La Banda Vallanzasca

Non serve una recenzione per capire che la banda vallanzasca non è un film da vedere: è come sfondare una porta aperta. L’unica attenuante che giustifica il tuo acquisto sta nel titolo accattivante, e i cialtroni che lo hanno progettato il film, sapevano benissimo di raggiungere il loro scopo con un titolo azzeccato, e l’idea di fare un film su Renè Vallanzasca. Una sceneggiatura che nei contenuti non si ispirava affatto alla vita di un eroe negativo, molto cinematografico, come lo era Vallanzasca, il quale diede il suo assenso dal carcere, ignorando tutto il resto. Un peccato!!! Si poteva fare un capolavoro sul genere di “fino all’ultimo respiro” di Godard e invece è finito nella pattumiera!

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lessi da qualche parte che l’edizione in vhs era parecchio cut, a differenza del master che circolava sulle tv private qualche anno fa della stessa durata di quello trasmesso da FX

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A questo punto mi chiedo… ma che aspettano a farne una FICTION?Se ne fanno tante…

La banda Vallanzasca è l’essenza del cinema, non potrebbe mai diventare una fiction

Sul web si trova questo articolo riguardante una fiction in realizzazione della Rai:
http://www.ildue.it/Evasioni/Recensioni/PaginaRecensioni.asp?IDPrimoPiano=2043
Be’ le fiction le fanno su qualsiasi cosa…

Lessi poco tempo fa, non so dove, che qualcuno voleva farne davvero una Fiction…
Tornando al film…in effetti Franco ha davvero ragione, con un titolo cosi e lavorandoci meglio sopra (e sopratutto prendendo un altro protagonista) se si faceva un film dove realmente si raccontavano le vere “avventure” del Bel Renè il film avrebbe avuto sicuro successo al botteghino, soprattutto all’epoca sfruttando la “popolarità” di Vallanzasca…peccato! Mario Bianchi penso abbia salvato il salvabile, ne parlava anche in un numero di Cine70.A dar manforte in negativo al film ci sono anche alcuni dialoghi, che se non erro furono scritti da Claudio Fragasso, Franco confermerà, abbastanza imbarazzanti come quelli iniziali dei galeotti che parlano coi rispettivi familiari.Nonostante tutto è un trash movie che mi e rimasto impresso…ha davvero un nonsòchè di Vintage.
Salvo in toto la colonna sonora di Chiti&Montori, uscita anche su Attori a mano armata.
Rigurado la copia della vhs…io ho la Gvr ed e disastrata, master salterino in moltissimi punti, spesso non si capiscono i dialoghi…il master di Fx e perfetto e uncut :wink:

Visto che il forumista Impact ha citato l’intervista dell’amico Mario Bianchi a “Cine70”, vi trascrivo la parte in cui il regista parla delle vicissitudini produttive di “La banda Vallanzasca”:

(…)
Enzo Pulcrano, mio carissimo amico, era un ex campione dei pesi medi, un ragazzo in gambissima, simpatico, che però s’è ammazzato con la droga, perché chi come lui ha questo vizio è difficile che riesca a salvarsi, e lui è morto, ancora giovane, intorno alla fine degli anni Ottanta. E poi La banda Vallanzasca lo facemmo proprio grazie a lui, perché era amico intimo di questo pseudo-produttore spiantato, che finanziò il film e che era il marito di Antonella Dogan, che a sua volta era stata la donna di Pulcrano, ecco perché si conoscevano.

Ci sembra di capire che anche la lavorazione de La banda Vallanzasca fu all’insegna del “pizza e fichi”…

Beh, su questo ci sarebbe veramente da scrivere un romanzo. Andammo a girare a Chiaramonte Gulfi, che è un paesetto sperduto nell’entroterra della Sicilia. Partimmo da Roma, e potessi non alzarmi più su da questa sedia se vi dico una bugia, con una Citroen che oggi si direbbe “station-wagon”, e che invece era quel modello, non so se ve lo ricordate, che era soprannominato “ferro da stiro”. Avevamo buttato giù i sedili e dentro a questa macchina eravamo in 10-12, Enzo Pulcrano ci seguiva a bordo di una Mini Minor con la sua ragazza, che è poi quella che nel film fa il ruolo della sequestrata. Avevamo allestito tipo un carro da morto (ride) con questa brandina dove ogni due ore ci alternavamo per riposare un po’ durante questo viaggio che non finiva mai… fu insomma una vera odissea. Arrivati lì, il produttore cercò di coinvolgere nell’operazione il proprietario dell’albergo, pensando che fosse uno sprovveduto, e questo all’inizio ci ha creduto, ma poi si è reso conto e s’è tirato indietro. Ma la cosa più bella è che un giorno si presentano in quattro, di cui due acrobati, che conoscevo già, che erano partiti da Roma – ma vi rendete conto! – per venire a Chiaramonte Gulfi, che non è neppure segnato sulla cartina, a chiederci il “pizzo”. A questi signori io dissi: “Quant’è che volete per facce continua’? … Beh, me fate un favore, perché tutti quanti non cerchiamo altro che un pretesto per andà via da qua”… per farla breve, si misero a ridere e fecero pure una particina – uno di loro durante una caduta si strappò pure tutta la camicia –, e il film lo fecero gratis, perché anche loro si erano resi conto di come eravamo messi. Questo film l’ho fatto con spezzoni di 5-10 metri di pellicola, io dicevo: “Devo fare un primo piano a lui”… “Vabbè, allora metti 5 metri”… era più il tempo che stavamo fermi a cercare di rimediare pane e mortadella che a girare.
(…)

(da “Cine70 e dintorni” n.5, intervista a cura di Stefano Ippoliti e Matteo Norcini con la collaborazione di Franco Grattarola, pag.25).

