Film ambientato nella piccola e caratteristica cittadina medievale di Durbuy, incastonata nelle Ardenne tra monti dalle pareti granitiche e il fiume Ourthe.
Nella piazza principale del paese è in corso una guerra senza esclusione di colpi tra la proprietaria di un albergo/ristorante (la Girardot) e gli altri ristoratori del paese, con in prima fila la titolare della friggitoria ambulante che stanzia proprio dirimpetto.
Si tratta di una lotta senza esclusione di colpi per soffiarsi la clientela, che arriva al parossismo e a dinamiche quasi surreali, coinvolgendo tutti gli abitanti della piccola cittadina in azioni di attacchi e rappresaglie militaresche.
Questa lotta senza esclusione di colpi viene osteggiata dai ragazzini del paese, con in testa i piccoli innamorati Colette e Bruno, figli delle due ristoratrici in lotta fra loro, in una dinamica che ricorda quasi la faida tra Capuleti e Montecchi di shakespeariana memoria.
Il film dipinge anche in modo molto vivo e colorato le dinamiche interne ad un ristorante, in particolare quelle che si svolgono in cucina tra i membri dello staff, a porte chiuse, lontano dagli occhi della clientela.
Vedendo il film ci si rende conto di come tutta la cittadinanza fosse stata coinvolta, a fianco dei (pochi) attori professionisti c’è uno stuolo di figure di contorno che, con la loro continua presenza per tutta la durata del film, caratterizzano in modo forte e saporito la vicenda, dandole un anima tangibile, profondamente locale ma anche profondamente umana.
Il titolo d’altronde, Jambon D’Ardenne, è un calembour, ed invertendo inizio e fine della prima parola suona come Bons Gens D’Ardenne, ovvero brava gente delle Ardenne. Il film alla fine parla di loro, è a loro che deve tutta la sua vibrante carica vitale.