La New Hollywood degli Anni 70

Era la “New Hollywood”. Si può dire che iniziò nel 1970, circa. I principali esponenti? Friedkin, Coppola, Spielberg, De Palma , Scorsese, Lucas, Cimino. Non un branco di pirla, insomma. Ma le cose cominciarono a vacillare proprio col flop de “Il salario..”. E la mazzata definitiva, arrivò nel 1980, con la catastrofe de “I cancelli del cielo”. Eccellente pretesto, per i capi degli studios, per dire ai registi “La festa è finita. Basta casino. Si torna all’ordine”. E così, in buona sostanza, fu…:sob::pleading_face::woozy_face:

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è stato un cambiamento di clima ,politico in generale negli states..nel 80 arriva Reagan alla presidenza ,si cambia registro e inizia a suonare un altra musica in generale,la vicenda dei cancelli di Cimino è stata la campana a morto di questo cambio di clima,di quel cinema,aggiungo di Pakula,anche Altman,Averback ecc…finito il cinema impegnato ,bisognava mettere la testa a riposo e divertirsi

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Approfitto del nuovo thread (grazie, Al..:victory_hand::cocktail_glass::handshake:), e continuo il discorso. Non era nemmeno questione di “impegno”, bensì di proverbiale “libertà creativa”. Un esempio lampante? Confrontate “1941” e “E.T.”. Entrambi, di Spielberg. Li separano 3 anni. Ebbene, il primo ci appare scatenato, spudorato, senza freni. Il secondo, è invece pacato, “famigliare”, tranquillizzante. In pratica, opere di due registi agli antipodi. Eppure, è sempre Spielberg. Ma che già si era adattato al nuovo clima. Ed è innegabile che la cosa gli portò fortuna, oltre che lavoro…:face_without_mouth::wink:

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Segnalo all’amico Walter e a tutti i forumisti di buona volontà il bellissimo libro di Callisto Cosulich HOLLYWOOD SETTANTA, pubblicato nel 1978, e che resta ancora oggi una delle migliori analisi di quel cinema. Un cinema che parlava di noi, dei nostri problemi di uomini, delle nostre società. Altro che le fughe dalla realtà attraverso le favole, i supereroi, e tutto ciò che sarebbe venuto dopo… Il libro oltretutto contiene le schede di tutti i più importanti film prodotti dalla “new Hollywood” degli anni 70. Cosulich era uno dei migliori critici dell’epoca, uno che seguiva i generi, e che era lontanissimo dagli intellettualismi - tanto per citarne uno a caso - del suo (e tuo, Walter) concittadino Kezich.

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Modestamente, il volume in questione ce l’ho.:smiling_face:Recuperato alcuni mesi fa, in un negozio di roba usata, che frequento da decenni. :heart::cocktail_glass::smiling_face_with_sunglasses::victory_hand:Eh, in effetti, a costo di passare per il solito rompipalle nostalgico, mi è impossibile non rimpiangere un certo tipo di cinema, anche a livello mainstream, che si occupava innanzitutto di raccontare storie ed esseri umani. Gente vera, di carne e ossa, con pregi e difetti. Sia uomini, che donne. Pare quasi fantascienza, a ripensarci. Ma per fortuna, i film di allora restano. E, a modo loro, vivono. Insieme a noi cinefili…:united_states::+1::slightly_smiling_face:

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come hai gia detto tu ,era cinema per adulti pensanti..ma l aveva gia’ predetto Altman in un intervista di 35 anni fa,dove afferma che in America negli anni successivi si sarebbe fatti essenzialmente film per 16 enni,la ritagliai quell’intervista ,fatta a repubblica dell’epoca (mi pare)

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Non a caso, Altman girò “Nashville”. Opera che poteva essere concepita, girata, e soprattutto FINANZIATA (Paramount, mica pippe), solamente nei '70. Non prima, e nemmeno dopo. Cose che danno da pensare, come dicono i più colti e autorevoli…:wink::astonished_face::woozy_face:
P.S. Io comunque, a 16 anni, andavo in sala a vedere “Cuore selvaggio” e “Quei bravi ragazzi”. Ma credo proprio che già allora, facevo parte di una esigua minoranza…:roll_eyes:

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A mio avviso più che il flop del film di Cimino il vero responsabile fu Lucas e tutto il merchandising connesso al suo film. Il primo vero “blockbuster”.

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Diciamo che, insieme a Spielberg, Lucas fu un altro che si adatto’ subito al “cambio di regime”. Non a caso, per tutti gli '80 e fino alla fine dei '90, fece esclusivamente il produttore. Se durante la New Hollywood lui era una “giovane promessa”, ecco che (proprio grazie, o A CAUSA, dell’immenso successo di “Guerre stellari”) pochi anni dopo Lucas divenne “scaltro affarista”.

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Non sono d’accordo. Prima di tutto perché Spielberg è andato avanti a fare il suo cinema di “stupore del fanciullino”, che fosse Jaws o Close Encounters o E.T. o Indiana Jones; in questo col cavolo che E.T. sia “pacato, “famigliare”, tranquillizzante”, forse te lo devi rivedere. Invece Lucas creò i Blockbusters, e da allora Hollywood si orientò principalmente su questi film, e sul merchandising collegato, brillantemente preso per i fondelli da Mel Brooks in Spaceballs:

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Tutto è relativo, si sa. Paragonato a “1941”, che è una pastiglia di ecstasy, il film sull’alienino è una mera aspirina. Che poi funzioni, come spettacolo e come favola, è un altro discorso. L’ho rivisto in br poco tempo fa, ci sono indubbiamente momenti meravigliosi, e alla fine pure al sottoscritto la lacrima è scappata. Ma al tempo stesso, rimane la prova che Spielberg si era già “adattato”..:money_bag::money_bag::money_bag::money_bag:
P.S. Lucas addirittura collaborò con Brooks per “Balle..”. A patto che, guarda caso, dal film non fosse ricavato merchandising di alcun tipo…:scream:

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Vorrei segnalare un altro regista che all’inizio ho amato moltissimo e che si è letteralmente “venduto” a Hollywood con il successo interplanetario di Rocky, cioè John Avildsen.

