L'autuomo (Marco Masi, 1984)

Che fatica arrivare in fondo!

Davvero un film senza capo né coda, che mischia in modo pericolosissimo ambizioni intellettualiodi, velleità poetiche ermetico-didascaliche e tematiche sociali da lotta di classe in acido, il tutto condito con una salsa pseudo fantasy rancida e indigesta. Il budget doveva essere talmente esiguo che non si prova nemmeno a far finta che le location e le situazioni varie siano verosimili; un’allegoria poveristica costruita con una continua giustapposizione di quadretti legati tra di loro in modo più o meno coerente da una trama tanto esile quanto fumosa.

Sembra davvero un filmetto amatoriale girato tra amici, una sorta di prova generale per realizzare opere future più mature e coerenti. E infatti mi par impossibile che sia davvero datato 1984 come leggo in giro, io gli avrei dato almeno dieci anni in meno. Oltretutto tenendo presente che l’altro film di Masi che ho visto, Il demonio nel cervello, pur essendo sui generis e sopra le righe è realizzato secondo tutti i crismi cinematograficamente parlando, è un film vero e proprio insomma, non una roba inclassificabile come questo autuomo.

Interessante la faccenda di Cristina Astori, che ha realizzato un giallo che ruota intorno a questa strampalata pellicola. Visto che la sua trilogia già ce l’ho ma non l’ho mai sfogliata, vedrò di leggermi i tre libri al più presto. :+1:t3:

Riassumendo, ecco un valido contributo che sintetizza il mio pensiero su questo film:

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