Le mie notti sono più belle dei vostri giorni (Andrzej Zulawski, 1989)

Rivisto dopo almeno 15 anni dall’ultima volta e permane la sensazione di trovarsi davanti ad un film davvero speciale.
Sicuramente il lavoro che amo di più del regista polacco, in cui si esprime al massimo la sua rigorosità formale, così minuziosa e al contempo così estremamente libera. Le originali soluzioni espressive non si limitano alle particolarissime scelte registiche, ma si concretizzano in un magnifico gioco/riflessione sul linguaggio e sul suo valore. Un film che parla dell’importanza dei sentimenti e della possibilità di esprimerli, della difficoltà dell’essere umano di conoscere e preservare il sé stesso più intimo e autentico, che ineluttabilmente viene corrotto dalla società e dai valori negativi che l’appartenenza ad essa inocula nelle persone.
Come sempre si intuisce che nella vicenda l’autore ci ha inserito molto di personale (a partire dalla bellissima cooprotagonista Marceau, all’epoca compagna del regista, che nei primi minuti del film si scusa poiché in prima battuta, essendo molto più anziano di lei, non aveva neppure considerato l’uomo che diverrà nello svolgersi della storia il suo vero grande amore).

Mentre in altri film di Zulawski l’aspetto visivo che domina è la frenesia, qui inquadrature e movimenti di macchina sono dinamici ma non esasperati, quasi dolci e carezzevoli a tratti, ed il compito di creare continui giochi di intrecci, capovolgimenti e virtuosismi è dato ai dialoghi.
Come sempre in Zulawski il film è pregno di significati spesso difficili da afferrare, ma di cui si percepisce sullo sfondo la presenza ed il forte ed energico valore: la semiotica del regista polacco affascina ma spesso è ostica da decifrare. Sicuramente il film, anche se comunica molto, ha livelli di lettura più profondi che talvolta risultano ermetici. Ma anche in questo sta il suo fascino. Sempre relativamente ai dialoghi, non si può non notare la miriade di citazioni e riferimenti culturali che fanno capolino qua e là nei discorsi del protagonista.
Molte sequenze surreali, talvolta quasi oniriche, donano al film un particolare fascino, alimentato anche dall’interpretazione degli attori estremamente espressivi, quasi spontanei.

È la storia di un uomo che subito dopo aver inventato un linguaggio informatico che innoverà in modo definitivo il mondo dei computer, scopre di avere una rara malattia che lo porta a perdere progressivamente e rapidamente le sue capacità linguistiche e lessicali: dimentica le parole. Questo male tremendo ed inarrestabile che lavora nel suo cervello lo porterà in tempo breve alla morte. Per rimandare questo momento il più a lungo possibile l’uomo si produce in costanti e talvolta deliranti monologhi, poiché l’unico modo per non dimenticare le parole ed il significato ad esse associato è ripeterle in continuazione. Quando incontrerà una giovane sensitiva di successo che si esibisce in spettacoli da pseudo-cabaret la sua vita cambierà: la giovane donna riesce a vedere il passato, il presente e il futuro di tutti coloro che ha intorno, con la peculiarità però di esprimersi, mentre si trova in stato di trance, attraverso versi in rima. Questa caratteristica strega il protagonista, che si innamora ed ha bisogno che lei gli stia accanto negli ultimi giorni della sua vita, aiutandolo a custodire e trattenere il più a lungo possibile il senso profondo delle parole, dei concetti e dei sentimenti ad esse collegati.

Un vero peccato che a tutt’oggi l’unica edizione italiana di questo capolavoro sia la vecchia vhs allegata a L’Espresso. Circola però un bel mux da dvd estero con audio italiano.

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Facci sapere, gentilmente, di più sulla reperibilità del dvd muxato… :wink:

L’ho avvistato sul sito hd4me

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