La casa dalle finestre che ridono (Pupi Avati, 1976)

Il film l’ho visto recentemente e la scena non l’ho vista, ma non riesco nemmeno ad immaginare dove potrebbe essere.
Come detto da Serjoe, non farti fregare dai trailer… quante volte contengono scene girate outtake rispetto al film.

Molto più probabilmente, secondo me ti confondi con il trailer di un altro film.

Anche secondo me la cosa più probabile è la confusione con il trailer di qualche altro film. “La casa dalle finestre che ridono” l’ho visto a suo tempo al cinema e assolutamente non aveva quella scena, inoltre mi pare che ben poco possa avere a che fare con la storia, quindi ritengo anche improbabile che possa trattarsi di qualcosa girato ma tagliato dall’edizione finale del film.

Dunque uomomorto mi scrive (via mail):

Caro Marcello,
ti scrivo per chiederti un’opinione su quanto ho chiesto di là circa “La Casa Dalle Finestre Che Ridono”. Devo dirti che la risposta di Swat non mi ha per nulla convinto, di più!, mi è sembrata scritta da un autentico succhia-natiche che del film ha capito sega. Parla di rappresaglie, di omertà… ma che ha visto quello scimmunito eh? Il Giorno Della Civetta eh? Detto fra noi sto Swat lì mi da pure l’impressione di essere uno del genere “busone”, te che ne pensi?

Ehmmm… beh… sì… insomma…

Caro uomomorto, non è senza palesare un notevole imbarazzo che ti rispondo.
Preferirei sopra-sedere (io sopra naturalmente…) alle imbarazzanti abitudini sessuali che contraddistinguono la colorita - nonché culo-rita - esistenza di Swat e concentrarmi di più sul film in questione. Bene, pure io non sono molto in sintonia con le affermazioni del Mister ma non c’è molto da sorprendersi… Swat è noto per le sue complesse architetture mentali (chiamiamole così va’…) quindi non ti stupire troppo di queste sue uscite. Tanto per raccontartene una - così capisci meglio il tipo - senti un po’ qua: anni fa Swat era intrippatissimo con un settantone del Castellari col super-sexy Franco Nero. Si era procurato sto diamine di film in tutte le versioni e supporti esistenti e passava i dì smanettandosi selvaggiamente di fronte alle imprese del biondone che andava a cacciar verdesche e verdoni. Ma il bello arrivò quando il Swat, dopo circa 30 visioni (e non oso immaginare quante “manette”) dello stesso, in preda ad un feroce dubbio esistenziale, chiamò il Lollo (Lollauser, uno dei più svegli, acuti e bellocci utenti del foro, nonchè noto sciupapulzelle di prima categoria). “Lollo cazzo… Lollo aiutami tu che capisci sempre tutto e che arrivi sempre al succo delle cose prima degli altri… Lollo ma tu l’hai visto Il Cacciatore Di Squali eh?” E il Lollo: “Quale? Quello di Spielberg in 3-d da vedersi con gli appositi occhialetti eh? Certo che l’ho visto! Chiedi pure! Ho capito tutto io!” Allora ecco che il Swat ti sciorina il suo problemino al Lollo: “Lollo cazzo… il film l’ho visto 31 volte cazzo!, è una ficata cazzo e poi lui è troppo figo cazzo! Quando si mette a petto nudo mi tira come un carretto cazzo! Però… però cazzo… tu hai capito mica chi è l’assassino eh?”
Ecco, questo ti dovrebbe dare un’idea sulle capacità di analisi di quel negro (molti chiamano così quella specie di boscimano dello Swat per via del suo incarnato color cacca di mamba, del cespuglio di rovi sulla zucca e di quel suo atteggiamento da selvaggio ciuccia-datteri in cerca di selvaggina fresca).

Ma allora - torniamo al cuore del dilemma - perchè il Capolicchio si troverebbe così solo al termine del girato?
Per come la vedo io la conclusione della vicenda (che in realtà è una non conclusione visto che lascia all’orrore la possibilità di un nuovo inizio) non fa che dichiarare in toto l’idea di “progressiva costruzione dell’angoscia” tipica di quel regista. In effetti tutto il film, con un misuratissimo ma incessante lavoro in crescendo, costruisce attorno al protagonista un muro di solitudine e palpabile impotenza. C’è la nebbia del paesaggio della bassa a colorare tutto di ambiguo ma ci sono, soprattutto, tutte quelle sfumature nei volti delle comparse, quei continui accenni di minuta ostilità, quell’incessante sentore di estraneità, il peso di un contesto che grida il proprio essere contro il “nuovo venuto”, il vecchio antico ed ostile status quo che annienta qualsiasi corpo estraneo ne voglia mutare le radicatissime dinamiche interne. E’ un gioco che all’Avati piace fare spesso (si pensi a Zeder) e così i suoi film sovente non sono che il racconto di un tentato “innesto esogeno” che viene ferocemente annientato.

