Il Signor Diavolo (Pupi Avati, 2019)

Non avevo visto il tuo post. Ecco, io penso che un sequel sia necessario :slight_smile:

Sì, vogliamo tutti sapere se dopo codesti fatti la DC vince o perde [emoji6]

Eh, in effetti potrebbe fare un sequel con un Veneto a trazione comunista.

Così i bambini verrebbero sbranati con certezza.

Visto, piaciuto molto. C’è tutto il suo cinema gotico, una religiosità malata che già faceva capolino nelle pellicole precedenti ma qua si supera quanto a repellenza e angosce varie. La fotografia mi piace, dà all’insieme un qualcosa di ancora più marcio e deforme… unica scena che trovo davvero inutile è quella dell’allucinazione con la culla satura di sangue digitale. Per il resto, l’ho amato e lo riguarderò senz’altro.

No, è identico salvo che per un particolare: nel libro non compare il bambino accanto al sagrestano.

Il film è aperto e irrisolto ma io me lo sono spiegato così: l’ultima scena “svela” che sarebbe Carlo il vero bambino demoniaco. Emilio era un povero Cristo deforme che ha subito cure con elettroshock da bambino per colpa di un tumore e che ha visto morire la sorellina adottata alla quale era affezionatissimo, insomma un concentrato di sfighe iperuraniche, che certo hanno minato la sua salute psichica, oltre che fisica. Per tutto il film la madre, la baronessa Serbelloni Mazzanti Vien Dal Mare Vestri Musy lo difende a spada tratta raccontando tutta un’altra versione, con la bimba morta per fatti suoi e affatto sbranata da Emilio indiavolato. Dopodiché tutta la vicenda lo spettatore la conosce e la dipana grazie ai verbali dell’interrogatorio di Carlo (dunque è la versione di Carlo sostanzialmente) e ai preziosi rincalzi del sagrestano Gianni Cavina, il quale al momento opportuno fornisce pure documenti che attestano le colpe del diavolaccio Emilio nell’uccisione barbara della sorella. Fin dall’inizio lo spettatore è indotto a credere che la vittima sia Carlo e il colpevole Emilio, ma i ruoli sono esattamente rovesciati, tant’è che nella scena che apre il film inizialmente il bimbo che si avvicina alla culla vestito da paggetto assomiglia più a Carlo che a Emilio, mentre poi dopo il fiero pasto le fauci che si alzano grondanti di sangue sono quelle di Emilio, e da quel momento in poi vedremo sempre e solo lui (come nel flashback che scorre mentre Massimo Bonetti addenta il panino con la frittata). Avati ce lo dice all’inizio come stanno le cose (e lo conferma alla fine con la scena finale che dimostra la complicità del sagrestano Gianni Cavina e Carlo), ma “durante” il film viviamo i fatti per come quella comunità ce li racconta, ovvero falsati da malafede satanica e da malafede bigotta, tutta volta a identificare un “diverso” come una minaccia dalla quale difendersi. In tal senso i vari flashback, compresa l’autopsia, sarebbero da soppesare con la bilancia. Il personaggio della Caselli è chiaramente molto marcato in termini di altezzosità ed antipatia proprio per allontanare dallo spettatore la minima forma di empatia e solidarietà umana, ma la poveretta per tutto il tempo dice la verità, ed il cadavere della bimba nella cesta a fine film non mostrerebbe in effetti segni di sbranamento (anche se, va detto, la si intravede appena). Al netto dello spiegone, io la penso come Federico, forse sono più i difetti che i pregi del film. Non ho gradito la scelta della fotografia livida per tutto il tempo (in alcuni momenti i volti sono praticamente in bianco e nero), alcuni effetti sono roba da luna park pacchiano per un sottile e raffinato narratore come Avati non solo la culla fatidica, ma anche i ruggiti inconsulti ogni qual volta Emilio scopre i denti o i rumoracci squisci quando viene praticata l’autopsia. Roba non da Avati Sottotrame e personaggi tronchi, un inizio troppo ex abrupto, che non tiene conto di un minimo tempo fisiologico necessario allo spettatore per immergersi nell’atmosfera del film, e qualche taglio di montaggio un po’ brusco. Per il resto, belle le musiche, ottimi gli attori, Avati contrariamente ad Argento saprebbe far recitare anche un paracarro, facce incredibili, cornice contadina-rurale sempre di gran fascino ed un argomento comunque stimolante e coraggioso anche se sviluppato - a mio gusto - non al meglio.

