Evil Dead Trap
1988 102’ colore
Nami, conduttrice di uno spettacolo televisivo trasmesso in tarda,
tarda notte che presenta video bizzarri e inusuali riceve -via
posta- una videocassetta contente il filmato di una ragazza
barbaramente torturata prima di essere uccisa.
Dato che gli ascolti del programma stanno andando male e che l’autore
del video si è premurato di registrare anche parte del tragitto
percorso in auto per raggiungere il luogo del presunto assassinio, la
ragazza decide insieme ad alcuni suoi colleghi, 3 giornaliste ed un
aiuto regista, di raggiungere il luogo suggerito dal filmato. Inutile
dire che non si tratterà di una buona idea e le cose andranno
malissimo…
Sono riuscito a mettere le mani sulla ristampa in DVD di questo film
assurto allo status di piccolo culto negli anni passati.
Si potrebbe giocare a cogliere tutti i riferimenti (Fulci, Argento,
Raimi e altri) ad altre pellicole che questo slasher affastella;
io ci ho visto anche un po’ di “Videodrome” all’inizio e non sono il
solo visto che qualcosa di simile dice anche la persona intervistata
negli extra.
Oppure si potrebbe semplicemente godersi le fantasiose morti, gli
effetti speciali e di trucco convincenti e in generale cura e
ricercatezza nella direzione (tutti ottimi rapportando il risultato ai
fondi a disposizione, presumo non enormi visto che, se ho capito, il
film fu pensato per il mercato degli home-video).
Extra altrettanto interessanti, tra i quali l’intervista che indicavo
prima, dove l’intervistato da una interpretazione molto interessante
del film come simbolo della condizione giapponese nel dopoguerra,
evidenziando il fatto che il luogo delle torture sia una base
statunitense dismessa, che viene inquadrata una scritta su un muro
della base che contiene una data: “1956” (anno in cui il Giappone
entra a far parte dell’organizzazione delle nazioni unite) e che
il
gemello siamese malvagio
sia un allegoria delle atrocità (tra le quali
torture) commesse dal regime militarista giapponese nella sua guerra
di espansione; un passato con cui ancora il Giappone non ha saputo fare i
conti e che cova -come un grosso non detto- all’interno del suo corpo
sociale.
La mia comprensione dell’inglese (gli extra non hanno sottotitoli) è
prossima allo zero e non sono convinto di capito tutto quello che
l’intervistato dice (anzi sono convinto di non aver capito una buona
parte della sua intervista), e quindi mi trovo nella disagevole
condizione di non poter ne’ concordare ne’ dissentire con questa
lettura; lettura che comunque reputo molto interessante e innalza
ancor di più la qualità -già ottima, a mio parere- della pellicola.
Ciao!
C.
PS: non ho trovato un thread esistente su questo film, ma non sono sicuro che non vi sia, nel qual caso esista gia’: scusatemi.