Jojo Rabbit (T. Waititi 2019)

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Diciamolo subito: è un capolavoro assoluto. 6 nomination agli Oscar, Waititi (Regista di Thor Ragnarok, What in we do in the shadows, probabilmente il prossimo Star Wars) che giganteggia anche in veste di un improbabile Hitler da fumetto di propaganda antinazista dell’epoca. Una Scarlet Johansson assolutamente in parte, per non parlare dei giovani protagonisti bravissimi specie il bambinetto cui gira attorno tutta la vicenda

Difficile commentare un film così. La prima parola che mi viene in mente è :intenso.
La storia è quella di Jojo, un bambino tedesco di 10 anni nella Germania nazista del 45, cresciuto nella propaganda inquadrato nei campi di addestramento militare per bambini della gioventù nazista, Jojo crede ciecamente nel fuhrer. Ma non è il promettente soldato coraggioso e atletico. E’ un bambino normale, impacciato, con le sue paure e insicurezze dei suoi 10 anni e come tanti bambini ha un amico immaginario: un Hitler da striscia a fumetti
La madre (la Johansson) segretamente lavora contro il partito e nasconde in casa una ragazzina ebrea, la cui scoperta sconvolgerà non poco la vita e le certezze di Jojo

Un film che probabilmente sarà proiettato nelle scuole. Adatto ad adulti e bambini. Capace di spiegare senza retorica ai bambini cosa siano stati gli orrori del nazismo e più in generale della guerra. Un film pedagogico per tutte le età. Capace di vedere la realtà con gli occhi dei bambini, filtrata attraverso quello che è il loro mondo
Si ride con un po’ di vergogna alle battute nelle parti da commedia, per la drammaticità della situazione. Come se durante il nazismo la gente non amasse, ballasse, ridesse…vivesse comunque
E il film quando vuole colpire lo fa duramente con una drammaticità e un pathos che raggiungono livelli elevatissimi
E’ un film complesso che solo chi non l’ha capito può sminuire sbrigativamente a commedia. E in tal caso anche di cattivo gusto, visto il tema. E’ un coacervo di generi come di tanti generi sono le emozioni che ogni giorno viviamo

E pone tante questioni ancora attualissime: l’indottrinamento, la propaganda, la xenofobia, la guerra…c’è tanta guerra. Mostrata anche in modo crudo come in un libro di Remarque, ma sempre filtrata attraverso gli occhi di un bambino. Il che la rende da un lato ancora più tragica perchè assume toni incomprensibili che la rendono demenziale. E questo è un passaggio importante. Perchè quando Jojo vede la disfatta, l’invasione della propria città da parte degli Alleati, vede le sue figure di riferimento fare e dire cose stupide. Non è una semplificazione della guerra o il voler prendere ulteriormente e stupidamente in giro chi oggettivamente nella Storia ha sbagliato e sta finalmente pagando. Un voler infierire. Ma è la situazione estrema come viene percepita dalla mente di 10 anni di Jojo

I bambini e i pazzi si dice che vedano le cose per quelle che sono realmente e lui finalmente vede il surreale, il demenziale della guerra

E’ un film sul quale potremmo dibattere per ore. Io l’ho trovato assolutamente bellissimo ed emozionante

Splendida la colonna sonora con un’impagabile HEROES di Bowie in tedesco

Davvero un buon film. Devo dire che all’inizio non mi ha coinvolto molto, ma nella seconda parte mi ha convinto assai. Bravissimo il piccolo protagonista, ma molto simpatico (e anche bravo) pure il suo amico.
Un film necessario, in un’epoca in cui il revisionismo storico cerca di offuscare certi ricordi.

Se si riescono a superare i primi venti minuti che sembrano prenderti per il deretano, il film diventa apprezzabilissimo. Certo, alla fine è pur sempre un divertissement e può piacere o meno. Io l’ho visto con piacere ma per quanto mi sforzi non riesco a considerarlo un filmone. Troppo grottesco per il tema trattato.

