Innamoratissimo!
Uno dei miei personali insuperabili cult dal fascino inossidabile nei decenni.
Il noto ufologo Mario Gariazzo col nome d’arte di Roy Garret firma e filma le rocambolesche avventure di tre universitari iscritti al corso di astrofisica - un trio di perfetti sconosciuti con altissime probabilità mai visti sullo schermo né prima né dopo, Calogero Buttà forse sì - che sognano di concupire la professoressa Emanuelle, una Maria Baxa da collasso cardiocircolatorio. La presa visione del manifesto cinematografico di “Occhi dalle stelle” (del medesimo regista) fa scattare la genialata: travestirsi da alieni e sfruttare la disponibilità della docente a prestarsi come “cavia” per questi incontri ravvicinati.
La prima apparizione degli extraterrestri conserva quel clima di tensione classico del genere, mette quasi spavento, ma sono venuti in pace e il fine prioritario non può che essere lo studio del corpo umano e in particolar modo atti e comportamenti riguardanti l’ambito sessuale. Naturalmente anche la cameriera (Monika Zanchi) dopo un misto di curiosità e timore decide di prestarsi allegramente in costume adamitico. A complicare il tutto c’è Mario Maranzana, sproloquiando in siciliano col dito pronto sul grilletto del fucile perlustra la macchia circostante e tiene d’occhio la villetta dove alloggiano le due lasciando però imprudentemente indifesa dalle “incursioni” aliene proprio la consorte (Marina D’aunia). Coerente fino all’integralismo il finissage in stile luna park.
VI VOGLIAMO COSÌ!!!
Rimasi allibito. Incredibile. Indimenticabile.
Mi piace l’arte come provocazione e quindi non posso trattenermi dal gridarlo a squarciagola:
la risposta italiana al celeberrimo colossal made in USA “Incontri ravvicinati del terzo tipo”!!! Tiè! Ah! Ah! Ah! Cioè… dai! Ma solo per il coraggio dimostrato… solo noi italiani potevamo.
Un miliardesimo del budget degli americani, costumi da sfilata dei carri allegorici ma incoercibilmente affascinanti, badilate di nudo gratuito intervallate da cazzate tipo falò estivo e incastonate in una sceneggiatura composta da trovate al di là del viver civile, soundtrack e dialoghi tra extraterrestri basati sul fischio.
Solo noi… ci voleva davvero una faccia tosta alla Jimmy il fenomeno, qui scontatamente presente poiché teoricamente fondamentale. Considerando l’anno di divulgazione ma sopratutto alla luce dell’esperienza maturata strada facendo a mio modesto parere è molto più punk un film così che “The great rock’n’roll swindle” coi Sex Pistols.
A caccia di bellezze come mamma le ha fatte mi fu sbattuto davanti agli occhi a metà anni '80 da una di quelle emittenti private che a una certa lo smazzavano quasi quotidianamente: il corto circuito generato dalla tenera età (scuole medie) unita alla fascinazione per i dischi volanti e nel caso in esame alle grazie generosissimamente esposte dalla protagonista fu di quelli che ti lasciano folgorato a vita. Eh già, sono sempre state per chi scrive pellicole irresistibili perché girate con attori semisconosciuti quasi alla bell’e meglio, immediata l’infatuazione cagionata da una macchina da presa in grado di annullare subitaneamente la distanza tra finzione e tangibilità, chi non vorrebbe vivere una situazione così… ai confini della realtà? È quel genere che io adoro e che amo chiamare “cinema-cartoon”, definizione che qui non stona, basta ascoltare gli effetti sonori “spaziali” provenienti dal sintetizzatore del grande professionista Alessandro Alessandroni, recentemente pubblicati in 7" nel cofanetto “Alessandroni proibito”, uno sforzo ancora, manca la devastante canzoncina “Siam venuti sulla Terra con pacifiche intenzioni…” e il leitmotiv fischiettato.