Un affascinante approccio biologico alla più pura delle paure, io trovo.

Marcello, il tuo post è al 50% off-topic, ma proprio non me la sento di editarlo. Sarebbe come andare sul monte Sinai e disintegrare una delle due tavole della legge.

io cmq credo che la risposta di Swat sia valida.
non mi sembra tanto fuori luogo parlare di omertà… e la sua risposta, per quanto sintetica, descrive aspetti possibili.

certa “omertà”, certo restare al di là del balcone mentre fuori accade qualcosa di grave che potrebbe “compromettere”… ebbene queste cose sono abbastanza plausibili… soprattutto in un paese come quello descritto nel film, e soprattutto considerando le precise argomentazioni di Marcello.

il personaggio [SPOILER]resta solo per le stesse ragioni per cui nessun automobilista si ferma ad aiutare una maciara morente, lasciata sul ciglio di una strada, apparentemente invisibile.

nel caso de La casa, però, l’indifferenza è solo uno degli ingredienti.
Capolicchio è un uomo che ha bisogno di aiuto, aiutarlo implica compromettersi. “stare dalla sua parte”. e chi è costui?
è un tizio, un forestiero, che contrariamente agli altri paesani ha voluto scoprire ciò che non era permesso scoprire… in un certo senso ha infranto una legge non scritta del paese… se si trova in quelle condizioni è solo perché, cmq, si è ribellato al silenzio… all’omertà… egli ha preferito indagare piuttosto che accontentarsi delle belle facciate… i tizi che gli chiudono le imposte in faccia, nell’indifferenza più atroce, nella loro bella testolina potrebbero pensare robe del tipo: “ben gli sta!”, “se l’è cercata”, “così impara a farsi i fatti suoi”.

tutto ciò è tristemente realistico. pure troppo.[/SPOILER]

Mmmm. E i Carabinieri, allora? Indifferenti anche loro? A mio avviso hanno paura. E’ gente superstiziosa e chiusa, magari credono davvero che con i loro rituali cruenti le due vecchiacce possano evocare Buono Legnani dall’oltretomba…

ma sì, certamente anche “la paura” gioca un ruolo determinante… ho scritto infatti che “l’indifferenza” è solo uno degli ingredienti… credo che si sia determinata una fitta rete di omertà rispetto a quel che accade dalle parti delle vecchiaccie… tutti preferiscono non stuzzicare il cane che dorme… lasciar perdere… solo Capolicchio -e qualche altro finito ammazzato- osa rompere quel muro di tacito consenso (ché paura o meno resta un fatto: tutta quella gente è cmq “coinvolta”, citando De Andrè), aiutarlo significherebbe esporsi troppo. appunto compromettersi… meglio lasciarlo morire da solo.

In fondo è il genere di situazioni che nel cinema gotico abbondano. E che Avati si rifaccia non poco alle pellicole horror del decennio precedente è palese.

in effetti ho rivisto il film qualche sera fa in croazia (proiettato per la comunità italiana a cres) e mi aspettavo che all’uscita tutti fossero esaltati, mentre invece, pur non disconoscendone il valore, sono state sottolineate le sue “lungaggini”
e gran parte della colpa mi sa che è proprio del personaggio della marciano che poteva anche essere sostituito direttamente dal troione che si tromba capolicchio all’inizio

Mah, a me piace anche per le cosiddette lungaggini. Ormai le nuove generazioni vogliono i videoclip frenetici, Freddy Kruger, il digitale… io mi spaventavo con 'ste cosucce qui. Poi è chiaro che un film del ‘76 oggi possa risultare un po’ datato. Sulla Marciano non mi pronuncio, il personaggio nel film era insostenibile nella sua petulanza ma suppongo che al regista piacesse così.