Nè grottesco, nè tantomeno divertissement. Spiega, camuffandola con tono leggero, la più grande tragedia del 900.
Come fare un prodotto cinematografico nel 2020 che cerchi di raccontare/spiegare ai bambini certi temi?
Puoi continuare a leggere Anna Frank, portarli alle medie in gita ai campi di concentramento, ma io temo che il messaggio passerà sempre lontano…distante da loro perchè distante dai loro problemi. Dal loro quotidiano

Il film invece mostra un bambino che ha 10 anni nel 45. E storicamente un bambino tedesco di 10 anni nel 45 non conosceva altro che il mondo di Jojo.
Era un figlio del regime, inquadrato a livello militare. Ma era pur sempre un bambino, con tutte le paure, insicurezze, il bisogno di affetto, le fantasie e i problemi (il bullismo, il dover/voler far parte del gruppo ecc) dei bambini della sua età di ogni epoca e società. Anche la nostra

Ecco il primo grande pregio del film. Mettere in scena una situazione reale che va al di là dell’epoca. Un decenne che potrebbe essere il primo bambino che incontriamo uscendo per strada.

Facile parlare per noi nel 2020 alla nostra età con la bella vita che abbiamo fatto. Non avendo mai subito dittature, nè fatto guerre. Ma pensiamo anche solo a chi ha 25 anni oggi. Non voglio fare parallelismi, ma se noi comunque negli anni 80-90 c’eravamo e stavamo relativamente bene o comunque abbiamo conosciuto periodi di economia florida e stabilità e potevamo permetterci di fare progetti …chi ha 20-25 anni oggi è già diverso da noi. Perchè da quando ha un minimo di raziocinio ha conosciuto solo precarietà e i termini con cui è cresciuto sono “crisi economica” “flessibilità” e se riesce studiare difficilmente troverà il lavoro per cui è qualificato
Sempre facendo tutti i distinguo. Jojo, che ha 10 anni nella Germania nazista del 45, ha conosciuto solo una società militarizzata, violenta, xenofoba e razzista e per lui ovviamente, che non ha mai visto altro prima, quella è la normalità

Quindi anche gli aspetti che sembrano più grotteschi sono drammaticissimi perchè tutta la vicenda è filtrata attraverso la mente di un bambino
Se noi sorridiamo se Jojo pensa che gli ebrei abbiano le corna e le ali si pipistrello, dobbiamo metterci nella fantasia di un bambino di 10 anni
E per quanto riguarda Hitler come amico immaginario…non vedo che differenza ci sia se Jojo invece parlasse nella sua testa con un elefante rosa o col padre assente

Io non ci trovo nulla di grottesco. Tuttalpiù di umanissimo

Beh, alcune scene sono grottesche come quella della bomba che rimbalza sull’albero e ferisce Jo Jo oppure lo scambio di saluti nazisti con i membri della Gestapo. E’ vero che forse oggi latitano film per il grande pubblico che tengano viva una certa memoria. A mio personalissimo parere però se proiettassero questo film nelle scuole farebbe fatica a distogliere gli studenti dai loro cellulari. E’ troppo particolare. Poi, per carità, magari mi sbaglio alla grande…

Se vogliamo parlare dei ragazzini di oggi, credo che anche leggere Anna Frank o Prlmo Levi o portarli a vedere qualunque film serio sia tempo perso. Almeno con la stragrande maggioranza di loro. Ma questo è un problema generazionale applicabile anche al disimpegno politico o alla sensibilizzazione contro le mafie ecc. Bisognerebbe aprire un discorso a sè

Le scene grottesche che tu citi invece
La prima
Non hai idea di quanto invece episodi del genere fossero comuni nelle caserme. Anche italiane, persino degli anni 70-80 di ragazzotti cui mettevano in mano delle armi con troppa leggerezza per addestramento. Tanti sono rimasti feriti e alcuno sono morti in naja proprio per incidenti. Figurati dei bambinetti con i protocolli di sicurezza di 80 anni fa

La seconda invece è geniale e, da un lato ridicolizza e sdrammatizza (hai presente i cartoni e i fumetti di propaganda americana antinazista all’epoca della guerra?) le seriose e temibili SS. Dall’altra intelligentemente denota di come nel regime, anche Jojo, bambino di 10 anni, non dimentichiamolo, è considerato un membro attivo e militante/miltare a tutti gli effetti.

Non condivido minimamente l’entusiasmo per questo film.

L’ho visto ieri e dire che mi ha lasciato freddo sarebbe un eufemismo.
Diciamo che mi ha soprattutto irritato, più che altro per Waititi che, per come vedo io le cose, si crede particolarmente acuto e brillante mentre invece l’ho trovato soprattutto patetico.
I suoi tentativi di essere divertente mi hanno fatto l’effetto contrario, li ho trovati irritanti come mi capita sempre quando qualcuno cerca di fare lo splendido senza averne i mezzi.
Per me non funzionano nemmeno le scene in cui ridicolizza i nazisti e i loro riti. Alla fine tutti i personaggi del film sembrano personaggi di una barzelletta che non fa ridere.

