Il film “normale” meno conosciuto, meno visto (e quasi mai citato) di Karin Schubert: si tratta di CHRISTINA Y LA RECONVERSION SEXUAL (1984), coproduzione folle tra l’Hugh Hefner di Playboy e alcuni finanziatori europei messa in piedi dalla primula rossa del cinema bis anni 60, 70 e 80, l’incredibile Harry Alan Towers, già promotore di analoghe operazioni affidate alla regìa di Jess Franco. Questo CHRISTINA, mai arrivato in Italia (ma forse ci fu un’uscita in vhs) è un thriller erotico incentrato sul rapimento di una giovane ereditiera, sequestrata consecutivamente due volte: la prima da una gang di terroriste-lottatrici lesbiche capitanate da Karin Schubert, la seconda da una sorta di playboy-Robin Hood interpretato da Emilio Linder, un attore che i fans di Jess Franco ben conoscono.
Raccontato così sembra un film di notevole interesse per gli appassionati del “bis”, ma in realtà la committenza di Playboy si fa sin troppo sentire: blando erotismo patinato, ogni violenza bandita o ridotta al minimo, dialoghi di una banalità davvero eccessiva per non essere stati intenzionalmente pensati in funzione di un target ben preciso. Towers, che ha scritto la sceneggiatura, riesce però a inserire qualche momento interessante, soprattutto con il gruppo di terroriste-wrestlers guidato da Karin Schubert, che qui parla inglese con la sua vera voce e con un pesante accento tedesco che giova peraltro al suo sadico personaggio. Già, perché l’unica versione circolante (almeno a mia conoscenza) è quella in lingua inglese. In definitiva, l’unico motivo d’interesse del film è legato proprio al ruolo collaterale della Schubert, anche perché è l’ultimo film che la futura hardista ha interpretato prima di imboccare il tunnel porno da cui non uscirà mai più (dopo poche settimane dall’aver girato questo film in Spagna, firmerà infatti il contratto per il suo primo hard, girato in Italia per la regìa di Andrea Bianchi). Da recuperare proprio per questo motivo.
A proposito di Karin Schubert e del suo tracollo hardistico: un paio d’anni fa è uscito in Francia un libro su di lei (Pornification. Vie de Karin Schubert, 216 pp., euro 19.00). Si tratta di una sorta di “saggio romanzato” che, a mio parere, non è affatto malvagio. Avevo letto un paio di recensioni francesi molto severe, ma in realtà il libro mi è parso onesto, non troppo fantasioso (romanzato solo un po’, senza voli immaginari), e comunque rispettoso dei fatti reali. Il suo peccato mortale è quello di non citare le fonti, ma l’autore appare comunque bene informato (conosce addirittura un articolo d’epoca apparso sull’Intrepido a proposito di un arresto italiano dell’attrice – caso più unico che raro di fonte citata).
Non sapevo, tra l’altro, che negli anni della caduta verticale post-hard, l’ex bellissima si fosse anche esibita nelle cabine di un sex-shop tedesco (quelle dove i voyeurs guardano senza essere visti, si masturbano, e chiedono via telefono alla performer di eseguire cose particolari). Siccome non sono citate le fonti, non ho la certezza assoluta che questo sia un episodio reale (ma forse non è inventato di sana pianta). Poi, vabbè, nel libro ci sono anche trombonate (un ringraziamento a Enzo Biagi per la sua intervista tv alla Schubert…) e colossali cazzate (tra i film interpretati dall’attrice è annoverato anche un fantomatico La casalinga di Voghera, probabilmente un progetto abortito e citato in qualche articolo dell’epoca). Se leggono il francese, i bibliografi completisti e gli appassionati interessati agli studi sul cinema erotico-pornografico europeo non devono lasciarselo sfuggire.