la Costituzione Italiana....è da cambiare?

Tra poco ci sarà il referendum per cambiare la Costituzione Italiana e che ci sia il quorum o meno il verdetto del referendum sarà applicato.
Ma io nn ci sto capendo una mazza, sarò ignorante suppongo, ma quando si sente in tv parlare Prodi e/o Berlusconi chi ci capisce è bravo!
Allora vorrei da voi gentili signori una spiegazione un pò più semplice e chiara per capire che minchia votare…
E poi, perchè quando c’è lo spot in tv del referendum fanno presente solo uno dei tanti punti che vogliono toccare(cioè diminuire i deputati) e nn menzionano gli altri? Ma se io sono per il si per dei punti e per il no per altri che faccio?
Scrivo Ni?

Ho cercato un pò in giro…

Qui le ragioni del “SI”

(www.dilloadalice.it n.107 del 31/05/2006)
"Cara Alice,

tra meno di un mese saremo chiamati a esprimerci in merito all’importante riforma costituzionale varata dalla Casa delle Libertà, che sarà sottoposta a referendum confermativo i prossimi 25 e 26 giugno, non avendo ottenuto la maggioranza dei due terzi del Parlamento, come previsto per le leggi di modifica costituzionale.

Purtroppo la capillare disinformazione della sinistra ha fatto in modo di celare ai cittadini la portata storica e l’impatto indubbiamente positivo sulla vita delle istituzioni che l’effettiva entrata in vigore della riforma comporterebbe. La sinistra, infatti, ha insistito sempre e soltanto sul tema della devolution, ossia sul federalismo accentuato che assegna alle Regioni competenza esclusiva su una serie di materie, ma in realtà questa è solo una parte (importante ma non basilare) di una riforma di respiro molto più ampio e che è ormai necessaria e non più procrastinabile.

E’ innegabile, infatti, che la Costituzione del 1948 non è più adatta alla forma di Stato e di Governo verso cui si è diretta l’evoluzione istituzionale nell’ultimo decennio: vale a dire il governo del premier (premierato “forte”) in un sistema bipolare con un assetto di tipo federale.

Di più: la Costituzione del 1948 è stata già cambiata (e in peggio) con la pessima riforma del Titolo V realizzata dal centrosinistra nel 2001 (passata per cinque voti di maggioranza e approvata in tutta fretta per evidenti fini elettorali), in vigore già da cinque anni e che ha prodotto un federalismo confuso e rissoso (basti pensare all’assurda concorrenza di competenze in materie di evidente interesse nazionale come la produzione di energia o le grandi infrastrutture) proprio perché mancante della Camera federale, cioè il luogo di raccordo tra Stato e Regioni.

Cercherò di illustrare in estrema sintesi i punti principali della riforma, tentando nel contempo di sottolinearne gli aspetti più significativi che, a parer mio, dovrebbero portare la stragrande maggioranza degli italiana ad andare a votare e a votare sì.

Premier “forte”

Il nuovo sistema di norme prevede un Primo Ministro scelto direttamente dagli elettori (anche se, purtroppo, il nome non comparirà sulla scheda elettorale) e dotato di poteri molto superiori a quelli attuali. Il candidato premier si dovrà collegare ai candidati deputati alla Camera, in base ai risultati il Presidente della Repubblica nominerà Primo Ministro il leader della coalizione vincente, più o meno il meccanismo dell’ultima tornata elettorale.

Tra i nuovi poteri, il Premier potrà autonomamente nominare e revocare ministri e sciogliere la Camera, la quale, come contrappeso, avrà il potere di votare una mozione di sfiducia nei confronti del Premier, nel qual caso l’Assemblea si scioglie e si torna alle urne; mentre d’altro canto la maggioranza potrà proporre una sfiducia costruttiva indicando un nuovo Premier a patto che sia espressione della stessa maggioranza che sosteneva quello sfiduciato, impedendo ogni tipo di ribaltone.