Poi anche il lato “serio” del film lascia molto a desiderare, almeno per i miei gusti.
La perdita dell’innocenza del bambino e la sua presa di coscienza contro gli orrori del nazismo non mi ha convinto per nulla.
A poco sono valsi i tentativi di delicatezza in quella che sarebbe dovuta essere una scena drammatica ed emozionante (la scoperta della morte della madre, della quale vengono mostrate solo le scarpe) perché con me non ha proprio funzionato. Così come non mi è piaciuta la scena della fine della guerra, con l’arrivo degli americani e i conseguenti momenti di battaglia urbana.
L’ho trovata tirata via, senza pathos.

Onestamente salvo pochissime cose.
Salvo “I Want To Hold Your Hand” dei Beatles che si sente in tedesco all’inizio del film (tra l’altro non l’avevo mai sentita) mentre invece non ho sopportato l’ormai inflazionatissima Heroes di Bowie, cantata in tedesco.
La ragazzina è brava, Rockwell (che in altri contesti sarebbe pure bravo) doveva fare una macchietta e l’ho trovato stucchevole. La Johansson mi è parsa molto anonima, sia lei che il suo personaggio mi hanno detto molto poco.
Mi è piaciuto invece il rapporto tra il protagonista e il suo amico Yorki (l’attore che lo interpreta, poi, è veramente molto simpatico) ma se devo essere sincero non mi è piaciuto praticamente nient’altro.
Waititi è insopportabile ogni volta che è in scena con la sua gestualità, le faccine, le smorfie… Tutte cose che mi irritano e basta. Il suo “What We Do In The Shadow” non mi era dispiaciuto ma anche lì ogni tanto percepivo la sua voglia di fare il simpatico che proprio non aveva presa su di me. Voleva fare Chaplin e per me non c’è riuscito per nulla.

Ah, terribile l’esplicita citazione al mai sufficientemente detestato “La Vita È Bella”.

Per mostrare ai ragazzini cos’era il nazismo farei leggere loro Primo Levi oppure farei vedere Il Grande Dittatore (appunto) e Nuit Et Brouillard, non certo questo film che, con buona pace dei suoi estimatori (che non sono nemmeno pochi), per me è solo fuffa.

Sull’interpretazione di Waititi non mi esprimo. Può piacere o non piacere…le interpretazioni attoriali sono sempre soggettive
C’è gente che detesta Franco e Ciccio, altri che non capiscono Buster Keaton…ci sta, ognuno ha i suoi gusti
Alla mia prof d’arte delle medie ad esempio faceva schifo La Gioconda

Su 2 tue osservazioni però sono fortemente in disaccordo

Intanto non so dove hai visto le citazioni alla Vita è bella. Il film è proprio l’antitesi di quello di Benigni. Stravolge la narrazione e fa proprio l’opposto di quello che tu vorresti continuare a fare col leggere Primo Levi e tutti gli strumenti usati fino ad oggi che risultano molto distanti dai più giovani e assumono toni ai loro occhi un po’ stucchevoli e buonisti.
Invece di mettere sempre lo spettatore nei panni del povero ebreo che subisce tutti i peggiori orrori possibili, lo trasporta dall’altra parte. Ma non sul campo di battaglia. Al sicuro, nella sua comunità, in cui è lui al comando. E gli mostra come anche i carnefici spesso fossero perosne normalissime vittime della propaganda. Quindi in un certo senso vittime anche loro dell’ideologia nazista

Scondariamente il bellissimo ,e carico di pathos, momento delle scarpe rosse è di una forza ancora più dirompente perchè non simboleggia assolutamente nessuna presa di coscienza da parte di Jojo. In quel momento forse le sue convinzioni avranno subito una scossa, ma niente più.
Lui non è che cambi da quel momento o che inizi chissà qualche percorso interiore
Proprio perchè non è una favola, ma è vita reale. E nella vita reale quando si cresce immersi in un’ideologia, non credere che basti un solo evento traumatico, per quanto drammatico, a fare aprire gli occhi
Jojo in quel momento soffre, ma le sue idee non crollano
Sarà forse più avanti che prenderà coscienza, ma ci vorranno ben altri eventi drammatici. E in quel momento tornano le scarpe rosse di nuovo come simbolo.
Scusa, ma lo capirebbe anche un bambino…e infatti è un film per bambini

Ho detto (e lo ribadisco) che viene esplicitamente citato il film di Benigni. Non ho parlato di “citazioni”, al plurale.
Ho detto che nel film c’è una citazione esplicita a La Vita È Bella ed è nella scena in cui la Johansson torna a casa e fa lo stesso passo che fa Benigni nella sua ultima scena del film, quando le guardie lo stanno per fucilare e lui fa il buffone per far sorridere il figlio che lo guarda.

