Inferno Rosso (doc su Joe D'Amato)

Dirty love ce l’ho da vedere, soprattutto perché c’è Valentine Demi, mi dici che è così brutto?

Ps: io ho cliccato su rispondi a moonlightrosso, non Rodar…boh!

Regolarmente uscito in videoteca. Su br, 2 versioni disponibili : da 70,e da 105 minuti. E ben 115’ di extra. Grazie, Midnight… :ok_hand::clinking_glasses::slightly_smiling_face:

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Quello senz’altro, ma a decretare la morte della Filmirage ha contribuito il cambiamento delle dinamiche distributive. I produttori indipendenti si sono praticamente estinti, che col veto dei distributori un film tuo nelle sale non ci sarebbe arrivato mai… da quel punto di vista, attualmente l’home video e lo streaming sono un’alternativa valida ma alla fine degli anni 80… comunque sì, alla lunga di schifezze Aristide ne aveva prodotte assai. E non è che riscuotessero questo successo, al botteghino (a un certo punto si mise a girare pornosoft per il mercato americano, da noi manco uscivano se non in home video e non se li cagava nessuno).

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Abbastanza noioso, ma lo potrei dire di tanti soft massaccesiani del periodo… vedi appunto l’altro citato, Pomeriggio caldo (thriller erotico estremamente blando sia sul versante pruriginoso che della suspense). Erano appunto pensati per il mercato americano, che non li voleva troppo spinti.

Visto il documentario, nella versione estesa (durata esatta 103’ 11"). Davvero prezioso, imperdibile non solo per gli estimatori più convinti di Massaccesi, ma anche e soprattutto per chiunque ami il nostro cinema di genere. E come ben sappiamo, Aristide buonanima i generi se li è “fatti” quasi tutti. Con risultati alterni, certo. Ma non è quello che conta. Rivedendolo, piuttosto, ho avuto conferma di un certo pensiero : cioè che Massaccesi, vuoi per pigrizia innata o mancanza di vere ambizioni, non ha mai fatto il proverbiale “salto di qualità”. Benché le capacità, innanzitutto tecniche, ce le avesse eccome. Peccato. Per lui, ma anche per noi cinefili…:confused:
P.S. Inqualificabili i titoli dei quotidiani nostrani, che alla dipartita lo liquidarono come “re del porno”. Dimostrando superficialità e ignoranza disgustose… :face_vomiting::pensive::skull_and_crossbones:

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Non credo fosse mancanza di ambizioni, altrimenti una casa di produzione sua non l’avrebbe mai messa su. Semplicemente, andava troppo al risparmio e a mio avviso ha impiegato energie su troppi film sbagliati. Poi va be’, come regista secondo me aveva dei pregi ma anche tanti limiti, pur apprezzandolo per lo spirito weird di tante sue sceneggiature. Non credo potesse fare meglio di così; penso la stessa cosa di altri artigiani nostrani che apprezzo come Fulci, Margheriti, Freda eccetera. Erano bravi, ma non geniali come un Bava o un Leone.

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Concordo sull’ultimo punto (anche se adoro Fulci, si sa). Al tempo stesso, hai centrato il motivo per cui parlavo di assenza di “vere ambizioni” : ovvero, con la sua casa di produzione, l’aver “tirato” troppo al risparmio quasi tutti i film realizzati. E così, come viene detto senza remore nel documentario, si è arrivati al fallimento della Filmirage. Con successivo ripiego “alimentare” verso il porno… :no_mouth:

Ciao!

Comunque la si pensi, credo che sia un documentario che fa un po’ giustizia della figura di D’Amato la cui eredità artistica non va certo ricercata nella produzione che i giornali dell’epoca hanno evidenziato all’epoca della sua scomparsa.

Mi è rimasto impressa la frase della figlia che sostiene che sia passato alle produzioni a luci rosse anche per evitare di mandare a casa i lavoratori della sua casa di produzione e Soavi che, negli extra del DVD (pure interessanti, credo che siano il girato di alcune interviste che non e’ stato montato nel documentario), dichiara che la Filmirage gli pago’ tutti i contributi previdenziali per ciascun giorno di lavoro.

Ciao!
C.

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Comunque se dici Joe D’Amato a uno che non si interessa di cinema di genere, o non sa chi è o pensa ai porno.

Questo è un dato di fatto.

Penso che non ci sia da scandalizzarsi se i mass media generalisti lo ricordano per quello.

Ricordo mio padre che si incazzò quando da ragazzino gli dissi che stavo per guardare un film di Joe D’Amato, perché lo catalogava unicamente come regista porno (mentre io all’epoca consideravo unicamente la sua produzione horror)

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Ciao!

Certamente! E’ anche per questo che reputo che il documentario sia un lavoro lodevole che, nel suo piccolo, prova a dire qualcosa in più su questo personaggio.

Scandalizzarsi no, ma almeno un po’ amareggiarsi magari si’ :slight_smile:

In uno degli articoli di giornale (compare sul documentario) redatti dopo la sua morte c’e’ scritto qualcosa del tipo: fu assistente di Godard, Petri…lavorando come operatore, direttore della fotografia. inutilmente. Perche’ tutto quel bagaglio di conoscenze fu utilizzato nel solo modo che gli permise di fargli guadagnare da vivere: i film porno.

Parlo da profano, ma si poteva fare un po’ meglio, secondo me.

Ciao!
C.