Presidente della Repubblica

Davanti a un Premier dai poteri rafforzati (come peraltro avviene in tutte le democrazie occidentali), il Presidente della Repubblica perde in realtà ben poche delle sue prerogative: egli continua ad essere eletto dall’Assemblea della Repubblica come adesso (Deputati, Senatori, Presidenti delle Regioni e delegati regionali), è garante della Costituzione e rappresenta l’unità dello Stato Federale. Invia messaggi alle Camere, promulga le leggi, indice i referendum, comanda le Forze Armate, nomina i presidenti delle Authority, presiede il Consiglio Superiore della Magistratura e ne designa il vicepresidente, presiede il Consiglio supremo di difesa, concede la grazia (senza la necessità della controfirma del Guardasigilli) e nomina i senatori a vita (un massimo di tre).

I poteri che escono dalle competenze del Capo dello Stato sono quello di scioglimento delle Camere, di scelta del Premier (il potere di nomina rimane, come previsto dalla Costituzione, ma fortemente vincolato alla volontà popolare) e quello di autorizzare la presentazione alla Camera dei disegni di legge del governo.

Riforma delle Camere. Meno parlamentari, fine del bicameralismo perfetto.

Il Senato della Repubblica diventa Senato Federale e non avrà più le stesse competenze della Camera bassa, riducendo i tempi di approvazione delle leggi che dovranno essere approvate dai soli Deputati, e cancellando per sempre i rischi di maggioranze diverse o di maggioranze particolarmente esigue: se la riforma fosse in vigore oggi, Prodi governerebbe tranquillamente grazie al premio di maggioranza alla Camera, senza dover temere imboscate al Senato.

Il Senato Federale si occuperà delle materie in cui Stato e Regioni hanno competenze comuni e la sua elezione avverrà contestualmente a quella dei Consigli Regionali, a partire dal 2011. La Camera esaminerà i provvedimenti di competenza dello Stato, il Senato quelli in cui Stato e Regioni sono concorrenti ma anche le leggi di bilancio e la Finanziaria. In entrambi i casi l’altra camera può chiedere di riesaminare i provvedimenti (previa richiesta di due quinti dei membri) ma la decisione definitiva spetta comunque al ramo di Parlamento competente.

Altra modifica non di poco conto: il numero dei parlamentari (e spese annesse) sarà drasticamente ridotto: i Senatori passeranno da 315 a 206 (di cui sei rappresentanti degli italiani all’estero) e i Deputati da 630 a 412 (di cui dodici eletti all’estero).

Devolution, interesse nazionale e Roma Capitale.

Alle Regioni verrà attribuita competenza esclusiva sull’organizzazione della sanità, l’organizzazione scolastica (tra cui i programmi scolastici di interesse regionale) e sulla polizia locale. Quindi nessun rischio di sfascio dello Stato nazionale, anche perché sarà reintrodotta la clausola dell’interesse nazionale: il Governo potrà bloccare una legge regionale se si riterrò che questa pregiudichi l’interesse nazionale; il Senato si occuperà della questione e potrà chiedere al Capo dello Stato di abrogarla in caso di mancata modifica da parte della Regione proponente.

A Roma verrà riconosciuto lo status di Capitale della Repubblica Federale, ed essa godrà di una propria autonomia, sempre nei limiti stabiliti dallo Statuto della Regione Lazio. Dall’entrata in vigore della riforma sarà inoltre possibile dare vita a nuove Regioni, a patto che superino il milione di abitanti, con una procedura molto più semplice rispetto all’attuale.

Corte Costituzionale e CSM

Cambierà la nomina dei giudici della Corte Costituzionale: quattro saranno nominati dal Capo dello Stato, quattro dalla magistratura e quattro dal Senato Federale integrato dai Presidenti di Regione. I giudici saranno incompatibili con la carica di Parlamentare e di Consigliere Regionale, incompatibilità che durerà i cinque anni successivi alla scadenza del mandato e che comprenderà anche incarichi di governo e altre cariche pubbliche. I componenti del Consiglio Superiore della Magistratura, invece, saranno eletti per un terzo dal Senato Federale integrato dai Presidenti di Regione e per due terzi dalla magistratura.

