La notte pazza del conigliaccio (Alfredo Angeli, 1967)

Mi ha intrigato sin da ragazzino, quando ascoltando l’intro di un brano di Elio e le Storie Tese (non ricordo più quale disco) rimasi colpito da Paolo Limiti che sproloquiava sulla performance della Milo in questo film.

Opera prima di Angeli, la pellicola è davvero scoppiettante e quasi nouvelle vague, con la sua voglia di innovazione e rinnovamento a tutti i costi. Sono tanti gli elementi di interesse che lo rendono un film che vale la pena di recuperare.
La regia è fresca e dinamica, con un sacco di inquadrature particolari e insolite (dall’alto, dal basso, di sbieco) e zoom e carrellate che vengono incontro ai movimenti degli attori (quasi alla Zulawski), dando brio e gettando le basi per un ritmo costantemente incalzante. Il montaggio, a cui ha messo lo zampino anche un certo Giulio Paradisi, rende il tutto veloce, spigliato, in certi momenti quasi frenetico.
I titoli di testa sono particolari e originali, col protagonista che si sofferma ad osservare i nomi del cast e della crew, sulle note di uno scatenato Lucio Dalla prima maniera (la base musicale della canzone, in stile davvero YeYè, viene riproposta in modo ossessivo ma efficace nel corso di tutto il film).
Una notte folle alla ricerca di un metodo per liberarsi di un cadavere frutto di una scappatella extramatrimoniale finita in modo in aspettato, intento che si concluderà in un nulla di fatto a causa dell’inettitudine del protagonista, che si fa grande per la propria posizione sociale ma in realtà non è in grado di prendere le redini della situazione e gestire in un qualsiasi modo le responsabilità derivanti da una situazione complessa al di fuori degli schemi standard.

In realtà la trama è un valido pretesto per mettere in atto un’operazione di sperimentazione ed innovazione estetico/linguistica del medium cinema.
Un amico mi ha detto che il film gli ha ricordato da vicino L’ombrellone di Risi (che ancora non ho visto), immagino per via del cast, ma forse non solo.

Bomba.

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Film anomalo. Sembra una commedia all’italiana scritta da Robbe-Grillet, con momenti alla Jess Franco (vedi le parti della Milo in casa, col bellissimo tema di Benedetto Ghiglia).

Nulla, ma proprio nulla, a che vedere con L’ombrellone.

Si segnala un decollete incredibile di Antonella Steni.

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