secondo me si continua a guardare il dito ,e non la luna…il punto vero sta se questi 2 autori,anche con altri se qualcuno ha da suggerire nomi,hanno ,volontariamente o Meno,fatto "morire"il cinema impegnato,adulto,americano della cosidetta new hollywood anni 70
Ah, beh. Lucas e Spielberg, ripeto, hanno capito subito che aria tirava, percepivano il nuovo andazzo degli '80. Soprattutto, si sono resi conto che un certo tipo di film non si poteva più fare. Mentre un Altman, tanto per fare un nome importante del decennio precedente, si rifugiò in un cinema di stampo teatrale. Ognuno, insomma, reagiva come meglio si sentiva. Alcuni, ragionavano col cuore. Altri, guardando e pensando al proprio conto corrente. E alla permanenza nella Grande Industria…
Non credo siano colpevoli; hanno creato un cinema autoriale, importante, che virava sui generi e sul fantastico che venne seguito dal grande pubblico, e si sono inventati la tecnologia per farlo, una tecnologia tanto innovativa che ha cambiato il cinema stesso. Quasi un balzo evolutivo.
Il successo economico, ahimè, è fondamentale.
Se Easy Rider non fosse stato un successo clamoroso, ci sarebbe stata lo stesso la New Hollywood? I produttori avrebbero rischiato i soldi in film anticonformisti?
Vale lo stesso per Halloween e l’ondata slasher.
si ci sarebbe stata lo stesso,per il motivo che non puo’ essere un singolo film a determinare tali cambiamenti
Altman guarda caso negli anni 80 è stato appunto tagliato fuori dal sistema,fim ne ha fatti anche parecchi ,low budget,ma insomma non di livello,del suo livello…non giocate col cactus..terapia di gruppo..aria…insomma "robetta"per lui
Però un singolo film come Star Wars (o un singolo autore Lucas) avrebbe fatto morire la New Hollywood?
no ,la new hollywood è finita perche’ come ho scritto in alto,con l 80 avviene un cambiamento politico culturale sociale in america ,con l avvento di reagan.cambia il clima ,cambia il vento.spielberg andava benissimo al nuovo sistema coi suo giocattoloni,lucaas ancora meglio .li ho chiamati killer in senso metaforico /ironico della new hollywood,spielberg direi meno perche’ il suo cinema è quello,fa cinema in quel modo ,ripeto che andava e va benissimo ai "padroni del vapore"dell epoca (e di ora)
esay rider è un film spartiacque ,ma i cambiamenti del cinema americano 70 sarebbero comunque avvenuti,poi io citerei anche il mucchio selvaggio che è coevo,un altro film decisivo per il cambiamento in atto,ma i titoli sono tanti.Peckimpah ,anche se faceva film da prima ,puo’ essere considerato un altro regista della cosidetta new hollywood.è stato dimenticato ,forse,il piu’ importante..Arthur Penn,un altro che con gli anni 80 si è perso..
Spielberg non si è mai svenduto davvero, è sempre stato un regista attento ai gusti del pubblico quindi poco incline a inserire elementi “politicamente scorretti” nei suoi film (basti pensare alla sceneggiatura de Lo Squalo e ai cambiamenti che apportò per non avere noie). Poi, in generale, mi sento di dare un giudizio sui registi che, secondo i più, perderebbero mordente per scendere a compromessi con Hollywood: la tua libertà espressiva dipende molto dal successo che ottieni, se a un certo punto la tua carriera subisce un calo (leggero o consistente, cambia poco) perdi potere decisionale che i produttori hanno buon gioco a importi cosa mostrare e cosa no. Scorsese per esempio è sempre stato scomodo per quello che diceva, però finché il riscontro col pubblico c’era gli davano budget adeguati e lo lasciavano libero di esprimersi; chiaro che col tempo ha perso un po’ di appeal, a prescindere dalla sua bravura (a me piace molto anche il suo Killers Of The Flower Moon, ma ho sentito parecchi pareri tiepidi dal pubblico); per cui, chiaro che trova difficoltà a reperire fondi (non è il tipo da accettare compromessi, però così rischi di non lavorare più).