Questi, in estrema sintesi, i punti principali di una riforma di vitale importanza, destinata a disegnare un assetto dello Stato più moderno, funzionale ed efficace. Tuttavia, nessuno nel centrodestra pretende di sostenere che sia la migliore riforma possibile, certamente è un’ottima riforma che può essere riveduta e corretta nelle parti meno riuscite, anche perché gran parte delle norme entrerebbero in vigore solo nel 2011.

C’è tutto il tempo di limarla e correggerla (magari attraverso la Convenzione saggiamente proposta da costituzionalisti vicini al Centrosinistra come Barbera e Ceccanti), ma adesso è fondamentale votare sì per avere una base solida dalla quale partire. In caso contrario nessuno riuscirà mai ad ammodernare davvero la struttura istituzionale di questo strano Paese.

Mattia Bragadini"

…E Qui quelle del “NO”

Politica e Società Iniziativa nazionale della CGIL, FLC Cgil, UDS, UDU il 5 giugno a Roma al Centro Congressi “Frentani” via dei Frentani 4 . 01/06/2006Referendum del 25 e 26 giugno. Perché votare NO

Il due di giugno 1946, gli italiani furono chiamati al voto referendario e scelsero la Repubblica contro la monarchia. Fu, quindi, eletta l’assemblea costituente che elaborò e promulgò la Costituzione.

A distanza di sessanta anni il 25 e 26 giugno prossimi siamo chiamati al voto confermativo delle modifiche della seconda parte della Costituzione volute dal precedente governo di centro destra.

Modifiche che mettono in discussione l’uguaglianza tra i cittadini e mettono a dura prova i diritti sociali e di cittadinanza. In particolare con la previsione della devolution alle regioni di competenze esclusive su sanità, polizia locale ed istruzione si accentuano le differenze tra zone ricche e zone povere del nostro paese, si mette a dura prova il principio di unità nazionale.

Per queste ragioni come FLC siamo particolarmente impegnati nella campagna referendaria per il NO al referendum, perché non possiamo accettare l’ideache il diritto all’istruzione di qualità possa dipendere dalla regione dove si nasce.

Abbiamo preso un impegno formale in tal senso già nel nostro 1° Congresso con un giudizio negativoe quell’impegno ribadiamo, con grande convincimento, perché è a rischio anche la garanzia dei principi fondamentali contenuti nella prima parte della nostra carta costituzionale, oltre alla inaccettabile frantumazione del sistema nazionale della scuola pubblica.

La Cgil, protagonista nella raccolta delle firme per la richiesta del referendum, nell’ultimo, recente Congresso ha ribadito il suo dissenso a tali modifiche e l’impegno a contribuire significativamente per la vittoria dei NO al referedum.

Chiedo scusa x non aver trovato altro:oops: :smiley: :wink:

Quali che siano le ragioni del sì e del no,affermare come fa la Sinistra che maggiore autonomia regionale accentuerebbe le diseguaglianze sociali è una solenne cazzata.Dove sta scritto che la sanità a sud farà ancora più schifo di quella attuale,e che verrà favorita quella del nord?Perchè,fino ad oggi è stata efficiente,nel meridione?Pensino invece a eliminare le porcherie che ben conoscono,'sti cialtroni.