Lo stile narrativo posato,non e’ appunto una luggaggine, e’ la base fondamentale su cui il regista esprime il proprio talento.:slight_smile:

Nel 2008 questo è uno dei 3 film che ancora oggi mi incute realmente paura e angoscia. E questo grazie anche alle sue “lungaggini” (che sembra dispregiativo detto così ma non lo è). Non sono certo i videoclip frenetici e i colpi di scena ultra-previdibili-a-ufo che spaventano, imho.

Infatti credo che ai giovanissimi oggi non freghi nulla di spaventarsi. Sono convinti che l’horror siano acrobazie alla Resident Evil o il remake di Amityville Horror, vogliono sobbalzare sulla poltrona con qualche effettaccio sonoro per dimenticarselo un minuto dopo. Per me il vero terrore era in film come questo di Avati, che per un po’ mi fece guatare con sospetto i dipinti dei martiri esposti nelle chiese.

Visto finalmente oggi e per la prima volta questo ottimo gothic-horror di Pupi Avati.
L’ambientazione nella campagna della provincia Ferrarese è perfetta, desolata ed inquietante, paludosa e solitaria. Applausi per le locations della casa e del ristorante/albergo. bene Lino Capolicchio ma ancor di più Gianni Cavina e Pietro Brambilla, rispettivamente il misterioso Coppola e l’inquietante Lidio.
La storia confesso che mi ha davvero spaventato ed inquietato, specie il finale a sorpresa. Ottimo lo srotolamento lento della vicenda che contribuisce a creare una sospensione di fondo, fondamentale in un horror. Ritmo appassionante per lo spettatore. Belle la trovata del registratore e del restauro dal quale parte tutta la vicenda.
E Vanna Busoni straccia la Marciano in questo film a livello di attrattività. Non, purtroppo, a livello di funzionalità alla vicenda.
Unico neo: Ho trovato l’illustrazione delle finestre che ridono un pò grottesca e poi possibile che la vernice in 30 anni non scolorisca nemmeno un pò?:confused:
Ad ogni modo tirando le somme lo ho trovato un lavoro più che buono.

Beh, io l’ho trovato normale, che siano i colori di Buono, o qualcosa di magico.

Ma infatti credo che con una storia così lo spettatore non faccia caso alle incongruenze. Tipo aver realizzato un affresco all’aperto (“soltanto i muri in piedi”), torturando un giovane modello come se niente fosse (ma avete idea del tempo che ci vuole per un dipinto del genere??? Mica basta una sola notte!). Sono anzi elementi che rendono ancora più intrigante questa paurosissima e blasfema fiaba gotica che a mio avviso non ha eguali, nè all’interno del cinema italiano dell’orrore nè altrove.

Questa scena, che ovviamente non appartiene al capolavoro di Avati, mi ricorda una de Il Bosco 1! Precisamente il pupazzetto simil strega(o cosa altro era…) che sì fuoriesce allo scoccar dell’ora al posto del volatine, ma più che ghignare emette uno stridolio e sputa un fiotto di sangue! :slight_smile: Probabilmente l’utente ha confuso i tempi(Il Bosco è notoriamente dell’88) ed il trailer…
Tornando al tema: nonostante abbia il DVD ho riesumato per emergenza una VHS Fabbri de “Il Grande Cinema Horror”. Dovrò vederlo con altre persone, vedremo l’effetto…
Io concordo con la tesi omertà, ciò rende il film attuale senza ricorrere ai famosi stili videoclippari. Certi ambienti e situazioni esistono purtroppo anche ai nostri giorni; il silenzio, la paura, la superstizione… Ottimi i protagonisti e le comparse, alcune malsane al punto giusto. Rimane uno dei pochi film che in più di vent’anni di passione orrorifica mi ha realmente spaventato.

in effetti ho rivisto il film qualche sera fa in croazia (proiettato per la comunità italiana a cres) e mi aspettavo che all’uscita tutti fossero esaltati, mentre invece, pur non disconoscendone il valore, sono state sottolineate le sue “lungaggini”
e gran parte della colpa mi sa che è proprio del personaggio della marciano che poteva anche essere sostituito direttamente dal troione che si tromba capolicchio all’inizio

Mah, a me piace anche per le cosiddette lungaggini. Ormai le nuove generazioni vogliono i videoclip frenetici, Freddy Kruger, il digitale… io mi spaventavo con 'ste cosucce qui. Poi è chiaro che un film del ‘76 oggi possa risultare un po’ datato. Sulla Marciano non mi pronuncio, il personaggio nel film era insostenibile nella sua petulanza ma suppongo che al regista piacesse così.