a 26 anni il primo ricovero
Klaus Kinski era malato mentale
Scoperta la cartella psichiatrica del grande attore tedesco: Definito dai medici «pericolo pubblico»
BERLINO -Il leggendario e geniale attore tedesco Klaus Kinski era schizofrenico e psicopatico. A 17 anni dalla sua morte sono state scoperte le cartelle cliniche della star del cinema. Anticonformista, cinico e rissoso anche fuori dallo schermo, Kinski era solito denigrare con linguaggio assai colorito il cinema in genere, i critici, il pubblico e anche il proprio lavoro. Per anni ha sofferto di depressione, è stato definito un personaggio folle e problematico. Già a 26 anni fu ricoverato per un breve periodo in una struttura per cure mentali. Ora dagli archivi di un ospedale berlinese sono venute alla luce le sue cartelle cliniche. Sono stati pubblicati, infatti, i documenti storici di circa 100 mila pazienti dell’allora «Städtische Irren- und Idioten-Anstalt zu Dalldorf», letteralmente «struttura cittadina per pazzi e idioti di Dalldorf». Tra il 1880 e il 1960 tra i pazienti c’era anche Klaus Kinski. Sui documenti, che risalgono ai primi anni Cinquanta, compare il suo nome di battesimo, Klaus Nakschinski. TENTATO SUICIDIO - Per i medici già allora era chiar che quell’uomo era «un pericolo pubblico» come pure un genio. Dalla prima pagina della sua cartella si legge: «Diagnosi temporanea: schizofrenia. Definitivo: psicopatia».
Il giovane attore durante questo periodo sarebbe stato perdutamente innamorato di una dottoressa di 24 anni più vecchia. Gli psichiatri annotano: «Secondo il suo racconto i due si amano profondamente».
La donna, invece, avrebbe avuto solo un affetto materno per Kinski. Il giovane attore, allora disoccupato, colto dalla disperazione e dalla gelosia tentò il suicidio assumendo tre fiale di morfina. Sopravvisse, ma tre giorni dopo assunse nuovamente una dozzina di compresse di sonnifero. Più di una volta si scagliò ferocemente contro la donna, gesto che che indusse a classificare Kinski come «pericolo pubblico». Tuttavia, quella che è considerata una stella di prima grandezza della storia cinematografica non si definì mai un «pazzo». Kinski morì nel 1991 per un arresto cardiaco. Elmar Burchia- 22 luglio 2008
Sapete quando si dice di un uomo che ha gli occhi da matto? Tipo Arrigo Sacchi, per dirne un altro (che ha sofferto di vari problemi di ordine mentale, ovviamente)…ecco, di Kinski ho sempre pensato questa cosa.
Che fosse sbroccato era palese, senza contare gli aneddoti di Demofilo Fidani e altri registi che hanno lavorato con lui. Credo avesse avuto un’infanzia difficile, almeno dalle chiacchiere di Fidani trapelava questo. Certe volte si recava di persona nell’albergo dove Kinski alloggiava con moglie e figlia per cercare di calmarlo, quando dava in escandescenze.
In un’intervista alla buonanima pubblicata su un vecchio Nocturno. Vi raccontava anche i rapporti fra Kinski e Massaccesi, che da un’iniziale ostilità (s’erano menati sul set di un western di Fidani) erano diventati amici. Pensa che Massaccesi aveva proposto a Kinski di partecipare ad un suo progetto relativo ad un film su Jack lo Squartatore. Progetto che naufragò, anche se curiosamente Kinski i panni di Jack li ha indossati comunque in Erotico profondo di Franco. A sentire Fidani, Kinski era sì sbroccato e intrattabile, ma se ti conquistavi la sua fiducia ti rispettava tantissimo. Ed era estremamente professionale sul set, aldilà dei suoi raptus occasionali.
Noooooooo! Già mi era piaciuto molto in La morte ha sorriso…figuriamoci cosa avrebbe fatto il BVZJ in uno Jack the ripper interpretato da Kinski. Sì, ricordo che anche Gariazzo raccontava della sua professionalità su set de La mano spietata…Ma ti ricordi se fu Massaccesi quello che lo inseguì col tubo di ghisa in mano?
No, fu un altro operatore che s’era beccato un calcio in faccia da Kinski per avergli sfiorato uno stivale col gesso mentre impostavano una scena. Mi pare fosse stato Fabio Testi a riportare l’aneddoto, sempre dalle pagine di Nocturno. Kinski cercò di rabbonire il tecnico infuriato offrendogli del denaro.
Per chi ancora non lo avesse visto e desiderasse approfondire la vita di Klaus Kinski consiglio vivamente il film documentario “Kinski il mio nemico più caro” del regista tedesco Werner Herzog il quale condivideva un appartamento con l’attore già all’età di 13 anni e che in seguito lo ha diretto in alcuni film. Intereressante l’aneddoto inerente alla lavorazione di “Aguirre furore di Dio” film girato nelle giungle amazzoniche con alcuni indios autoctoni reclutati come comparse. Si racconta che Kinski si rese talmente antipatico ed odioso durante tutte le riprese che, ad un certo punto, gli indios stessi si rivolsero ad Herzog dicendogli: “Se vuoi te lo facciamo fuori noi”.
Davvero incredibile.
Fabio Testi s’era talmente rotto i coglioni di lui che lo prese a schiaffoni durante le riprese di non ricordo quale film. Kinski continuava a impallarlo, così, per farlo arrabbiare.
In questo documentario Herzog racconta che Kinsky gli propose di dirigere il suo “Paganini” ma per quanto fosse improponibile rifiutò e Kinsky se lo girò da solo.
Non solo. Durante le riprese di Aguirre, Kinski si infuriò contro un gruppo di comparse che si erano lasciate distrarre da cibo presente sul set.
Prese una spada (vera) e ne colpì uno in testa, squarciandogli l’elmo di scena e lasciandogli una profonda cicatrice sulla fronte.
Un’altra volta prese un fucile e sparò ad altezza uomo contro una capanna che ospitava 45 comparse, fortunatamente ferendone una sola: gli fece saltare una falange di un dito. Indubbiamente era pazzo.
Questi son tutti aneddoti che potete sentire nello splendido documentario di Herzog.
Questo non lo sapevo… Leggo ora nell’articolo in italiano che quel coglione di Herzog lo difende… E dico coglione perché Kinski gliene ha dette e fatte di ogni… evidentemente Herzog non aveva solo un’attrazione “cinematografica” per Kinski. Mah.
Boh ma bisogna vedere se lo difende a ragion veduta. Poniamo il caso che la figlia abbia davvero raccontato balle… lui non era esattamente un padre esemplare, ci sta che per far pubblicità al suo libro e vendicarsi lei non abbia esitato a calunniarlo. Comunque, la verità la sanno soltanto loro.
Per carità, ci può stare anche questo, anche se ritengo che tali confessioni difficilmente siano fasulle: troppo devastanti per esserlo.
Questa cosa poteva starci ad esempio per la figlia di Joan Crawford, che ci fece un libro “mammina cara” e poi un film (pessimo peraltro, ma guardabile come fatto curioso).
DOPO LE DENUNCE DI PAOLA
Nastassja Kinski: «Orgogliosa di mia sorella
che ha raccontato le violenze di mio padre»
Ha detto di essere rimasta in un primo momento sconvolta, «poi è prevalso l’orgoglio»