personalmente e serenamente ritengo che la pretesa di far modificare ampie parti della Costituzione a Calderoli sia una cosa tra il ridicolo e l’agghiacciante, un pò come fare riscrivere il codice di etica e deontologia sportiva a Moggi, e questo ammetto candidamente mi basta e mi avanza per farmi votare no anche se non conosco benissimo tutte le modifiche che interverrebbero

che poi oggettivamente la questione è effettivamente anche che con una botta secca si prendono o si tolgono tutta una serie di norme alcune delle quali oggettivamente nevralgiche per la vita di un Paese e altre che sono delle cazzate immonde

conoscendole molto bene di mio sono nettamente contrario a tutte le norme che riguardano la sanità, non fosse altro perchè un pò tutti stanno continuando a buttare del gran fumo negli occhi

la sanità in Italia E’ GIA’ pressochè in mano alle regioni che amministrano la quasi totalità della spesa sanitaria (puttanamila milioni di euro) e godono di sostanziale autonomia organizzativa… ci si è messo decine di anni per arrivare a questo punto e l’impianto generale alla prova dei fatti si è dimostrato corretto e equo, e ironia della sorte uno degli ultimi provvedimenti preso dal precedente governo (le Regioni che sforano la spesa sanitaria se la pagano di tasca propria) è vivacemente contestato oggi dagli amministratori regionali proprio dell’area del precedente governo (sicilia e lombardia in primis, ossia due tra le regioni in cui è maggiore il ricorso a soggetti privati… ma questo è un altro discorso)

invece questo provvedimento io lo trovo sacrosanto…

La sanità siciliana è semplicemente agghiacciante,e so di cosa parlo.Ma questo non è dovuto a chissà quali complotti leghisti;semplicemente,la Sicilia è e sarà sempre amministrata da ladri e mafiosi,e i risultati si vedono.Personalmente ritengo che già la riforma federalista voluta dall’Ulivo a suo tempo abbia concesso troppo;figuriamoci se voglio una riforma che dia ancora più libertà alle regioni,che in tutti questi anni hanno dimostrato di non meritare tanta fiducia(malversazioni purtroppo se ne vedono anche nel civilissimo nord).Poi se la sanità in determinate regioni adesso funziona meglio mi fa piacere,ma episodi come quello della lite fra il governatore del Piemonte Mercedes Bresso e l’ex ministro della sanità Storace per me son campanelli d’allarme da non trascurare…

Insomma mi sembra d’aver capito che , sia se votiamo SI, sia se votiamo NO ce lo prendiamo in quel posto…e se non è in quel posto è in un altro…:smiley:

Bravo, daresti del filo da torcere all’Emilio Fede più becero…

:lollauser

Io ho già votato, NO. Per i motivi esposti da Pollanet, per il fatto che è una riforma fatta male e dispendiosa, che crerebbe una moltiplicazione di piccoli poteri regionali senza peraltro eliminare quelli centrali. Una porcheria, ma è normale, visto i fini intelletti che l’hanno partorita.

La Costituzione va ancora bene così com’è, è sopravvissuta fino ad ora, è sopravissuta sia al cinghialone che al nano, mi pare basti.

bè questo no dai…, il senato ad es. sarebbe da eliminare integralmente, in quanto inutile e dannoso (sia per i costi sia, soprattutto, per i tempi legislativi)

poi io eliminerei anche le province, ma non so se sono previste dalla costituzione o da cos’altro

cmq voto no anch’io per quanto detto da pollanet: il solo fatto che calderoli sia il padre della riforma basta e avanza come argomento
per il resto, sinceramente, sono male informato come la stragrande maggioranza dei cittadini, e questa è un’ulteriore vergogna che mi spinge a votare vieppiù NO

Calderoli come papà e adesso maggiore promotore della “riforma” penso dovrebbe bastare un po’ a tutti per un NO secco…

Chi ha visto ieri sera Ballarò?