Continui poi ad attribuirmi cose che non ho scritto. Non ho mai detto che la scena delle scarpe (chiamiamola così) era una scena che portava alla presa di coscienza del ragazzino. Ho detto che l’ho trovata una scena senza pathos e lo ribadisco. Non mi è piaciuta per com’è stata costruita e messa in scena. Sarebbe dovuto essere il climax emotivo del film e invece mi ha lasciato freddissimo. Tu l’hai trovata una scena bellissima così come hai trovato bellissimo tutto il film. Buon per te, per me non è così, ce ne faremo una ragione e pace.

Premessa: quando è partita “everybody’s gotta live”, emozionalmente parlando, Waititi mi ha conquistato. Adoro quella canzone.

Il film, per me, è bello. Una sorta di favola (come lo sono più o meno tutte in questi casi) di formazione gettata nel contesto nazista. Tante piccole cose mi sono piaciute e pure i momenti intimi li ho trovati ben studiati e congeniali nel rapporto con una madre che cerca di crescere il proprio figlio basculando tra tenerezza, infantilismo e lieve serietà.

La ragazza: dapprima è spavaldissima (un atteggiamento che non ti aspetteresti da una rifugiata in pericolo di vita) e suscita antipatia. Con lo scorrere della vicenda si può benevolmente pensare che fosse una corazza per nascondere il continuo vivere con la paura di essere scoperta. Tra l’altro, viene praticamente salvata da Rockwell che non la smaschera sull’errore della data di nascita (e forse lo fa perché anche lui nasconde il fatto di essere nazista e gay).

Rockwell rischia di più la targa di “macchietta” (a parte che a me sembrava fosse Norton, alle prime inquadrature) ma se preso nel contesto di tutta la vicenda direi che ci può stare. La scena dei pastori tedeschi m’ha fatto proprio divertire!

Secondo me non va preso come un film con protagonista il nazismo: esso funge maggiormente come periodo storico, certo importante e delicato, utilizzato per raccontare la favola di crescita di un bambino: le notazioni storiche sono importanti ma non determinanti per la riuscita della pellicola.

C’è un unico piccolo neo che mi ha fatto storcere il naso ogni tanto ma di cui mi rendo conto di quanto sia un gusto totalmente personale: mal sopporto quell’aura di voler fare i brillanti (o cool, per dirlo in altri termini) con la mimica e nei dialoghi.
Ed infatti nei primi minuti ho seriamente temuto una deriva in questo senso che fortunatamente è stata abbastanza contenuta (pur se troppo reiterata la gag con quelli della Gestapo). Dopotutto è un film del 2020 e -ahimè- molto cinema funziona così oggi…

L’Hitler di Waititi può piacere o meno e tutto sommato, tra alti e bassi (che ce ne sono) direi che abbia fatto un simpatico amico immaginario (stupenda la battuta di Rockwell sul SUO amico immaginario).

Altra nota: non è stata una scelta pessima, ma “heroes” è un po’ (eufemismo) abusata ormai.
Però lo scrive chi la ascolta da più di 20 anni: mi rendo conto (e mi auguro) che un giovane di oggi, probabilmente ascoltandola per la prima volta, possa provare la stessa emozioni di me quando l’ascoltai la prima volta nella mia gioventù; oggi da adulto smaliziato mi viene anche da pensare : “furbone di un Waititi”.
D’altra parte, ormai, “heroes” è spesso pompata nel nostro immaginario come canzone “epica” e di “protesta”, quindi ha la sua logica (balorda) essere lì ; così come purtroppo (e mi sarebbe piaciuto sentirlo dire dalla ragazzina) il simbolo della Swastika continua ad essere associato al nazismo mentre dovremmo tutti riassociarlo alle culture religiose indiane (e cinesi) piuttosto che demonizzarlo. Altrimenti vinceranno sempre i nazisti.