Film “raro e maledetto”, è il secondo film della “scandalosa” trilogia diretta a metà degli anni ’60, sotto pseudonimo, dal regista Jean-Pierre Bastid (gli altri due sono Massacro per un’orgia e Hallucinations sadiques – film “fortissimi” per l’epoca già nei titoli). La pellicola di cui parliamo è stata condannata a suo tempo dalla censura francese che ne ha vietato totalmente la proiezione, senza mai concedere il visto e senza mai revocare il divieto. In effetti, per i tempi, il film è di un’audacia impressionante, sia per le immagini (spintissime per l’epoca, con topless femminili frontali, nudità integrali, sia pure non frontali, e allusioni sessuali molto ardite), sia soprattutto per la tematica, che oggi sarebbe improponibile in quanto incentrata sul sesso minorile in chiave nettamente esploitativa.
Sentite un po’ cosa succede nel film: un’ex prostituta divenuta proprietaria di un locale notturno organizza, in combutta con un suo dipendente-amante, una rete di ricatti ad alcune studentesse minorenni coinvolgendole in incontri sessuali fotografati e registrati a loro insaputa. Siamo quasi 10 anni in anticipo su La polizia chiede aiuto di Dallamano? No, perché in realtà questo film del 1966 è molto più morboso. Due scene fortissime per il loro contenuto: 1) un sordido pedofilo è alle prese con una ragazzina 14enne che prima di avere un rapporto sessuale lo eccita spogliandosi e succhiando un enorme lecca-lecca (l’attrice ha probabilmente qualche anno in più, ma è verosimilmente minorenne); 2) il padre di una delle ragazze ricattate (“patrigno” nell’unica edizione, ampiamente manipolata, visionabile oggi), quando riceve le foto pornografiche della figlia inviate dai ricattatori, cosa fa? Telefona alla polizia? Reagisce al ricatto? No! Si eccita nel vedere la figlia giovanissima che fa sesso, la sera va in camera sua e letteralmente la violenta dopo averle dato dei soldi per la prestazione sessuale… Si capisce come per l’epoca (ma anche oggi) il tema sia molto forte, e si capisce anche come una censura abbastanza liberale come quella francese coeva abbia interdetto il film.
Altrettanto “maledetto” è stato il destino del film dopo la definitiva interdizione censoria in patria. Il produttore è riuscito a venderlo solo in due paesi: nel permissivo Belgio e – a sorpresa – in Italia. Ovviamente la versione italiana, oltre che abbreviata, risultava parecchio ammortizzata, almeno a giudicare dalle poche fonti cartacee dell’epoca, dato che questa versione italiana è oggi invisibile. Nel nostro Paese è stato pubblicato anche un fotofilm in un “Cinesex” dell’epoca. Il film originale francese è andato – sembra – perduto, e oggi non è più visibile. Ma…
Ma un produttore americano, il famigerato Bob Cresse, nel 1968 è entrato in possesso del girato originale, l’ha tagliato di un quarto d’ora, rimontandolo, manipolandolo, aggiungendovi una voce off, e inserendovi anche, per soprammercato, un’ulteriore sequenza sadica molto audace, interpretata da lui stesso (!) mentre in tenuta sadomaso frusta e tortura con violenza una ragazza in topless e con i seni legati da una corda. Questa versione “bastarda” è l’unica sopravvissuta, ed è quindi l’unica fonte che permette oggi di visionare questo film, sia pure in forma abbreviata e manipolata.
Il film di Bastid, a mio parere, ha una fonte d’ispirazione nel celebre e coevo Joe Caligula di Benazeraf (anch’esso bocciato dalla censura francese e costretto a restare in naftalina per alcuni anni), ma lo supera nettamente in sordidezza, sfrontatezza e licenziosità. C’è anche una sequenza in cui un pervertito palpeggia una ragazza per strada, e questa finisce in un pericoloso locale affollato da individui loschi e alcolizzati di ogni tipo. Un critico francese ritiene che questa sequenza sia stata improvvisata e girata dal vero. Impressionante anch’essa, per certi versi. Prima di allora non si era mai visto, a mia conoscenza, niente di simile.