per completare il discorso sulla sanità, in termini molto semplici il principio attuale (che con la riforma almeno in parte verrebbe a cadere) è che ciascun residente sul territorio nazionale, sia esso a Lampedusa e a Bolzano, riceve all’inizio dell’anno una UGUALE quota di finanziamento dal servizio sanitario nazionale (detta appunto quota capitaria) attraverso la usl di residenza del cittadino, e qualsiasi cittadino ha l’inviolabile DIRITTO di farsi curare dove più lo ritiene opportuno, fatto salvo il DIRITTO da parte dell’azienda sanitaria che lo cura di ottenere un rimborso per le prestazioni erogate dall’usl di residenza del cittadino

quindi cosa accade, succede che ciascuna usl sul territorio nazionale riceve un finanziamento complessivo per curare i suoi assistiti attraverso la propria Regione che ha peraltro grossi margini per perequare in modo differente il finanziamento tra le usl se lo ritiene opportuno nonchè la Regione stessa può decidere se tenere in piedi un’unica usl (come nelle Marche) oppure tenersene 130 (pertanto ciascuna Regione dispone di assoluta autonomia organizzativa e di gestione)

una volta che una usl dispone della sua quota di finanziamento ovviamente deve soddisfare ‘la richiesta di salute dei propri assistiti’; in che modo?

può 1)prodursi da sola le prestazioni; 2)acquistare le prestazioni da aziende ospedaliere o da altre usl della propria regione 3)rivolgersi a usl e aziende ospedaliere di altre regioni 4)comprarle da soggetti privati

nella realtà attuale cosa succede? succede che Regioni come l’Emilia-Romagna o la Toscana da sempre utilizzano il finanziamento per le voci 1) e 2), generalmente riescono a tenere relativamente sotto controllo la spesa attraverso accordi di fornitura e si ritrovano un servizio sanitario pubblico a livelli decenti

invece in altre Regioni (come Abruzzo e Sicilia e in generali quelle meridionali) molti soldi si spendono nelle voci 3) e 4) col risultato di avere un servizio pubblico che fa sempre più schifo al cazzo e la spesa sanitaria che non si controlla

caso a sè è la Lombardia in cui un enorme parte se ne va nella voce 4), ritrovandosi un servizio sanitario pubblico limitato anche se discreto ma anche una spesa sanitaria perennemente fuori controllo

per cui da tutto ciò cosa si evince? che i problemi della sanità in Italia non stanno assolutamente nella delocalizzazione che ribadisco, è molto spinta e come principi all’avanguardia in tutto il mondo, ma sono altri…

Quoto Pollanet e aggiungo, alla fine, SI o NO che vincano, chi potrà e vorrà si andrà comunque a far curare dove gli verrà ispirata maggiore fiducia, autonomia sanitaria regionale di sto cazzo a parte.
Quindi Se a Taranto o a Milano mi sento trattato di merda e voglio essere operato a Parma piuttosto che a Forlì, nulla mi vieterà…

E comunque non penso che, anche se vinceranno i SI (e simpatie/antipatie verso l’unico dentista d’Italia con dei denti orrendi a parte:D) Questa costituzione verrà stravolta…se non l’ha cambiata radicalmente LUI non la cambia nessuno:D .

Infatti:di qui la mia convinzione che le sparate sinistrorse su chissà quale catastrofe legata al decentramento sanitario(che in parte han già varato loro)siano un cumulo di stronzate propagandistiche.Ribadisco la mia opinione che il problema della malasanità vada affrontato alla radice
Quanto al referendum,un ulteriore incentivo a votare no per quel che mi riguarda è costituito dalle velate minacce bossiane qualora la riforma non passasse.In culo a questi vaccari.:icon_fing

Vuoi dire che gli Italiani all’estero si sono già espressi alle urne?Quando avete votato?

