Ebbene sì: ho visto In The Market.
Dirò tutto quello che penso, senza mezzi termini, con buona pace degli autori che verranno qui a leggere.
Il film è brutto, ma non soltanto brutto, è anche ridicolo, presuntuoso, banale, goffo, sciatto… Ero pronto al peggio e non mi aspettavo certo di vedere un filmone ma non pensavo che avrei visto una cosa così ignobile.
I protagonisti hanno una macchina con la targa texana e dalla radio capiamo che siamo un paese del sudamerica però poi vanno a fare benzina al distributore della Erg e chiamano il 911 da una cabina della Telecom per poi finire in un supermercato della Conad con tutte le scritte in italiano (macelleria, uscita, offerte). Probabilmente gli autori diranno che è tutta una cosa voluta, a me sembra solo sciatteria.
Poi insomma… Vogliono fare tutti gli internazionali e poi ambientano il film AL CONAD senza neanche camuffarlo. Vabbeh che Spitty Cash una volta ha fatto un video proprio nel parcheggio di un supermercato di quella catena ma dubito che questo basti a sdoganarlo…
I dialoghi sono urticanti, certamente non aiutati dall’interpretazione degli attori (dei quali non salvo nessuno). Troviamo poi un numero esorbitante di tarantinate d’accatto (tipo il discorso sulle uova, ma per favore…), cinefilia da quattro soldi (il benzinaio che guarda Death Proof in tv - a proposito… ma li avranno avuti i diritti per far vedere tutte quelle scene? I titoli di coda non lo chiariscono bene - , i ragazzi che in macchina parlano di Hostel, Vacancy, Psycho col tono fighetto da studentelli del Dams), interminabili monologhi del cattivo di turno (assolutamente ridicoli con i loro goffissimi intenti “alti” nel parlare di filosofia e antropologia).
Il film poi è pieno di momenti inutili (tipo quando le ragazze lasciano a piedi il ragazzo) che sembrano aggiunti solo per arrivare ai fatidici 90 minuti.
Poi il film è pieno di canzoni di questo gruppo sconosciuto (almeno a me) chiamato GTO, che nel film viene citato come se si trattasse degli Who. È chiaro che fanno parte della cerchia delle conoscenze degli autori, però questa promozione tra amici è davvero stucchevole perché troppo spudorata.
Lo splatter è ai minimi termini (ma anche meno) e per oltre un’ora non si vede una goccia di sangue. Non che si veda granché, dopo, eh… Che senso ha strillare la presenza di Stivaletti nei manifesti se poi Sergio si è limitato a due cosettine due (e neanche particolarmente esaltanti)? Mah…
La violenza psicologica è risibile, questo Ottaviano Blitch (del quale si parla come se fosse Volonté) è pessimo, tutto smorfie e tic. Va però detto che deve recitare delle battute così ridicole che neanche Laurence Olivier sarebbe riuscito a nobilitarle. Il suo è comunque un personaggio ridicolo, banale, costretto a fingere un carisma che non ha e che lo rende ancora più patetico.
Mi dispiace dover dire tutte queste cose su un horror italiano ma non riesco a parlar bene della merda.
Oltre il (non) valore del film c’è tutta l’aggravante dovuta alla spocchia con cui viene pubblicizzato dagli autori grazie a recensioni compiacenti e leccaculo assortiti, per tacere poi del loro spam che va avanti da ANNI.
Questa robaccia è uscita in cinquanta copie, ma vi rendete conto?
Certo, la distribuzione è fatta dallo società del regista (che quindi ha pagato per distribuire il suo film) ma è comunque un precedente triste.
Nelle sale adesso c’è At The End Of The Day di Cosimo Alemà (che vidi in anteprima in una copia lavoro diversi mesi fa) ed è uscito in 100 copie ma quello è UN FILM con tutti i crismi, un film vero. E la sua è una vera distribuzione, non è una specie di autodistribuzione come quella di In The Market. Poi può piacere o meno (a me è piaciuto con parecchie riserve) ma è innegabile che sia un lavoro fatto come si deve.
In The Market è brutto fotograficamente, ha una storia banale, ha degli attori mediocri, è presuntuoso, cerca di colmare il proprio nulla con continui omaggi e citazioni ultrainflazionati… Insomma, un film che, per la mia visione del mondo, fa male al cinema italiano.
Consiglio a Lombardi e alla sua cricca un sano bagno di umiltà.