I primi film di Avildsen sono film totalmente anti- (o nel migliore dei casi off-) sistema hollywoodiano. L’oggi invisibile (in italiano) ORE 10 LEZIONE DI SESSO aveva contenuti parecchio trasgressivi (me la ricordo bene l’edizione italiana, con un turpiloquio allora veramente inusuale). IL PORNOCCHIO DELL’ISPETTORE JACK MASTER metteva in scena un protagonista brutto sporco cattivo e forse corrotto (Allen Garfield, prima della cura dimagrante, era spesso integralmente nudo in scena). LA GUERRA PRIVATA DEL CITTADINO JOE (riemerso in questi giorni in italiano, ma ancora off-limits per i mortali) affrontava rapporti di classe quasi inediti per il cinema Usa, con al centro un operaio di idee fasciste (un grande Peter Boyle). Lo stupendo SALVATE LA TIGRE, a tratti veramente disperato, ci metteva di fronte a una società in trasformazione con un Jack Lemmon da Oscar. UN UOMO DA BUTTARE non me lo ricordo e mi riprometto di rivederlo presto. Poi, nel 1976, la maledetta svolta con Rocky, bellissimo film, per carità, ma ormai nulla sarebbe più stato come prima.

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Grazie, Andrea, per aver tirato fuori il nome di Avildsen. Proprio “Salvate..” è un prodotto emblematico, del periodo di cui stiamo parlando. Duro, pessimista, cupo, e con al centro un attore ben noto e amato dalle “masse” in un ruolo lontano dai suoi soliti. Perfetto ritratto di un America disillusa. E dire che, attualmente, i tempi sarebbero giusti e maturi per un’opera analoga. Ma ci vorrebbe il regista, l’attore, e appunto i produttori. La vedo dura, con l’aria che tira adesso, a Hollywood e dintorni…:shushing_face::pensive_face:

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Che poi ci prese gusto e nel 1982 fece Missing con Costa-Gravas.

Secondo me un ottimo libro per analizzare la fine della Golden Age di Hollywood degli anni 70 è questo:

https://www.amazon.it/Final-Cut-Making-Heavens-Artists/dp/1557043744/

Ed appunto l’acquisto di molte major da parte di grosse realtà finanziarie (United Artist - Transamerica, Paramount - Gulf + Western) che se prima lasciavano briglia sciolta ai vari produttori come Robert Evans, dopo Heaven’s Gate cominciarono ad affiancare i contabili per meglio controllare i costi.

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Piccolo appunto. Pur apprezzando moltissimo Lemmon in versione “brillante”, specie quando accoppiato ad un certo Walter Matthau, forse nei ruoli drammatici l’ho ammirato ancora di più. Straordinario in “Missing”, assolutamente . E il film di Avildsen fu fondamentale, per dare una svolta alla sua carriera. Conquistò pure uno strameritato Oscar…:cocktail_glass::cocktail_glass::cocktail_glass::cocktail_glass:
P.S. C’era comunque già stato, nel 1962, “I giorni del vino e delle rose”, a dimostrare che l’attore americano era versatile…:wink:

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concordo con almayer,scherzando ,ma neanche tanto i killer della new hollywood anni 70 sono stati proprio spielberg e lucaas,coi loro meravigliosi “giocattoloni”

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be ma i ns 16 anni erano diversi..anch io ,forse anche a 14 mi pippavo wenders e zurlini…

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Aspetta, io Spielberg non lo accuso. Il mostro del merchandising, delle trilogie infinite, delle riedizioni con effetti speciali aggiornati, è Lucas. Spielberg quello faceva e quello ha fatto dopo.

Non c’è un cinema primo e dopo Jaws, o Close Encounters.

Ma c’è un cinema prima e dopo Star Wars.

Financo mentre prima bastava il mestiere a Bava & co., da quel film lì ci son voluti i soldi, e tanti. E automaticamente il genere diventava affare solo USA, la barriera all’entrata del mercato era più alta. E difatti un Jaws si poteva anche rifare come Cacciatore di squali, ma Star Crash…ecco, lasciamolo lì.

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certo,hai ragione,spielberg ,sicuramente si è mantenuto sulla sua linea,diciamo che ,per me i grandi successi commerciali dei suoi film anni 70 (ottimi film,non mi si fraintenda),lontani da certe tematiche piu "politiche"hanno dato il la’ per certi ambienti nel chiudere il discorso con un certo tipo di cinema (nashville ,tanto per fare un nome gia fatto)…si un jaws si poteva anche rifare alla bell e meglio,ma gia’ un predatori dell’arca perduta…andavamo in affanno

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Dice bene Almayer. Il punto di svolta, nel bene e nel male, fu il film di Lucas. I prodotti di imitazione nostrani, non potevano stare dietro al “modello originale”. Più che Cozzi, mi viene in mente Alfonso Brescia buonanima…:face_with_peeking_eye:
P.S. A proposito di “Final cut”. Non ricordo quale regista americano, ancora parecchi anni fa, in un’intervista se ne uscì con una frase tipo “Hollywood è in mano ai contabili”. Quella che mi parve un’esagerazione, è nel frattempo diventata mera constatazione, o quasi…:face_without_mouth:

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