Cattivo!:smiley: :frowning: :mad:

sì ma fino a un certo punto

pare che resterà il diritto di ciascuno di farsi curare dove più gli aggrada

ma cosa succederebbe con la creazione di 20 servizi sanitari regionali formalmente indipendenti?

e il finanziamento e le prestazioni riconosciute saranno le stesse?

ci sarano Regioni che ti passeranno se ti rifai il naso perchè non ti piace e Regioni che non avranno i soldi per i farmaci salva-vita?

facciamo un esempio

facciamo che io sono residente a Matera e sto percorrendo l’autostrada tra Firenze e Bologna

sulle rampe di Pian del Voglio (Benni docet :smiley: ) mi inculo un TIR

il camionista scende e mi trova con la faccia appiccicata sul parabrezza, intenerito dalla pozza di sangue chiama il 118

l’operatore del 118 valuta che il tempo necessario affinchè la prima autoambulanza che riesce a mandare sul posto a prendermi e poi tornare in un centro attrezzato per l’emergenza è sufficiente a farmi crepare

allora manda un elicottero che in mezzora fa sì che sono in sala operatoria maxillo-plastica, mi devono rifare la faccia perchè si sono mischiati tutti gli ossetti

allo stato delle cose mmmmh vediamo, la usl o l’azienda ospedaliera che mi ha rifatto la faccia si fa rimborsare dalla mia usl a forfait la ricostruzione facciale, la degenza in rianimazione e la degenza normale + la riabilitazione + il trasporto in elicottero tariffato a minuto di volo = una barca di soldi

allo stato delle cose la usl che mi ha rifatto la faccia comunica in Regione le prestazioni che mi ha fatto, la Regione le comunica al Ministero che automaticamente decurta al prossimo finanziamento il rimborso che spetta alla mia regione di residenza e lo trasferisce alla regione che mi ha curato

e in futuro?

e se la mia regione di residenza non ha i soldi e decide di tagliare le spese per l’elisoccorso? l’operatore del 118 si fa due conti e manda un’ambulanza pure se nel frattempo dovessi crepare?

e se la mia regione non dovesse riconoscere le prestazioni di maxillo plastica ricostruttiva per incidenti stradali? me le pago io? mi riattaccano il naso sotto l’orecchio perchè lo hanno trovato lì?

non è esattamente la stessa cosa…

Effettivamente no,a questo non avevo pensato.Già adesso la gente la fanno crepare sull’ambulanza per risparmiare posti letto…:mad:

In ogni caso è sempre meglio cercare di essere il più garantiti possibile…
Non per fare il RAS(Del quartierino) man:cool:ma nel caso/esempio limite di Pollanet, come minimo una bella polizza infortuni mentre guidi da 44 euro l’anno è d’obbligo!

Senato e Province da eliminare? :smt082
Vabbè, lasciam perdere…

Settimana scorsa, comodamente seduto in ufficio, per posta.

pensi che ce ne sia un disperato ed istituzionale bisogno? allora ok, lasciamo perdere… :slight_smile:

nel frattempo:

Roma, 21 giugno 2006 - 15:32

REFERENDUM: AUTHORITY DIFFIDA MEDIASET, SPOT INCOMPLETI

L’Autorita’ per le garanzie nelle comunicazioni ha diffidato Mediaset a continuare a mandare in onda spot parcellizzati e incompleti sul referendum. In una nota la Commissione servizi e prodotti dell’Autorita’ per le garanzie nelle comunicazioni, presieduta da Corrado Calabro’, fa sapere che, “dopo aver rivolto nei giorni scorsi alle emittenti televisive nazionali un invito alla corretta applicazione delle disposizioni in materia di comunicazione politica contenute nel regolamento emanato dall’Autorita’ per il referendum popolare concernente ‘Modifiche alla parte II della Costituzione’, indetto per il 25 e 26 giugno 2006”, ha deciso di diffidare “oggi Mediaset a non continuare la trasmissione di spot informativi che per la parcellizzazione e l’incompletezza delle informazioni fornite enfatizzino aspetti particolari della complessiva consultazione referendaria”. (AGI)

chisà come mai

forse perchè dalla mattina alla sera martellano sul fatto che la riforma ridurrà il numero dei parlamentari su cui tutti o quasi possono essere d’accordo ma non dicono mezza parola su tutto il resto i soliti furbini del cazzo