Jigoku (Hell, Nobou Nakagawa, 1960)

DVD CRITERION

Spulciando le ultime visioni dei forumisti mi sono imbattuto in quelle di Swat, che ultimamente ha visto Jigoku, vale a dire Hell di Nobou Nakagawa, proliferissimo regista giapponese tributato all’ultima edizione del Future Film Festival con una rassegna dedicata a tutto il suo periodo horror, che se non erro, dovrebbe chiudersi proprio con questa pellicola (anche se nella filmografia scorgo Ghost Story of the Snake Woman che non ho visto e potrebbe essere horror dal titolo). Il regista nipponico è considerato tra i padrini di quello che quarant’anni dopo verrà ribattezzato j horror o horror psicologico, insomma tutto ciò che è venuto dopo Ringu di Hideo Nakata.
La morbosità e la pesantezza che Jigoku riesce ad infondere è frutto di un lavoro parallelo su sceneggiatura e messa in scena che poche volte nel cinema si sono rivelate così perfettamente compatibili. Tutta l’ultima parte della pellicola è di una visionarietà, e bellezza, che molti registi considerati ora surreali, si sognano di notte. Su grande schermo e in pellicola poi tutto il lavoro sulla fotografia rende in modo superlativo. Recuperatelo.

Capolavoro, poi se si pensa che è del 1960 la pelle d’ oca che già si ha per il finale diventa carta vetrata da 20.

La prima parte del film è relativamente lenta e se vogliamo anche complessa, ma quando si scende negli inferi è delirio e arte pura allo stesso tempo, ho avuto un leggerissimo calo di palpebra e mi son risvegliato sulla scena dello scuoiato vivo in eterno, pure gli effetti speciali sono eccellenti.

Per chi fosse interessato c’è l’ ottimo DVD della criterion:


Consiglio anche una sbirciatina alla rivisitazione, anzi ispirazione in chiave moderna di Teruo Ishii.

Capolavoro si, ma a mio parere il migliore Nakagawa horror resta Ghost Story of Yotsuya, più completo, più lineare, magari meno moderno (anche se è con questo film che il regista finalizza ciò che aveva iniziato qualche anno prima e definisce i canoni dell horror giapponese di lì a oggi), ma meno confusionario a livello di scrittura. Tutta la prima parte di Jigoku è infatti, come già hai sottolineato, un po pesantina e priva di ritmo, come se al regista interessasse solo arrivare alla parte degli inferi.

Visto anche il nell’ottimo DVD Criterion, si tratta di un film comunque del 1960 e la qualità è decisamente al top. La prima parte è lentissima, interpretazioni molto teatrali e cupe nella migliore tradizione drammatica di scuola nipponica poi si cambia registro è diventa un delirio onirico, un incubo a colori forti che tra Lynch e Bava regala delle situazioni inquietanti di una eleganza estrema di grande effetto emotivo.
Capolavoro, è incredibile che un film del genere sia uscito più 55 anni fa!

La parte finale, con la rappresentazione dell’inferno, è qualcosa di incredibile, alla Bava come giustamente hai detto.
Molto interessante anche la prima parte, ma, poi, la figura dell’amico misterioso, lo definisco così, è poi la personificazione del del diavolo? A me par di ricordare così.
Comunque spesso si è parlato delle affinità tra Nakagawa e Bava. In effetti le affinità stilistiche tra i due sono notevoli. C’è da dire il giapponese è in anticipo di qualche anno.

Non è tanto sbagliata la tua analisi anche considerando che il ragazzo protagonista è molto timido e moralmente onesto, è assurdo che una simile persona possa essergli molto amica. Potrebbe anche essere una specie di doppio malefico.

Tra l’altro appare e scompare in modo quantomeno soprannaturale.