividi e batte l’horror più scafato). I libri sono i veri protagonisti de Il Segno Del Comando, Forster li compulsa continuamente, sono l’origine dell’enigma e al contempo la chiave della sua risoluzione, e chiunque dentro la storia abbia un ruolo degno di nota prima o poi ha a che fare con le pagine di un vecchio tomo sapienziale che spiega, illustra, rivela e guida. Un mondo concepito secondo la guida della scienza, nel senso di “consapevolezza” derivante da chi ci ha preceduto, un mondo fatto di auctoritas inderogabili (non era ancora il tempo - per fortuna - dell’invito a strappare le “tediose” e “boriose” introduzioni dei libri per farsi un’idea “in proprio” sull’interpretazione dei versi dei poeti). Ci sono lunghi tratti dello sceneggiato nel quale ci limitiamo a seguire dei personaggi che vanno da un posto all’altro alla ricerca di libri che daranno spiegazioni, apriranno porte fisiche e mentali; biblioteche, archivi parrocchiali, collezioni private, un grande percorso culturale. Volumi equiparati ad opere d’arte, un universo nel quale la pittura, la musica, la letteratura sono tutte riconducibili all’Arte con la A maiuscola, maestra di vita e genitrice che nessuno oserebbe mai mettere in discussione o svergognare.
“Cento Campane” mi fa letteralmente sciogliere, che delicatezza, che struggimento! E quanto era bella (ed elegante) Paola Tedesco!

SdC F


Sdc 1

Uno de più grandi sceneggiati di Mamma Rai, probabilmente il migliore, senza se e senza ma…
…a mio modesto avviso hatutto, ma proprio tutto, per stupire e resistere saldamente in cima ai gradimenti ancora oggi: soggetto, sceneggiatura , regia, location, attori principali e secondari, fotografia, climax, musiche…
…oltre tutto, ricordo, un modello insuperato e sempre citato… :grinning:
Romanzo, dalla sceneggiatura:
SC L F SC L B
:wink:

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