ps. Negli anni 80 il cinema hollywoodiano comunque ha sfornato anche cose contro-corrente, reaganismo o meno. Paradossalmente, perfino il Rambo di Kotcheff è meno destrorso di quanto si voglia credere (la svolta avviene a partire dal sequel di Cosmatos), il protagonista è un Kowalski non troppo riconoscente con il governo visto come venivano trattati i reduci dal 'Nam. E a ben vedere, nel sopracitato E.T. il governo americano mica viene presentato in modo rassicurante (si fan le prove generali di X-Files, con uomini in nero eccetera). Senza contare le pellicole palesemente critiche nei confronti del militarismo e del sistema politico dell’epoca, vedi War Games e Testament. E, naturalmente, gli anti-hollywoodiani come Carpenter con 1997 - Fuga da N.Y. e Essi vivono. E poi Paul Schrader, il già citato Scorsese, Cronenberg…
Su Scorsese e soprattutto Carpenter (il più politico, il più “resistente” in ogni senso ), quoto. Riuscirono a fare cose egregie e formidabili durante gli '80 (e talora incappando in rovinosi flop commerciali, sì
). Il problema, semmai, è che non hanno lasciato eredi. Carpenter, sotto Reagan, ci diede “Essi vivono”. Adesso, con un Trump, di film simili se non addirittura più feroci e polemici, ce ne sarebbe gran bisogno. Ma anche fra i cosiddetti “indipendenti”, negli States, non vedo un adeguato “spirito critico”. Figlio non a caso, per entrambi i registi in esame, dei '70…
Un altro cineasta ingiustamente poco conosciuto che mi permetto di segnalarvi è Richard Rush. All’opera iconica e trasgressiva de “L’impossibilità di essere normale” con Elliot Gould (autentico attore feticcio di quel periodo) e una splendida Candice Bergen, scanzonata, divertita e divertente rivisitazione in chiave “fancazzista” della contestazione giovanile, sono seguiti insignificanti blockbusters come “Professione pericolo” e soprattutto “Il colore della notte”, castigato thriller erotico prodotto nientemeno che dalla Wat Disney , rivelatisi fra l’altro autenici flop al botteghino
Occhio. Rush era uno strano. Fece pochi film (12, fra 1960 e 1994). “Professione..” è tutt’altro che un banale o insignificante blockbuster, semmai un’opera scatenata e irriverente (con un Peter O’Toole eccezionale). Chi l’ha vista, magari da bambino (come il sottoscritto), non può scordarla. E fra questo, e il suo ultimo lavoro (il film con Willis, esatto), trascorsero 14 anni. Quindi non saprei se Rush è stato “isolato” dall’industria hollywoodiana, o se fu lui stesso a mettersi volontariamente da parte. Per le ragioni più varie…
Il colore della notte iniziò con Rush, ma poi passò subito al Pan Comastos, regista di cui ben si conosce il livello.
Di quel film infatti, c’è una director’s cut. Disponibile in br estero. Rush medesimo fece vedere tale versione a 3 critici, che avevano stroncato l’opera al momento dell’uscita in sala. Viceversa, la versione del regista ottenne la loro convinta approvazione. Nonostante ciò, Rush chiuse definitivamente col cinema…
Oh, in verità qualche autore interessante si trova anche oggi, soprattutto ravanando fra le produzioni underground. Ecco, credo che molto sia determinato anche dal fatto che nei Seventies tanti autori “eretici” si appoggiavano a piccoli produttori indipendenti che quindi avevano tutto l’interesse di osare, cercare visibilità dando scandalo; con le majors, chiaramente i budget aumentavano e la voglia di rischiare calava. Chiaro che se oggi fai un piccolo film indipendente, ti acclamano al Sundance ma poi una distribuzione la trovi a fatica… e non dimentichiamo che adesso le piattaforme streaming dettano legge. Già è difficile proporre loro un film controcorrente, figuriamoci poi se devono finanziartelo loro.
Concordo, ma come mai Lucas è percepito come “venduto”? È sempre stato al di fuori del sistema Hollywoodiano (per farlo ne ha creato uno suo) e non ha mai sottostato ai fan (basti vedere l’ostinazione a non far uscire su supporto lo Star Wars del 77 senza ritocchi).
Sospetto c’entri la saga di Star Wars, ovvero i fans non gli hanno perdonato certe scelte narrative e produttive. A volte, l’accusa di “svendersi” è un po’ puerile; tipo quand’eravamo ragazzi e i fans più sfegatati dell’heavy metal accusavano la tal band di essere diventata “commerciale”.
Riguardo George Lucas.
Secondo me né lui né Steven Spielberg sono colpevoli della scomparsa della New Hollywood. È stato un ciclo che si era concluso da sé e da diversi grossi insuccessi commerciali.
Star Wars (il primo capitolo del 1977) non era sicuro che avrebbe fatto incassi megagalattici e avrebbe generato una saga. Non a caso tra tutti gli episodi, è quello auto-conclusivo.
Lucas poi è divenuto produttore a tempo pieno, ha fatto fare un grossissimo salto agli effetti speciali, però nella sua carriera di produttore è stato anche mecenate per film che le major non volevano produrre.
Ha dato nuova speranza a Kurosawa producendo Kagemusha. Ha finanziato Brivido caldo. A messo soldi nel rischioso Mishima. Infine, ha prodotto uno dei più personali film di Coppola, lo sfortunato Tucker.
Quindi gli va riconosciuto che non era un avaro finanziere, e al cinema ci teneva.
Spielberg, come si vede anche nel suo auto-biopic, è sempre stato affascinato dal cinema come spettacolo. Ha realizzato film di facile consumo, però si è anche arrischiato in film seri come ll colore viola, che infatti fece fiasco. Gli ultimi due film sono stati fiaschi colossali, però ormai a lui non frega nulla, perché è uno dei Maestri del cinema.