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Questa è proprio un’infamata senza senso e decisamente fuori luogo… Ma che razza di “necrologio” è?!? Sono pienamente d’accordo con te.

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Vabbè ma parliamo di stampa italiana eh, cioé la feccia peggiore che possa capitare di incontrare.

Quando morì Nino Castelnuovo, un paio di anni fa, i giornalisti italiani non trovarono di meglio che scrivere TUTTI che era morto il protagonista degli spot Olio Cuore.

Castelnuovo ha lavorato per Visconti, Germi, De Sica e Jacques Demy, senza contare i vari Fulci Corbucci e Di Leo. Gli hanno praticamente sputato in faccia post-mortem. Bene, bravi, avanti così.

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Pensare che usò quel nome per la prima volta per il castissimo GIUBBE ROSSE.

Beh, non è che ne fece moltissimi.

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Vero. Forse l’unico, tra i suoi film, che poteva essere proiettato nelle sale parrocchiali. Un “Buio omega”, non credo proprio… :rofl:

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Anche Montefiori ha riconosciuto una certa mancanza di coraggio nelle scelte di Massaccesi. Poi parliamoci chiaro lui individuò nel porno una strada per fare soldi in fretta già in tempi non sospetti. Tra la fine dei 70 e i primi 80 stupì tutti con la trilogia horror, ma poi si ributtò nel porno mani e piedi. Poi per qualche anno in effetti lasciò il porno per dedicarsi al soft (a volte molto soft), anche di un certo stile tra l’altro. Ma dall’inizio degli anni novanta praticamente si dedicò solo a quello e ciò che mi chiedo è: possibile che un nome come il suo non riusciva a trovare una serie televisiva da dirigere, dei lavori da operatore o da direttore della fotografia? Considerato che la maggior parte quelli che fece furono all’insegna del più bieco risparmio si può pensare essere stato un talento sprecato il suo. Io, poco prima che morisse, lo incontrai (del tutto casualmente) e gli chiesi questa cosa dei tanti porno. Lui mi rispose candidamente che non gliene fregava niente e che lo faceva esclusivamente per soldi. In questo senso posso capirlo: a forza di vedere gente che si inchiappetta non ti fa più nessun effetto.

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Secondo me gli piaceva pure fare i porno.

Voglio dire, sei a fine carriera, sbattimenti organizzativi zero, niente segretaria di edizione e piano di produzione da seguire (o cmq tutto ridotto all’osso), contatti quattro fighe e due machi, in due o tre giorni fai tutte le riprese, montaggio facile facile, pagnotta assicurata e zero sbatti.

Poi, quando invece aveva voglia di darci dentro e fare qualcosa di più creativo ed artistico, faceva quei suoi porno colossal tipo Marco Polo o quelli ambientati nell’antica Roma.

Io non lo vedo molto strano, è fisiologico, quanta gente fra gli statali ad esempio inizia a fare un lavoro sul campo e poi negli ultimi anni a fine carriera si fa trasferire in un ufficio? Tanta routine, zero sbatti dovuti alle diverse evenienze che puoi dover affrontare lavorando “sul terreno”, stipendio assicurato e bella lì.

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La sua affermazione a proposito del “buco del culo”, credo riassuma bene. Il suo punto di vista sul porno. E sulla “svolta”, dopo il fallimento della Mirage, della sua carriera… :pensive:
P.S. In una nazione civile, avrebbe potuto fare serie tv, e/o il direttore della fotografia. Ma probabilmente, proprio a causa dei suoi precedenti nell’ambito del porno, dovette giocoforza… tornare “alle origini”!! :cry:

Che inizialmente fare porno quantomeno lo divertisse è testimoniato da molti, fu lui a “forzare la mano” per alcune scene oltrecensura di Emanuelle in America. Ed è un dato di fatto che a sdoganare il genere in Italia è stato lui, con le zozzonate caraibiche. Si stancò presto di bazzicarlo perché, come lui steso spiegò in un’intervista, negli anni 80 in Italia andavano solo le “compilation di scopate” e tagliavano trama e quant’altro, indi gli scocciava girarli. Come giustamente sottolineavano nella rivista Nocturno Cinema, tornare all’hard negli anni 90 era una sconfitta perché doveva far fronte ai debiti dopo il fallimento della Filmirage, ovvio che ne fosse amareggiato. Definirlo il re del porno gli dava fastidio, ma che il genere in grado di dargli la fama sia stato l’erotico/ sexy/ come volete chiamarlo non ci piove. In realtà, ricordo chiacchierate con hardologi che mettevano in chiaro quanto poco era considerato nell’ambiente Massaccesi rispetto ai vari Luca Damiano, Mario Salieri eccetera che il genere lo bazzicavano con più entusiasmo. Lui è stato un pioniere e non lo negava, però girare porno nei 90 gli faceva schifo e non nascondeva manco quello.

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Claro. Ebbe già problemi a fare televisione Deodato per via di CH, figurati uno che veniva dagli ambienti del porno. Magari a un attore potevano perdonarlo, vedi Cersosimo che a fine carriera si riciclò con le soap; ma giusto perché nessuno si ricordava dei suoi trascorsi a luci rosse, un’attrice più celebrata come Moana quando le proposero di condurre un programma fu boicottata senza pietà. Andava bene finché era ospite e discorreva della sua carriera nel porno, ma pretendere di essere presa sul serio… uno come Massaccesi non aveva speranze, purtroppo.

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Manco fossero andati a fare rapine in banca, mah!

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