Girato nella città eterna come molte opere leggendarie ha un travagliato percorso: in un primo momento il survoltato Maranzana spara per errore una schioppettata a Gariazzo mandandolo all’ospedale, la produzione non avendo tempo (né soprattutto soldi) da perdere ingaggia Gianfranco Baldanello che completa l’opera calcando la mano sulla componente sexy; il film viene respinto dalla Commissione censura, il 12 agosto '78 la domanda di revisione viene accolta ma il metraggio viene assottigliato da 2360 a 2191 metri di pellicola; ottenuto dunque il nulla osta n. 72292 il 13 settembre debutta il 28.
Nonostante lo spregiudicato uso di fantasiosa creatività libera dalle catene imposte dalla ragione molto probabilmente non ebbe la fortuna di racimolare neppure un millesimo del sommo capostipite e allora? Riproposta nelle sale a luci rosse, il 19 gennaio '79 il produttore Armando Novelli chiede al Ministero del turismo e dello spettacolo che il titolo venga cambiato in “Porno spaziali del quarto tipo”; il 25 luglio la Procura di Genova ne decreta il sequestro su tutto il territorio nazionale, il 22 novembre quella di Monza lo dissequestra; il 22 aprile dell’80 nuovo stop imposto dalla Procura di Frosinone. La copia a luci rosse (introvabile) prevede degli inserts girati con anonime corpivendole che lasciarono di stucco le attrici che ci avevano messo la faccia. Certo, le protagoniste recitano di rado vestite, curiosi dunque anche i ringraziamenti finali per gli abiti a Emilio Mal Tinti… ma quale abiti!?
Marina D’aunia da me contattata via messenger mi diede subito amicizia ma altrettanto tempestivamente interruppe la conversazione quando le buttai battuta riguardo al film. Ma c’era da aspettarselo, ai microfoni di Gomarasca&Pulici già precedentemente aveva dimostrato tutto il suo disappunto sbottando: “Oh Dio, ancora è in giro quel film?” (Stelle e stelline del cinema italiano). E dire che la sua mimica facciale di donna riscontrante sommo piacere carnale nell’essere posseduta a turno dai tre marziani è ineccepibilmente convincente, da dare uno schiaffo morale al 90% delle pornostar italiane propriamente dette.
Monika Zanchi neppure ne ha un buon ricordo - “Allucinante, mi sono proprio vergognata” - sulle pagine di “99 donne” lamenta il potenziamento della scena in cui amoreggia con la Baxa sul divano attraverso l’impiego di controfigure. Sì, è vero, il produttore calca la mano con raffinata crudeltà, il film presentava infatti inserimenti di dettagli spinti (primi piani del boschetto triangolare femminile) di sconosciuta figurante ancor prima di essere definitivamente ingozzato di veri e propri segmenti a luci rosse.
Dopo aver centrato l’interpretazione più incisiva della sua carriera, conscia evidentemente che “meglio” di così non poteva fare, Maria Baxa prese la decisione definitiva di cambiare mestiere.
Il regista prova a giustificarsi: “Io quel film lo scrissi e ne diressi pochissime scene. Non è un film che amo particolarmente. È uscito meno fine di quanto volessi, ma forse è meglio così. So che da alcuni è considerato un cult movie” (Mario Gariazzo - Nocturno n. 114).
Forse non tutti ricordano che irruppe lesto (1980) sul mercato delle neonate VHS (e pure in formato Beta) per merito della Cinehollywood di Milano con remiscelato titolo “Incontri molto ravvicinati di un certo tipo…”, sulla cover campeggia “Luce rossa!” (ma è la solita versione erotica) ciononostante la stampa di settore lo accoglie benevolmente nelle sue video-guide e negli annuari delle videocassette. Devono passare diversi anni prima di vederlo divulgato da Video Ciak (associata Univideo) coll’appellativo con cui tutti lo conosciamo proposto con un atteggiamento più costumato se non addirittura quasi semiserio: “I misteri dello spazio, l’esistenza di creature extraterrestri, il loro aspetto fisico, il loro comportamento sessuale” (catalogo Video Ciak primavera '87 - idem retrocover VHS). Questa edizione prevede dei sottotitoli (!) quando i tre alieni comunicano fra di loro fischiando, sebbene si capisse lo stesso alla perfezione il senso dei “discorsi”.