Visto e gradito molto, anche se non privo di difetti anche vistosi (fotografia dai toni desaturati, scena della culla insanguinata, finale troppo affrettato…). Un gradito ritorno del miglior Avati

L’ho trovato un buon film forse anche per il semplice motivo di non averlo accostato minimamente al capolavoro gotico di Avati ovvero La casa dalle finestre che ridono, il che l’avrebbe abbastanza ridimensionato. La fotografia non l’ho gradita anche se ad un certo punto ci si fa l’abitudine e non si nota più di tanto. Per quanto riguarda gli attori penso che Cavina spicca su tutti mentre Capolicchio è fastidiosissimo, menzione speciale per Chiara Caselli. Troppi i trucchi digitalizzati si poteva far di meglio

Visto oggi, dà l’idea di essere un film low budget ad esclusivo uso e consumo dei fan più duri girato con mezzi di fortuna e l’incasso presunto che ho potuto reperire sul web di ben $1,174 milioni USD lo rende già di per sé un capolavoro, considerando che una cassa di vino da dividere tra tutto il cast e lo staff potrebbe essere un costo ragionevole per la messa in piedi del tutto.
Però , però c’è che a me è piaciuto, e Avati si vede e si sente sempre, la provincia sonnolenta ma cupa e misteriosa, i personaggi casi umani e deformi, gli (anti) eroi per caso l’indagine viene affidata a un buono a nulla capace solo di vagare per archivi come viene detto a un certo punto al ministero, il sacro e il dannato, gli anni’50 resi più che bene , la narrazione che in fondo funziona…
Cavina, Roncato, Haber e Capolicchio invecchiati e pure male , appare anche Chicco Salimbeni , Bonetti irriconoscibile.
Vedere Cavina sotto sforzo martellare la cripta comunque vale già il prezzo della visione.
Non il miglior Avati, ma un prodotto tutto sommato dignitoso.

Manca qualcosa a 'sto ca**o di film, come tutti gli Avati degli ultimi anni…

Nel film sono presenti due vecchi caratteristi, Sergio Tardioli e Roberto Ceccacci,qualcuno è riuscito a individuarli?

io l’ho trovato pessimo
già dopo le prime immagini volevo interrompere la visione perchè una fotografia del genere per me non è proprio accettabile
ma siccome la storia, per quanto dipanata malamente, aveva qualche spunto di interesse, sono arrivato in fondo
gli attori, uno più bollito dell’altro, nel complesso mettono una gran tristezza

è su RaiPlay

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Guardato a scatola chiusa (come una cripta), neanche aperto il topic per non spoilerarmi nulla, non avevo la più vaga idea della trama, giusto dell’ambientazione “padana”.

Ci vuole un po’ a fare l’occhio alla terribile fotografia, una volta che ci si abitua il film comincia a ingranare seppur lentamente, non si può di certo gridare al capolavoro, ma un buon ritorno seppur esponenzialmente inferiore ai DUE capisaldi dell’horror avatiano c’è, cosa che per dirne uno a caso, Argento non è mai stato in grado di fare, diamo atto al Maestro di avercela messa tutta.
Bellissima la ricostruzione storica, un po’ meno la resa degli effetti speciali, l’estrazione dei denti è veramente dozzinale.

Rispondo a @Trinidad grazie all’imdb, Tardioli è il Maresciallo mentre Ceccacci è il nonno di Paolino, inoltre parlando di caratteristi, compare anche il riminese Corrado Solari nelle vesti del portiere dell’albergo di Venezia.

http://www.pollanetsquad.it/scheda.php?sez=attore&cod=974

https://www.facebook.com/Corrado-Solari-241764823409774

Riguardo l’utilizzo di urina di donna gravida presumo sia stato per l’alto contenuto di ammoniaca (?), Avati ne pare particolarmente affascinato, chi ricorda I Cavalieri che fecero l’impresa? Dove veniva utilizzata per temprare la lama, l’alto contenuto di ammoniaca favorisce la nitrurazione del metallo.

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Non mi convince come spiegazione perche’ le urine umane contengono ammoniaca (in realta’ contengono urea che viene degradata ad ammoniaca, scusatemi la pedanteria) sempre e comunque, che si sia maschi o femmine, incinte o meno.

Nota a margine: la sintesi dell’urea e’ considerata convenzionalmente il punto di inizio della Chimica Organica.

Ciao!
C.

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Non contesto, ipotesi da ignorante, la chimica non è materia mia :smiley:

Rimaniamo in attesa di spiegazioni ufficiali.

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magari! :star_struck:
Ciao!
C.