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si è vero, Claudio Fragasso, che io non conoscevo ancora all’epoca, partecipò alla stesura della sceneggiatura. Troppe mani su quella idea e il tutto avvenne nel giro di qualche giorno. Per me mario bianchi non era il regista adatto per girare film. Ci voleva un alter ego del bel renè per portarlo sullo schermo. Infatti, per questo penso che non è una storia televisiva. I ritmi devono essere serrati e il linguaggio con il quale Renè consuma la vita, deve essere estremo.

Ah quindi Pulcrano stava con la D’amario…non sapevo fosse morto per droga.

Confermo in pieno tutto ciò che riporta l’amico Grattarola, solo che io non c’ero in quella Citroen, scesi in treno. Ecco perchè con quella gente e in quelle condizioni, il film è stato sprecato. Pulcrano fa renè perchè l’amico tira fuori un pò di soldi. Se il buon giorno…

Riporto qui anche la parte finale della scheda del film contenuta sul Dizionario dei film Italiani Stracult di Marco Giusti:
"…Grandissime le battute scritte con la collaborazione del mitico Fragasso. Si và da “Ecco una Smith&Wesson, è il gioiello della mia collezione.E più fedele di una mignotta innamorata!” a “Questa è una situazione come quella dell’Uruguay nel '73” (perchè?). Notevoli anche i dialoghi di sesso. “Cosa è successo?”.“Niente di eccezzionale. Cose che capitano tutti i giorni. Ho ammazzato due poliziotti e loro hanno ammazzato Italo”.“Sei nato vincente”.“Certo, e adesso voglio fare l’amore.Mi viene sempre voglia, dopo”.
Ricordo che “Italo” lo faceva quel tal Gianni Diana…aveva na bella faccia.

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con una Citroen che oggi si direbbe “station-wagon”, e che invece era quel modello, non so se ve lo ricordate, che era soprannominato “ferro da stiro”.

Evidentemente una Citroen Ami.

Questa è una situazione come quella dell’Uruguay nel '73"

Forse un riferimento indiretto ai presunti legami eversivi di Renato Vallanzasca? (nel 1973, ancora latitante, trascorse un breve periodo di tempo a Santiago del Cile; nel film che ruolo riveste l’organizzazione?)

Nel complesso i riferimenti al bandito milanese sono certamente vaghi e generici (l’evasione rocambolesca o il rapimento della ragazza che richiama il famoso sequestro di Emanuela Trapani).

Difficile produrre negli anni settanta (o nel decennio successivo) un film ispirato alla vita di Vallanzasca. Anche oggi occorrerà molta prudenza

scusate l’OT ma in realtà dovrebbe trattarsi di una DS break (ovvero station wagon) che essendo molto capiente e potente in Francia veniva usate anche come ambulanza…

e poi tutte quelle persone difficilmente sarebbero entrate in una Ami 8… sia per la scarsa cilindrata (602 cc) che per la ‘leggerezza’ del mezzo

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Sequestri di persona di gente ricca.

Si è possibile. “Ferro da stiro” era anche il nomignolo della Ds Break.

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Claudio si concede anche una brevissima apparizione nel film.
Poi magari cerco di postare uno screenshot.

io mi sono sempre chiesto come mai abbiano fatto passare liscia alla produzione l’adottare il titolo del film così “pesante”, voglio dire, in via teorica Vallanzasca stesso (quello vero) avrebbe potuto bloccare un qualcosa che lo riguardasse anche solo nel titolo

poi per il resto concordo in buona parte con quello che dice mark, all’epoca un film su Vallanzasca sarebbe stato impossibile, ma adesso però…

certo ci vorrebbe misura e giudizio, vallanzasca ha pur sempre mi pare 4 ergastoli per altrettanti omicidi, non si è mai formalmente ‘pentito’ e si è sì e no un pò ‘dispiaciuto’

va da sè però che almeno il suo atteggiamento è sempre stato abbastanza coerente e soprattutto che le sue vicende sono tra le più esemplari per raccontare un certo tipo di italia di quegli anni

A Vallanzasca chiesero l’autorizzazione in carcere e lui fù d’accordo e per un narcisista come lui c’era da aspettarselo

ah! da un lato effettivamente c’era da dirlo, però pensavo che non concedesse la liberatoria a scatola chiusa, immagino che non abbia mai avuto modo di vedere il film a meno che non ci sia riuscito tra un’evasione e l’altra…

Film che sarenta il trash, merita di essere visto solo per il dialogo iniziale nel carcere (e già da li si può intuire il tenore del film). :slight_smile:
La trama mi è sembrata un pò sconclusionata…il finale neanche me lo ricordo; e poi non ho capito una cosa…ma il Vallanzasca dovrebbe essere Pulcrano!?
Perchè proprio non l’ho capito!!