Da subito partì la missione di colonizzazione del pianeta Terra che si concluderà senza ombra di dubbio con successo, una vera e propria invasione. “Encuentros muy intimos en la tercera fase” dal 5 dicembre del '79 nei cinema spagnoli distribuito da Brujula Films è lanciato così: “Arrivano i marziani… inseriscono la spina dentro la presa e stabiliscono il contatto… contatto… spina… contatto… te la collegano… spina… te la mettono dentro… contatto… contatto…”; 32.480.258 pesetas d’incasso, consequenziale pubblicazione in video, la critica locale lo premia con un buon voto - “Impudenza sessuale e molta ingegnosità nell’usare il successo di un film statunitense per la sua successiva versione erotica, in un chiaro precedente di ciò che la maggior parte dei registi porno attualmente fa” (Espana erotica).
Col suo nome internazionale “Very close encounters of the fourth kind” arriva fin nei cinema mediorientali e viene diffuso già dal 1982 per l’home video universale ancora dalla Cinehollywood. “Encontros quase imediatos do quartu grau” in Portogallo e “Contatti sessuali” con sottotitoli per i greci.
“An erotic extravaganza!” garantisce la HQV immettendolo nel 1991 in USA col titolo di copertina “A coming of aliens”, “Los alegres extraterrestres” per il Sudamerica.
Ma curiosamente anche le edizioni nostrane presentano intitolazione e credits sui titoli di testa in inglese - “…and the phenomenal Jimmy” (wow!).
Il passare degli anni non scalfigge minimamente l’interesse perché ha fatto esplodere un giubilo, un’esultanza quasi da stadio, è uno show (non condivisibile ma) umanamente comprensibile che ci restituisce i nostri sogni d’infanzia, “Per qualche misteriosa ragione ho visto questo film diverse volte e mi ha sempre divertito! Forse è il modo pateticamente forzato in cui la trama sfrutta ogni occasione per spogliare le attrici, i ridicoli costumi “alieni” o il tema musicale ricorrente deliziosamente pacchiano?” (Delirium - issue two), “Sguaiatissimo. Un film imperdibile” (Andrea Novarin - Amarcord n. 6), “Chi ami scompisciarsi dalle risate non può perdere questo film” (Michele Giordano - La commedia erotica italiana), “L’esempio di come negli anni '70 si poteva fare un film partendo da due belle attrici disponibili a spogliarsi, una storia squinternata e tanta buona volontà. A livello erotico-trash non ha uguali. Meriterebbe di essere studiato per capire cosa poteva realizzare l’inventiva del cinema italiano con una macchina da presa e un set senza tante costrizioni. Pellicole come questa non se ne girano più e vi consiglio di cercarla” (Gordiano Lupi - Grazie… zie!), “Stracult totale. Un delirio di film. Trashissimo. Molti lo adorano” (Marco Giusti - Dizionario Stracult della commedia sexy). Molti… ma purtroppo non tutti. Parodiando e sbeffeggiando un genere “serio” sarò pure un sempliciotto ma io mi diverto come un matto e continuo a fischiettare quel fantastico motivetto nella vita di tutti I giorni, lo infilo e lo rinfilo nel lettore, non la smetto di ridere a crepapelle, lo propongo agli amici, forse anche nel tentativo utopistico di renderlo sempiterno, mentre invece c’è chi lo massacra - “Tutto nel film è vile: sceneggiatura, personaggi, dialoghi, situazioni, musica, gag” - con le chiare intenzioni di seppellirlo definitivamente nel 2008 (Davide Pulici - Nocturno dossier Alienerotica).
Ma… “Street cinemas”, apprezzato fuor di misura oltreoceano rivive negli States, eccolo in DVD per iniziativa della Desert Island (2012).
Orsù, come dissero proprio gli americani: may the farce be with you! Sì, insomma… che la farsa sia con voi!